Fallisce la mediazione tra i rappresentanti repubblicani e democratici del congresso. Il presidente minaccia che se nelle prossime 48 ore non verrà raggiunta un'intesa andra ai voti la sua proposta
Fallita la riunione di venerdì 28 dicembre alla Casa Bianca con i quattro leader del Congresso, il presidente Usa, Barack Obama, non ha potuto annunciare un principio di accordo che eviti il 'fiscal cliff', ma si è mostrato "moderatamente ottimista" che in 48 ore il Senato possa trovare un accordo bipartisan dell'ultima ora. In ogni caso ha comunque fatto capire che, in caso contrario, verrà messo a votazione di entrambe le Camere la sua proposta per evitare gli effetti più disastrosi dell'eventuale crisi. Adesso rimangono 48 ore e Obama e i leader del Congresso hanno concordato che il leader della maggioranza Democratica al Senato, Harry Reid, e della minoranza Repubblicana, Mitch McConnell, tenteranno un accordo prima di martedì.
Obama: "Sono abbastanza ottimista" - Il presidente ha assicurato che senatori democratici e repubblicani lavoreranno senza sosta nel weekend per cercare di scongiurare una bomba a orologeria che eviti l'entrata in vigore automatica di tagli alle spese e aumenti di tasse, precipitando il Paese nel cosiddetto 'abisso fiscale'. La Camera dei Rappresentanti e il Senato si riuniranno tra domenica e lunedì e si spera che, se sarà raggiunto l'accordo, questo sarà sottoposto al voto prima di Capodanno per essere poi promulgato, all'ultimo minuto, da Obama. "Abbiamo avuto un incontro costruttivo oggi, sono moderatamente ottimista che un accordo possa essere raggiunto", ha detto il presidente venerdì sera, sollevando un po' l'atmosfera lugubre che aveva scatenato un'ondata di vendite a Wall Street.
Obama: "Nessuno capisce perché ci mettiamo tanto" - Ma Obama non si è risparmiato una frecciata: il mancato accordo "è un de'ja' vu, fuori da Washington nessuno capisce perché ci riduciamo sempre all'ultimo". Se mancherà l'intesa, Obama ha chiesto che almeno sia votata una proposta della Casa Bianca per mantenere le esenzioni fiscali ai cittadini con entrate inferiori ai 250mila dollari, fare qualche taglio alla spesa pubblica mantenendo però l'assistenza sanitaria a poveri e anziani, e confermare i sussidi pubblici ai 2 milioni di disoccupati che li perderebbero dal primo gennaio.
Obama: "Sono abbastanza ottimista" - Il presidente ha assicurato che senatori democratici e repubblicani lavoreranno senza sosta nel weekend per cercare di scongiurare una bomba a orologeria che eviti l'entrata in vigore automatica di tagli alle spese e aumenti di tasse, precipitando il Paese nel cosiddetto 'abisso fiscale'. La Camera dei Rappresentanti e il Senato si riuniranno tra domenica e lunedì e si spera che, se sarà raggiunto l'accordo, questo sarà sottoposto al voto prima di Capodanno per essere poi promulgato, all'ultimo minuto, da Obama. "Abbiamo avuto un incontro costruttivo oggi, sono moderatamente ottimista che un accordo possa essere raggiunto", ha detto il presidente venerdì sera, sollevando un po' l'atmosfera lugubre che aveva scatenato un'ondata di vendite a Wall Street.
Obama: "Nessuno capisce perché ci mettiamo tanto" - Ma Obama non si è risparmiato una frecciata: il mancato accordo "è un de'ja' vu, fuori da Washington nessuno capisce perché ci riduciamo sempre all'ultimo". Se mancherà l'intesa, Obama ha chiesto che almeno sia votata una proposta della Casa Bianca per mantenere le esenzioni fiscali ai cittadini con entrate inferiori ai 250mila dollari, fare qualche taglio alla spesa pubblica mantenendo però l'assistenza sanitaria a poveri e anziani, e confermare i sussidi pubblici ai 2 milioni di disoccupati che li perderebbero dal primo gennaio.