L’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro rileva che solo il 60% dei giovani laureati riesce a lavorare mettendo a frutto il proprio titolo di studio. Per chi ce l'ha però, più possibilità di occupazione e salari più alti (a seconda dell'impiego)
Essere giovani e laureati, in Italia, non è sempre un vantaggio: in 4 casi su 10, infatti, i trentenni sono senza lavoro o sottoccupati. È quanto risulta dai dati dell'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, secondo cui, nel 2017, il 19,5% dei trentenni laureati (344.000 su un totale di oltre 1,7 milioni) sono privi di occupazione mentre il 19% (circa 336.000) opera in posizioni professionali che non richiedono laurea.
Più possibilità di occupazione per i laureati
Nonostante questo, il dossier rileva che, nel 2017, il tasso di occupazione dei trentenni laureati (a prescindere dalla posizione) è superiore all’80%, 8 punti più alto rispetto ai coetanei diplomati e 24 punti in più dei trentenni con la sola licenza media. Le prospettive d'inserimento nel mercato occupazionale, spiega quindi lo studio, "migliorano per coloro che hanno raggiunto almeno un titolo secondario superiore", e si rivelano "massime per chi giunge a conseguire un titolo universitario". Il vantaggio nel possedere un livello di istruzione più elevato è più marcato, si legge, "per le donne trentenni, specie nel Mezzogiorno".
La busta paga più alta (ma dipende dall’impiego)
Il titolo di studio, inoltre, si rispecchia sulla busta paga: la retribuzione mensile media dei laureati dipendenti, infatti, "è pari a 1.632 euro, ovvero il 30% in più di un occupato con la licenza media (1.139) e il 20% di un diplomato (1.299)". Ma, sottolinea l’Osservatorio, il divario cambia a seconda delle professioni. Il documento infatti rileva come "un trentenne psicologo guadagni mensilmente 1.351 euro (solo 52 euro in più di un coetaneo diplomato), mentre un ingegnere (1.850), un medico (1.869) percepiscono come retribuzione oltre 550 euro in più rispetto ad un diplomato".