Ocse: ripresa ferma in Eurozona. Bce: pronti a nuove misure
EconomiaL'Organizzazione parla di "pericolo stagnazione". E avverte: "La zona euro sta rallentando, rappresentando un rischio rilevante per la crescita mondiale". Draghi: "Sulla crescita pesano alta disoccupazione e anche rischi geopolitici"
Economic Outlook: Global #GDP growth to reach 3.7% in 2015 & 3.9% in 2016 http://t.co/7WcqRKHg4K #OECD #economy pic.twitter.com/uDDcDVvFj6
— OECD (@OECD) 6 Novembre 2014
Draghi: "Pronti a misure non convenzionali" - Una posizione, questa, condivisa anche dal presidente della Bce Mario Draghi, secondo cui si è assistito a un indebolimento della crescita e ci sono segnali che indicano una revisione al ribasso delle previsioni economiche. Draghi ha quindi aggiunto che sulla crescita pesano alta disoccupazione e anche rischi geopolitici che frenano la fiducia. Il direttivo della Bce ha inoltre affidato il compito allo staff della banca centrale di preparare ulteriori misure di politica monetaria da utilizzare se necessario. La Bce, ha spiegato Draghi, è pronta a minure non eccezionali.
Stime Pil Italia riviste al rialzo - Nel rapporto sulle previsioni Ocse per i paesi del G20, l'organizzazione rivede però marginalmente verso l'alto la stima di crescita del Pil italiano per il 2015, a un +0,2% dal +0,1% indicato meno di un mese fa. E, nel Preliminary Economic Assessment, promuove il Jobs Act che, scrive, può contribuire a creare occupazione a patto che agli annunci del governo segua un'applicazione concreta.
Eurozona esposta a pericolo stagnazione - Resta però il monito per tutta l'economia della zona euro. "La crescita dell'Eurozona ha deluso in modo significativo negli ultimi anni. La spesa per consumi pro capite è al di sotto dei livelli di 10 anni fa, l'investimento privato è debole, i governi hanno ridotto la spesa e aumentato le tasse". La domanda sotto tono ha contribuito "a far restare l'inflazione (che continua a crescere) molto al di sotto gli obiettivi della Bce", conclude l'Ocse, "ciò lascia l'Eurozona esposta al rischio di un periodo di stagnazione ancora più lungo, con bassa occupazione e pochi investimenti".