Da Gucci a Valentino, i marchi del Made in Italy in mano straniera

Economia
Una sfilata di Gucci. Il marchio fiorentino appartiene ora alla società francese Kering di François-Henri Pinault (Foto: Archivio Getty Images)
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Oltre a Versace, appena passato alla statunitense Michael Kors, sono diverse le maison del lusso finite fuori dai confini nazionali. Ma ci sono anche aziende ancora tutte italiane

Sono il simbolo del Made in Italy, ma sempre più spesso finiscono in mani straniere. Versace è solo l'ultimo dei marchi dell'abbigliamento di lusso italiani che ha trovato un acquirente fuori dai confini. Mentre già di altri si vocifera un imminente cessione.

Cessioni eccellenti

Come per Ferragamo, la cui vendita è stata smentita dalla famiglia proprietaria, ma che da settimane è al centro di rumor secondo cui sarebbe nel mirino di Lvmh, il colosso francese del lusso di Bernard Arnault. Il passaggio di proprietà però, va detto, spesso si è tradotto in investimenti e ulteriore crescita, non in perdita di lavoro in Italia. Un esempio è quanto accaduto a Loro Piana, storico marchio piemontese delle lane di pregio, entrato nel 2013 nell'orbita di Lvmh, con polemiche sulla perdita di italianità. Solo pochi giorni fa, però, Pier Luigi Loro Piana, uno dei membri della famiglia che ancora detiene il 15% della società, ha rivendicato quella con i francesi come "partneship positiva". "Lvmh è una società perfetta per accoglierne una delle dimensioni di Loro Piana". E ha sottolineato che "non è volato via nulla e gli operai sono ancora tutti là, in Valsesia". Il presidente di Confindustria Moda, Claudio Marenzi, spiegò in passato che forse dietro alla mancanza di grandi poli aggregatori italiani del lusso ci potrebbe essere un maggiore legame degli italiani con il prodotto, ma aggiunse: "Non c'è stata nemmeno la finanza ad aiutarci".

La moda italiana e le case del lusso straniere

Quali che siano le cause, l'elenco delle Maison italiane in mano straniera è lungo. Sono nell'orbita Lvmh Pucci, Fendi, Bulgari e le essenze di Acqua di Parma. L'altro padrone del lusso mondiale, la Kering di François-Henri Pinault, ha in scuderia un campione di peso come Gucci, ma pure Bottega Veneta, Brioni e Pomellato. Da tempo Valentino è saldamente nelle mani del fondo del Qatar Mayhoola, e le voci su una sua possibile quotazione si rincorrono da anni. Il marchio Krizia è stato comperato quattro anni fa dai cinesi di Marisfrolg. E la lista continua ad allungarsi. Solo a febbraio la lingerie di lusso de La Perla è passata nelle mani degli olandesi di Sapinda. Anche la Moda 4.0 è emigrata, da quando Federico Marchetti ha venduto la sua piattaforma di vendite on line Yoox-net-à-porter agli svizzeri di Richemont. In mani italiane restano marchi come Tod's, Moncler e soprattutto Armani e Prada. E se il primo ha da tempo messo le basi attraverso la sua Fondazione per evitare che una futura successione renda l'icona dello stile italiano una preda, su Prada ha fatto chiarezza Patrizio Bertelli. Lorenzo, il figlio nato dalla unione con Miuccia Prada, si sta preparando a guidare la azienda, ha detto. E per quanto riguarda la proprietà, ha affermato: "Io non ho intenzione di vendere, io non ho mai venduto niente in vita mia".

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