Manovra finanziaria: costi e coperture, cosa sappiamo finora

Economia

Mariangela Pira

Finanza & Dintorni

Se ne parla tanto in questi giorni: la prossima manovra finanziaria. Per il ministro Tria non sarà facile far quadrare i conti. Ho provato a ripercorrere voce per voce quanto sappiamo finora. Per tutti. 

Un po' come in casa, quando una famiglia fa il punto sulle prossime spese e sul come coprirle, anche il governo è chiamato a questo compito. La legge di bilancio infatti permette di approvare il bilancio dello Stato. E' lo strumento previsto dalla nostra Costituzione attraverso il quale l'esecutivo, con un documento contabile, comunica al Parlamento le spese pubbliche che si sosterranno e le entrate previste per l'anno successivo, il 2019 in questo caso. 

Detto questo, cosa sappiamo finora? Che ci sono delle promesse elettorali che si devono concretizzare. Che costano e che per finanziarle occorre trovare le coperture. Come quando in famiglia è previsto un costo per i figli, occorre trovare i soldi per finanziarlo. 

Facciamo un pò di conti: solo iniziare ad introdurre il reddito di cittadinanza, un regime fiscale più morbido, il superamento della legge Fornero, ha un costo di circa 25 miliardi. Aggiungendo le altre voci previste (tra cui 12 e passa miliardi per le cosiddette clausole di salaguardia, con cui si intendono i previsti aumenti dell'Iva e delle accise), il costo lieviterebbe a circa 42 miliardi.

Obiettivo è trovare questi soldi. Partiamo dalle detrazioni e deduzioni fiscali: qui si punta a ottenere 2-3 miliardi di euro. Ovviamente le famiglie non si toccano. Si colpirebbero le agevolazioni sulle accise su alcuni prodotti e gli sconti rivolti alle industrie.

Altra voce è la revisione della spesa, la cosiddetta spending review. Si ricaverebbero 2 miliardi tagliando selettivamente le spese e gli acquisti che lo Stato effettua ogni anno per beni e servizi. 

Risorse arriverebbero anche dal taglio delle pensioni d'oro, circa 500 milioni di euro. Ci sarebbe anche la possibilità del contributo da parte delle aziende alla riforma delle pensioni. Tradotto: per andare in pensione prima il governo chiede il contributo, cioè soldi, alle imprese come per gli "scivoli", cioè i prepensionamenti che già si fanno. Difficile quantificarlo ma potrebbe portare qualche denaro. 

La web tax - tassa che punta a colpire i giganti del web - è già in programma, varata dal precedente governo. Manca l'attuazione della legge e - così è scritto - porterà 190 milioni di euro. A meno che non la si rafforzi. 

Variabile importante - lontanissima dall'essere definita - la pace fiscale, trattasi di mettere una pietra sopra a tasse non pagate. Possibile si ottengano 5 miliardi, con uno sconto sulle cartelle e sui debiti esistenti. Anche qualora li si ottenesse non è assolutamente detto arrivino proprio in quell'esercizio di bilancio.

Così facendo siamo arrivati a circa 10 miliardi di coperture. Aggiungendo un deficit fino all'1.6%, che sembrerebbe accettabile dall'Europa, raggiungeremmo circa 35 miliardi di coperture. Non abbastanza dunque a coprire i costi dato che stando ai numeri (42 i costi e 35 le coperture) ballano 7 miliardi di euro. Dove si recuperano? Difficile a dirsi. Una delle possibilità per il Ministero del Tesoro è quella di superare il 2% del rapporto tra il deficit e il prodotto interno lordo. In quel caso ci sarebbero più soldi sì, ma facendo più deficit. 

E cosa significa 'fare deficit'? Il ragionamento, per tornare al nostro incipit, è quello di una famiglia che spende più soldi di quelli che guadagna ma che ha già un mutuo enorme (il debito pubblico). 

 

 

 

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