L’ad di BlackRock, la più grande società di investimento al mondo, mette nero su bianco che “i dati sui rischi climatici obbligano gli investitori a riconsiderare le fondamenta stesse della finanza moderna”
Il cambiamento climatico trasformerà la finanza e lo farà più velocemente del clima.
A parlare è Larry Fink, co-fondatore, ceo e presidente di BlackRock, la più grande società mondiale di gestione di capitali al mondo (con quasi 7mila miliardi di dollari in gestione), pronta a votare contro i consigli di amministrazione delle società di cui è azionista “se non svolgeranno progressi sufficienti in materia sostenibilità” e non predisporranno piani industriali che puntano al rispetto per l’ambiente.
La lettera annuale ai ceo
Nella sua lettera annuale ai ceo, Fink scrive di come sostenibilità e cambiamenti climatici stiano rimodellando gli investimenti. “Il cambiamento climatico è divenuto per le società un fattore determinante da prendere in considerazione nell’elaborare le strategie di lungo periodo” scrive il manager. “Man mano che un numero maggiore di investitori riconoscerà che il rischio climatico è un rischio di investimento” continua “assisteremo a una profonda rivalutazione dei valori degli asset e del rischio”. I capitali sui mercati mondiali, insomma, verranno ridistribuiti in modo completamente diverso rispetto ad oggi.
L'impatto del rischio climatico sulla finanza
“Il rischio climatico avrà un impatto non solo sul mondo fisico, ma anche sul sistema globale che finanzia la crescita economica”, scrive ancora Fink, al quale si aggiunge “l’impatto delle politiche legate al clima sui prezzi, sui costi e sulla domanda dell’economia nel suo complesso”.
Cosa succederà, si chiede il co-fondatore di BlackRock, a un mutuo trentennale se la banca che lo concede non è in grado di stimare l'impatto del rischio climatico sulla casa in questione su un arco di tempo così lungo? E ancora: che accadrà all’inflazione, e di conseguenza ai tassi d’interesse, se il costo del cibo aumentasse a causa di siccità e inondazioni?
Anche se si verificassero solo una parte degli impatti previsti, scrive Fink, si tratta di una crisi a lungo termine strutturale. “Le aziende, gli investitori e i Governi devono prepararsi per una significativa riallocazione del capitale”.