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Fallimento Thomas Cook, perdite fino a 300 milioni per gli alberghi italiani

Economia

Hotel e strutture che lavoravano con il tour operator britannico, in bancarotta dopo 178 anni, hanno ricevuto i pagamenti delle prenotazioni di luglio, ma rischiano di non vedere mai più quelli dei prossimi tre mesi. Federalberghi: “Non hanno alcun tipo di protezione”

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Il fallimento della storica società di viaggi britannica Thomas Cook colpisce anche l’Italia, con un danno che dalle stime iniziali di Federalberghi si aggira intorno ai 100 milioni di euro, ma che potrebbe arrivare fino a 300. Hotel e strutture delle località turistiche che lavoravano con il tour operator britannico, riporta il Corriere della Sera, potrebbero perdere l’equivalente del 70% del giro di affari annuo. (LE PUBBLICITÀ DELL'AGENZIA - HOSTESS IN LACRIME PER LA COLLETTA DEI PASSEGGERI - IL PIANTO DELLO STEWARD)

I mancati pagamenti

Le strutture più colpite sono ovviamente quelle delle località turistiche e balneari, dalla Sicilia alla Lombardia. Il nodo è nelle tempistiche dei pagamenti: Thomas Cook, una volta ricevuti i soldi dai clienti al momento della prenotazione, li girava agli alberghi dopo 30 giorni e, allo stato attuale, gli ultimi saldi effettuati risalgono alla fine di agosto in riferimento al mese di luglio. Poi, tre giorni fa, il fallimento del piano di salvataggio e la bancarotta dopo 178 anni di attività. Si parla di mesi di incassi mancati che, molto probabilmente, sarà difficile recuperare, e che potrebbero mettere in seria difficoltà le strutture più piccole o a conduzione familiare.

Federalberghi: “Gli alberghi non hanno alcun tipo di protezione”

Oltre al danno economico, le strutture italiane devono anche occuparsi dei clienti - molti inglesi e tedeschi - che hanno prenotato un soggiorno in Italia tramite Thomas Cook. “Il mio suggerimento è contattare i clienti e spiegare la situazione - spiega il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, al Sole 24 Ore - per evitare che si aprano contenziosi antipatici: se i clienti si presentano, l’albergo chiederà di ripagare la camera e inviterà poi a chiedere il rimborso al fondo inglese. Altrimenti è meglio che i clienti non arrivino. Gli alberghi, del resto, non hanno alcun tipo di protezione per il mancato pagamento di un tour operator”.

“Crediti di centinaia di migliaia di euro”

Tra le regioni più colpite quelle del sud Italia, come ha spiegato Nico Torrisi, presidente di Federalberghi Sicilia: "Molti alberghi, nell'isola, vantano crediti di centinaia di migliaia di euro nei confronti del tour operator che ha chiuso i battenti dopo quasi 200 anni di servizio. In attesa di sviluppi che speriamo siano positivi ci permettiamo di suggerire ai nostri associati di informare i turisti in arrivo - con prenotazioni Thomas Cook - che dovranno comunque saldare il conto in albergo per poi rivalersi con le autorità inglesi".

“Migliaia di operatori italiani in difficoltà”

Tra chi si muove per tutelare le imprese turistiche italiane danneggiate dal fallimento c’è anche Assoturismo Confesercenti: "Il fallimento improvviso di una realtà globale come Thomas Cook - spiega il presidente Vittorio Messina - non può che avere un forte impatto sul comparto turistico italiano. Sono migliaia gli operatori in Italia che hanno ricevuto un danno, e che si trovano nella difficile situazione di dover recuperare i crediti vantati presso il gruppo inglese e non ancora incassati, a volte decine di migliaia di euro per singola impresa".