Facebook lavora all'anti-Snapchat, Google punta ai videogame

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Secondo il Financial Times, il social network starebbe lavorando ad un'app per inviare video che si autodistruggono. Mentre il motore di ricerca sarebbe in trattativa per l'acquisizione di Twitch, un servizio di streaming dedicato ai videogiochi

di Raffaele Mastrolonardo

Acquisizioni mancate, trattative in corso e innovazione permanente. La Silicon Valley è anche questo, un rullo che non si ferma mai. Prendete Facebook. Dopo avere tentato invano di inglobare Snapchat l'autunno scorso (ed essersi “consolata” a febbraio con WhatsApp) ora sembra pronta a scendere in competizione diretta con la preda mancata. Secondo il Financial Times, il social network sta lavorando ad un'applicazione che permetterebbe agli utenti di inviare brevi video che si autodistruggono dopo un certo periodo. Ovvero proprio la caratteristica che ha reso celebre Snapchat, capofila di una serie di servizi che, almeno sulla carta, sembrano prendere a cuore le rinnovate esigenze di privacy degli utenti, soprattutto dopo lo scandalo delle intercettazioni di massa rivelato dall'ex dipendente Cia Edward Snowden. E, visto che dalle parti della Baia di San Francisco, quieti proprio non si riesce a stare arrivano anche le voci che Google sarebbe interessata a Twitch, un servizio che permette di guardare e trasmettere in streaming le partite giocate ai videogame dagli utenti. L'operazione, che secondo altre fonti sarebbe portata avanti da YouTube (controllata, come noto dal motore di ricerca), potrebbe valere 1 miliardo di dollari.

Chi si ferma è perduto - Insomma, moto perpetuo in salsa digitale e californiana. Nel caso di Facebook, il progetto dell'app anti-Snapchat sarebbe in cantiere da qualche mese, da quando cioè l'applicazione delle comunicazioni effimere ha rifiutato 3 miliardi gentilmente messi sul piatto da Zuckerberg. I dettagli che emergono dal servizio del quotidiano finanziario britannico non sono però molti. Si dice che il nuovo prodotto (nome in codice “Slingshot”, fionda in inglese) potrebbe essere lanciato questo mese (ma che potrebbe anche non vedere mai la luce) e che la sue essenza dovrebbe essere quella di consentire un rapido scambio di video attraverso un paio di colpi di pollice sullo schermo. Il modello, racconta il Financial Times, sarebbe TapTalk, applicazione di video-messaggistica messa a punto da una start-up tedesca che unisce facilità di condivisione delle immagini al fatto che queste possono essere visualizzate solo una volta. Anche sul fronte della permanenza dei video scambiati attraverso Slingshot i dettagli non sono abbondanti e non è chiaro quanto effimere potrebbero essere le comunicazioni. Quel che sembra più sicuro è che Facebook, dopo avere recentemente tolto dal mercato Poke, un app analoga, è sempre alla ricerca di uno strumento per richiamare a sé gli utenti più giovani che, a quanto dicono i numeri, starebbero abbandonando il social network in favore di piattaforme più “discrete” come, appunto WhatsApp o Snapchat dove la comunicazione avviene al riparo da occhi esterni e senza lasciare tracce (o almeno così dovrebbe essere, visto che recentemente Snapchat è incorsa nelle ire dell'authority del comunicazioni Usa per avere fornito informazioni inesatte su quello che accade effettivamente alle foto scambiate dopo la visione da parte dell'utente che le riceve).

Lo spettacolo dei videogame – Intanto, mentre Facebook lavora sulle “fionde”, Google strizza l'occhio ai videogame. Secondo una serie di voci raccolte da alcune testate, il motore di ricerca sarebbe, come detto, interessato a  Twitch, servizio di streaming diventato famoso nella comunità dei giocatori di videogiochi dal momento che permette di inviare in streaming al mondo le sfide videoludiche più intense e di mettere in mostra le abilità degli utenti. La società, che sostiene di avere 45 milioni di utenti al mese e 8 milioni di iscritti, ha ricevuto una spinta da quando Microsoft e Sony hanno integrato la possibilità di trasmettere partite su Twitch nelle rispettive console di ultima generazione. Se l'accordo andrà in porto, fanno notare alcuni osservatori del settore, potrebbe segnare lo sdoganamento dei videogiochi come fenomeno anche da guardare e non solo da praticare. Secondo altri, l'eventuale intesa rientra in un più generale processo di consolidamento dei media sempre più alla caccia di contenuti che possano interessare gli occhi dei più giovani, le cui abitudini di consumo mediatico sono in rapida evoluzione.

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