Plastic tax, no alla doppia tassa da gennaio dice Gualtieri

Economia

Lorenzo Borga

Dal primo gennaio 2021 non entreranno in vigore due plastic tax: lo assicura il ministro dell'economia Gualtieri. Quella italiana è già approvata, mentre quella europea servirà a ripagare il Recovery Fund.

Dal primo gennaio 2021 non entreranno in vigore due tasse sulla plastica. Lo ha assicurato il ministro dell'economia Roberto Gualtieri in audizione alla Camera dei Deputati: "nella legge di bilancio per l'anno prossimo si lavorerà per evitare duplicazioni e oneri eccessivi per le imprese". È scongiurato quindi il doppione tra plastic tax italiana e quella europea.

 

La plastic tax italiana prevede il pagamento di 45 centesimi ogni chilo di plastica di prodotti monouso venduti, a partire da gennaio. Quindi bottiglie di plastica, imballaggi per il cibo e anche il tetrapack. Per capirci, per l'acquisto di una bottiglia di acqua da un litro e mezzo si arriverà a pagare al massimo tre centesimi in più sul prezzo di oggi. La tassa doveva entrare in vigore a luglio di quest'anno, ma è stata poi rimandata a causa della crisi economica. Il gettito stimato dalla legge di bilancio 2020 è di 521 milioni di euro per l'anno prossimo.

 

Mentre l'imposta europea, nonostante un nome ingannevole, non è una vera e propria tassa: ma un conto da pagare per gli stati membri calcolato sulla quantità di plastica non riciclata buttata ogni anno (e non sulla plastica prodotta come la versione italiana). Per ogni chilo di plastica non riciclata saranno da pagare circa 80 centesimi, a partire dal 2021. Rimarrà però ai governi nazionali la libertà di decidere come raccogliere questi soldi, che potranno decidere anche di non prelevarli dal settore della plastica. Il trasferimento è stato ufficializzato dal Consiglio europeo che ha anche dato il via libera al Recovery Fund. Proprio la "plastic tax" europea servirà infatti a ripagare in parte i contributi a fondo perduto da parte degli stati. Se il gettito per l'Italia fosse davvero di circa 830 milioni di euro, come calcola il sito Politico.eu, in trent'anni il nostro paese ripagherebbe una buona fetta dei soldi che dobbiamo alla Commissione europea per finanziare il Recovery Fund. Altri metodi di finanziamento del piano di ripresa dovrebbero essere la web tax, la tassazione sulle aziende che operano nel mercato digitale, e i dazi sui prodotti inquinanti importati da paesi extra-Ue. 

 

L'ipotesi di doppia tassazione preoccupava particolarmente i produttori di plastica e le imprese del settore. David Dabiankov, direttore generale di Assobibe (l'associazione di Confindustria delle imprese produttrici di bevande analcoliche) ha detto a Sky TG24: "è giusto evitare la doppia tassazione, come dice Gualtieri. Queste norme sono state approvate nel 2019, quando il mondo non aveva conosciuto il virus, e ora lo scenario economico-finanziario è cambiato ed è indispensabile un ripensamento anche sulla plastic tax italiana. Tutte le nuove imposte in questo momento mandano in fibrillazione le imprese". Secondo Assobibe inoltre la tassa italiana è particolarmente dannosa perché "non esclude chi utilizza plastica che in futuro potrebbe essere riciclabile" (ma lo fa invece per i prodotti in plastica già riciclata, ndr).

 

Se però i soldi chiesti dall'Europa non verranno raccolti attraverso una nuova tassa sulla plastica, dove li troverà il governo italiano? Secondo fonti dal Ministero dell'economia una delle due tassazioni dovrebbe assorbire l'altra, senza però aumentare il gettito già previsto per l'anno prossimo di mezzo miliardo di euro. Ma così per il governo si aprirebbe la partita per trovare altrove gli 800 milioni chiesti dall'Unione europea. Insomma, il conto della prossima legge di bilancio inizia già a lievitare.

 

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