Le paghe italiane sono il 14,6% più basse di quelle tedesche

Economia

Secondo l’Istat l'Italia si piazza al 12esimo posto nell'Ue. La retribuzione oraria lorda ad ottobre 2010 è inferiore di circa il 13% rispetto al Regno Unito e dell'11% rispetto alla Francia. Intanto la Svizzera dice sì al tetto degli stipendi dei manager

Nella classifica 'salari' l'Italia si piazza al dodicesimo posto nell'Ue a 27, sotto la media della zona euro, ma leggermente sopra quella dell'intera Ue. E' quanto emerge da un report dell'Istat, secondo cui la retribuzione oraria lorda ad ottobre 2010, espressa in termini nominali (senza tener conto del potere di acquisto), è inferiore di circa il 14,6% a confronto con quella della Germania, del 13% nel paragone con il Regno Unito e dell'11% con la Francia; risulta invece superiore del 25,9% rispetto alla Spagna. Il confronto è relativo alla retribuzione oraria del mese di ottobre dei dipendenti che hanno un contratto a tempo pieno ed esclude gli apprendisti, precisa l'Istat.
Inoltre, "i dipendenti con almeno 15 anni di anzianità aziendale percepiscono una retribuzione annua superiore del 61,4% rispetto a quella dei dipendenti che sono stati assunti da meno di 5 anni".

Retribuzioni in Europa - Nel dettaglio, l'Italia, con 14,5 euro, si colloca più in basso a confronto con la media dell'Unione monetaria, ma risulta superiore a quella dell'Ue a 27. Infatti, la retribuzione oraria, sempre a ottobre 2010, è pari a 14,0 euro per ora retribuita nell'intera Unione e a 15,2 euro in Eurolandia. In generale nella graduatoria europea, i valori più elevati si registrano in Danimarca (27,09 euro), Irlanda (22,23 euro) e Lussemburgo (21,95 euro), quelli più bassi in Bulgaria (2,04 euro), Romania (2,67 euro), Lettonia e Lituania (rispettivamente 3,78 euro e 3,44 euro).
Dalla rilevazione, viene sottolineato, sono escluse oltre alle attività del settore agricolo, quelle della pubblica amministrazione in senso stretto (amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria).

Stipendi degli anziani più alti di quelli dei giovani - Si passa, infatti, dai 36.247 dei dipendenti con almeno 15 anni di anzianità ai 22.461 euro di coloro che hanno preso servizio da meno di 5 anni. Il divario, anche se più contenuto, resta anche considerando la retribuzione lorda annua per ora retribuita: chi lavora in azienda da meno di 5 anni percepisce 13,7 euro, mentre chi risulta occupato da almeno 15 anni viene remunerato mediamente con 19,9 euro. Ma non è questo l'unico 'gap' evidenziato nel rapporto.

Differenze tra laureati e diplomati - L'Istituto di statistica sottolinea anche come i laureati guadagnino in media 42.822 euro l'anno, rispetto ai 19.296 euro di chi è in possesso solo della licenza di scuola dell'obbligo. Stessa differenza si ritrova anche guardando alla retribuzione oraria: i dipendenti con titolo accademico o di scuola superiore, fa sapere sempre l'Istituto, percepiscono un salario oraria più che doppio rispetto a quella dei lavoratori con la sola istruzione primaria (26,2 euro contro 11,6).

Divario tra tempo indeterminato e determinato - Inoltre, dal dossier risulta che i dipendenti a tempo indeterminato possono contare su una paga lorda annua di 29.852 euro, superiore di circa 14.000 euro rispetto a quella dei lavoratori a termine (15.633 euro). E ancora i livelli retributivi dei dirigenti sono più di quattro volte superiori a quelli degli occupati non specializzati (rispettivamente 81.649 e 18.290 euro).
Quanto alle differenze di genere, la retribuzione media annua pro-capite è di 31.394 per gli uomini e 24.828 per le donne, un divario di circa il 21% a discapito della componente femminile. "Questa differenza è dovuta in parte al diverso numero di ore annue retribuite, che per i primi si attesta a 1.876 ore e per le seconde a 1.620 ore", spiega l'Istat. Infatti, il 'gap' si riduce se si limita l'attenzione al salario orario: nel 2010 il lavoro delle donne è pagato quasi il 10% l'ora in meno rispetto a quello degli uomini. Nel dettaglio, la retribuzione oraria delle donne (15,3 euro) è inferiore del 9,2% a confronto con quella degli uomini (16,7 euro).

Svizzera: un tetto agli stipendi dei top manager – Intanto la stragrande maggioranza degli svizzeri (il 67,9%) è favorevole mettere un tetto agli stipendi e ai bonus dei top manager di aziende e banche (VIDEO). Con un referendum storico - non solo per il suo contenuto, ma anche per il risultato- tutti e 26 i cantoni svizzeri senza eccezione -un caso molto raro- hanno approvato l'iniziativa, proposta da un deputato indipendente, il piccolo imprenditore di Sciaffusa, Thomas Minder, che aveva raccolto le 100mila firme necessarie per chiedere una votazione popolare. La bozza di legge riguarda solo le aziende svizzere quotate alla borsa nazionale o in quelle straniere: limita ad un anno il mandato dei membri del Consiglio d'amministrazione, vieta alcuni tipi di compensi, compresi i bonus milionari quando gli executive lasciano le società; vieta inoltre i bonus in caso di acquisizioni e vendita di parte del business. Gli svizzeri hanno deciso che saranno gli azionisti (e non gli stessi manager) a decidere sui compensi.

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