La perdita, secondo l'organizzazione, è legata al "deterioramento del mercato del lavoro, soprattutto per i giovani". Il tasso di occupati, in totale, si ferma al 55,5% e si attestano al 21,1% i cosiddetti Neet, ragazzi che non studiano e non lavorano
Il reddito annuale della famiglia media italiana è calato di 2.400 euro tra il 2007 e il 2012, quasi il doppio della media della zona euro (1.100 euro). Lo riferisce l'Ocse nel rapporto annuale sugli indicatori sociali, spiegando che la perdita di reddito è legata al "deterioramento del mercato del lavoro, soprattutto per i giovani".
Tasso di occupazione fermo al 55,5% - Oltre alle difficoltà del lavoro per i giovani ad avere un impatto importante sulla vita delle persone è anche la "debole protezione per chi ha problemi lavorativi": nel 2011, il 13,2% ha dichiarato di non potersi permettere di comprare cibo a sufficienza (contro il 9,5% nel 2007) e il 7,2% di aver rinunciato a far ricorso a delle cure mediche per motivi economici.
Tra il 2012 e il 2013, poi, il 15% degli adulti in Italia vive in una famiglia che non percepisce alcun reddito da lavoro (nel 2007 la percentuale era al 12,4%) e il nostro Paese è il quartultimo dell'area Ocse per tasso di occupazione, con il 55,5%. Peggio fanno solo Spagna (54,3%), Turchia (49,7%) e Grecia (49,2%).
Tasso di povertà più alto tra giovani - Tra il 2007 e il 2010, il tasso di povertà tra i giovani (18-25 anni) in Italia è aumentato di tre punti percentuali, arrivando al 15,4%, e quello degli under 18 di 2 punti percentuali al 17,8%. Giovani e giovanissimi sono così diventati le fasce d'età con il tasso di povertà più elevato, davanti ai quarantenni (13,4%) e agli over 75 (11,7%). Un trend che, secondo gli esperti Ocse, si sta confermando anche per gli anni successivi.
"Neet" al 21,1% - In crescita nel periodo preso in esame anche la percentuale di giovani italiani che sono disoccupati o inattivi, e non sono né in educazione né in formazione (i cosiddetti 'Neet'), aumentata di 5 punti tra il 2007 e il 2012, arrivando al 21,1%. Il dato italiano è il terzo più elevato tra i Paesi aderenti all'organizzazione, dopo Turchia (26,7%) e Grecia (27,3%).
"Bene le riforme" - L’Ocse promuove invece "le recenti proposte di riforma del mercato del lavoro e l'estensione del sistema di previdenza sociale" che rappresentano, afferma l'organizzazione, degli "importanti passi nella giusta direzione".
Tasso di occupazione fermo al 55,5% - Oltre alle difficoltà del lavoro per i giovani ad avere un impatto importante sulla vita delle persone è anche la "debole protezione per chi ha problemi lavorativi": nel 2011, il 13,2% ha dichiarato di non potersi permettere di comprare cibo a sufficienza (contro il 9,5% nel 2007) e il 7,2% di aver rinunciato a far ricorso a delle cure mediche per motivi economici.
Tra il 2012 e il 2013, poi, il 15% degli adulti in Italia vive in una famiglia che non percepisce alcun reddito da lavoro (nel 2007 la percentuale era al 12,4%) e il nostro Paese è il quartultimo dell'area Ocse per tasso di occupazione, con il 55,5%. Peggio fanno solo Spagna (54,3%), Turchia (49,7%) e Grecia (49,2%).
Tasso di povertà più alto tra giovani - Tra il 2007 e il 2010, il tasso di povertà tra i giovani (18-25 anni) in Italia è aumentato di tre punti percentuali, arrivando al 15,4%, e quello degli under 18 di 2 punti percentuali al 17,8%. Giovani e giovanissimi sono così diventati le fasce d'età con il tasso di povertà più elevato, davanti ai quarantenni (13,4%) e agli over 75 (11,7%). Un trend che, secondo gli esperti Ocse, si sta confermando anche per gli anni successivi.
"Neet" al 21,1% - In crescita nel periodo preso in esame anche la percentuale di giovani italiani che sono disoccupati o inattivi, e non sono né in educazione né in formazione (i cosiddetti 'Neet'), aumentata di 5 punti tra il 2007 e il 2012, arrivando al 21,1%. Il dato italiano è il terzo più elevato tra i Paesi aderenti all'organizzazione, dopo Turchia (26,7%) e Grecia (27,3%).
"Bene le riforme" - L’Ocse promuove invece "le recenti proposte di riforma del mercato del lavoro e l'estensione del sistema di previdenza sociale" che rappresentano, afferma l'organizzazione, degli "importanti passi nella giusta direzione".