L'istituto di statistica italiano smentisce i dati diffusi da Eurostat secondo cui le retribuzioni italiane sarebbero le più basse della Ue. "Dati sbagliati, noi meglio di Grecia e Spagna". Ma gli stipendi delle grandi aziende più lente dell'inflazione
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Gli stipendi dei lavoratori delle grandi imprese (quelle con più di 500 dipendenti) salgono meno dell'inflazione. E' quanto emerge dai dati diffusi da Istat, secondo cui gli stipendi lordi per dipendente delle aziende di grandi dimensioni, sono aumentante nel corso del 2011 dello 0,7%, mentre nello stesso periodo di tempo il costo della vita è salito del 2,8%. Scomponendo il dato si scopre che il risultato è frutto di un aumento degli stipendi dei lavoratori delle grandi imprese industriali del 2,5% e di un calo medio per i lavoratori delle grandi imprese dei servizi dello 0,4%. Il dato dei servizi dipende anche dal lievissimo aumento del part time e dal calo delle componenti aggiuntive (meno premi e esodi incentivati nel 2011).
Sempre dall'istituto di statistica arriva inoltre una precisazione in merito ai dati diffusi da Eurostat pochi giorni fa, dai quali emergeva come gli stipendi italiani fossero tra i più bassi in Europa. In realtà, spiega l'Istat, confrontando le retribuzioni e il costo del lavoro all'interno dell'Ue si evince che il "posizionamento dell'Italia risulta in linea con la media europea" e comunque migliore di Spagna e Grecia. L'errore deriva dal fatto che per tutti i Paesi i dati di Eurostat si riferiscono al 2009, mentre il dato italiano è del 2006: "In realtà nella tabella c'è la nota 2 posta sopra il 2009 che segnala, purtroppo in modo poco chiaro, che il dato relativo all'Italia si riferisce al 2006 e non al 2009. Di conseguenza i dati pubblicati non sono comparabili", dice l'Istat. Confrontando con i dati corretti i salari italiani risultano superiori a quelli di Spagna, Grecia e Portogallo, anche se continuano a rimanere più bassi rispetto a quelli di Francia, Germania e Gran Bretagna.
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