Nove istituti di credito italiani non passano il test sui bilanci al 2013: sette hanno già ricapitalizzato, mentre Mps e Carige avranno bisogno di nuove misure
Banche italiane solide, nel complesso. Così Bankitalia ha immediatamente commentato il risultato degli stress test europei, che hanno visto il nostro sistema del credito sotto esame. La classe delle nostre banche vede 6 promozioni a pieni voti, 7 promossi a ottobre (dopo aver fallito il test sui bilanci a fine 2013 molte banche nostrane hanno provveduto a ricapitalizzarsi garantendosi il superamento dell’esame in extremis) e 2 istituti ancora in difficoltà.
Le 6 promosse, che già a dicembre 2013 centravano tutti i parametri definiti da Bce e Autorità bancaria europea, anche in caso di nuova crisi economica, sono Intesa San Paolo, Unicredit, Mediobanca, Ubi banca, Iccrea e Credito emiliano.
Per 7 banche, fra cui BpMilano, il Banco Popolare e BPer, un difetto di capitalizzazione che sarebbe potuto sorgere in caso di nuova crisi è stato colmato con misure aggiuntive varate nel corso del 2014. Mentre il Monte dei Paschi di Siena e Banca Carige devono ancora rafforzarsi per essere al riparo da futuri rischi.
La banca senese dovrà raccogliere ancora 2 miliardi e 111 milioni, che si ridurrebbero a 1,350 se non venissero rimborsati entro il 2016 i Monti Bond con cui la banca si è finanziata. Per Banca Carige la carenza di capitale sarebbe di 814 milioni. Per entrambi i gruppi nei prossimi mesi sono attesi nuovi piani di rafforzamento patrimoniale e possibili dismissioni di asset per far cassa. Piano che, nel caso Mps, passerà anche al filtro della Commissione Europea, che già dal novembre 2013 sta gestendo, con il nuovo management Profumo – Viola, il piano di ristrutturazione della società.
Le 6 promosse, che già a dicembre 2013 centravano tutti i parametri definiti da Bce e Autorità bancaria europea, anche in caso di nuova crisi economica, sono Intesa San Paolo, Unicredit, Mediobanca, Ubi banca, Iccrea e Credito emiliano.
Per 7 banche, fra cui BpMilano, il Banco Popolare e BPer, un difetto di capitalizzazione che sarebbe potuto sorgere in caso di nuova crisi è stato colmato con misure aggiuntive varate nel corso del 2014. Mentre il Monte dei Paschi di Siena e Banca Carige devono ancora rafforzarsi per essere al riparo da futuri rischi.
La banca senese dovrà raccogliere ancora 2 miliardi e 111 milioni, che si ridurrebbero a 1,350 se non venissero rimborsati entro il 2016 i Monti Bond con cui la banca si è finanziata. Per Banca Carige la carenza di capitale sarebbe di 814 milioni. Per entrambi i gruppi nei prossimi mesi sono attesi nuovi piani di rafforzamento patrimoniale e possibili dismissioni di asset per far cassa. Piano che, nel caso Mps, passerà anche al filtro della Commissione Europea, che già dal novembre 2013 sta gestendo, con il nuovo management Profumo – Viola, il piano di ristrutturazione della società.