Coronavirus, fase 2: per tre milioni di mamme emergenza conciliazione lavoro-figli

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Su 9 milioni 872mila donne occupate nel nostro Paese, le mamme sono circa 5,4 milioni. Di queste, il 30% ha almeno un figlio con meno di 15 anni. Lo si legge in una ricerca della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, diffusa alla vigilia della Festa della mamma

Su 9 milioni 872mila donne occupate nel nostro Paese, le mamme sono circa 5,4 milioni e, di queste, tre milioni hanno almeno un figlio con meno di 15 anni. Le donne occupate con figli "costituiscono il 54,3%" dell'intera platea, quelle con prole di età inferiore ai 15 anni ne rappresentano, invece, il 30%. Lo si legge in una ricerca della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, diffusa alla vigilia della Festa della mamma. Nella fase 2 dell’emergenza Covid-19 (GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA - LO SPECIALE - LA MAPPA DEL CONTAGIO IN ITALIA), in cui la fase di rientro al lavoro si avvia verso il completamento, la ricerca mostra come si acuiscano ancora di più i disagi connessi alla doppia gestione "lavoro e famiglia”, specie per i tre milioni di donne con almeno un figlio under-15. Saranno loro il segmento più in affanno nei mesi futuri, considerato che lo scenario di riapertura delle scuole, ma anche dei tanti servizi dedicati alla gestione del tempo libero dei giovanissimi, sarà fortemente limitato dalle restrizioni.

Le madri hanno lavorato più dei padri

Lo studio testimonia poi che in questi due mesi di sospensioni e lockdown, le donne con figli hanno lavorato più dei papà. Un fattore collegabile al differente livello di occupazione tra uomini e donne nei settori industriali e nei servizi essenziali, laddove la presenza femminile risulta più bassa nei primi e più alta nei secondi. Su 100 occupate con almeno un figlio con meno di 15 anni, 74 hanno lavorato ininterrottamente (contro 66 uomini nella stessa condizione), il 12,5% ha ripreso il lavoro dallo scorso 4 maggio, mentre il 13,5% dovrebbe ritornare alla propria attività entro la fine del mese.

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Più della metà potrebbe lavorare in smart working

Se si guarda allo smart working, si scopre che sono le lavoratrici meno qualificate quelle che dovrebbero necessariamente recarsi in sede per lavorare e parallelamente accudire in prima persona i figli con meno di 15 anni. Si tratta di 1 milione 426 mila lavoratrici (il 48,9% delle lavoratrici mamme), di queste circa 710 mila percepiscono uno stipendio netto inferiore ai 1.000 euro al mese. Nell'emergenza Covid-19 lo 'smart working' avrebbe potuto aiutarne molte a conciliare le esigenze lavorative e quelle familiari, soprattutto a causa della chiusura delle scuole: circa la metà (51,1%), infatti, svolge un impiego che potrebbe essere organizzato in modo ‘agile’. Alla fine della fase 1, a fronte di una richiesta molto ampia di congedi straordinari (al 28 aprile risultavano erogate 242.206 prestazioni secondo l’ultima rilevazione Inps) le domande di bonus baby-sitting sono state molto più contenute (pari a 93.729), anche a causa delle difficoltà di reperire in tempi brevi una persona adatta ad accudire i figli.

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