Chrome vs Firefox: Google rischia di mangiarsi Mozilla

Economia
Logo di Firefox su una tazza promozionale per convincere gli utenti ad adottare il nuovo browser – Credits: Flickr/Aretadobem
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Il browser di Mountain View supera per la prima volta il rivale. Ma non è l’unica brutta notizia per il programma open source. L’84% del bilancio della fondazione proviene infatti dal concorrente. E il contratto non sarebbe stato ancora rinnovato

di Gabriele De Palma

Sorpasso e sgambetto. La guerra dei browser conosce uno dei momenti che potrebbero diventare storici: a novembre Chrome diventa il secondo software per la navigazione più utilizzato al mondo; contemporaneamente Google non ha comunicato di aver rinnovato il contratto con la Mozilla Foundation per includere nella barra di navigazione la griglia per la ricerca sviluppata a Mountain View, contratto su cui si basava l'ottantaquattro per cento del bilancio di Firefox.

Sorpasso - Il sorpasso di Chrome è stato registrato dalle analisi di Stat Counter, mentre in base a quelle dell'altro principale fornitore di statistiche – Net Applications – non si è ancora verificato. Ma la sostanza non cambia: la tendenza generale è inequivocabile. È dall'inizio dell'anno che Firefox perde quote di mercato mentre il browser di Google le guadagna. I dati più prudenti indicano un calo dell'1,6 per cento per il "panda rosso" (che a gennaio 2011 aveva il 23,8 e a fine novembre il 22,2), mentre l'avversario dall'11 si è arrampicato in undici mesi fino al 18 per cento. È vero che l'ascesa di Chrome ha fatto danni a tutti i rivali in termini di punti percentuali (Internet Explorer, il browser di Micrsoft leader di mercato, ha perso da inizio 2011 più del 5 per cento), ma le conseguenze per Firefox sono peggiori. Questo perché Chrome, che rende disponibili nuove versioni ogni due o tre mesi, si sta sostituendo nelle scelte degli utenti proprio al browser di Mozilla, e si è conquistato il ruolo di "anti-Internet Explorer" per eccellenza.

Mancato rinnovo? - La notizia più grave per il team di sviluppo di Firefox però non è tanto il sorpasso, quanto il mancato rinnovo del contratto con gli "amici-nemici" di Google. L'accordo, siglato nel 2008 quando ancora Chrome stava muovendo i primi passi e non era certo un diretto concorrente, prevedeva che per tre anni sarebbe stato pagato un dollaro per ogni copia di Firefox installata dagli utenti, visto che incluso nella barra di navigazione ci sarebbe stato il motore di ricerca di Brin e Page. Nel 2010 il conto che Google ha pagato a Mozilla è stato di 100 milioni di dollari, su un bilancio complessivo di 123 milioni. Di fatto manca ancora la notizia ufficiale della fine della partnership, ma a precisa domanda del giornalista di Zdnet Ed Bott, dal quartier generale di Firefox hanno fatto sapere “che non ci sono rinnovi di cui parlare”. 

Prospettive
- Gli scenari che si possono aprire adesso sono sostanzialmente tre. Il primo è che il contratto venga rinnovato, magari a condizioni diverse dalle precedenti, il che assicurerebbe ancora la sopravvivenza di Firefox anche se ormai relegato al terzo incomodo nella guerra dei browser. La seconda prospettiva è quella più drammatica: niente rinnovo e una decurtazione di oltre l'80 per cento delle entrate, che potrebbe segnare di fatto la fine dell'avventura del browser del panda rosso. La terza ipotesi, avanzata da Business Insider, è avvincente: a sostituirsi a Google nel finanziamento di Firefox sarebbe lo storico rivale Microsoft, non tanto per aiutare Mozilla quanto per non lasciare troppo vantaggio ai nuovi rivali di Chrome.

La storia – Quando nel 2004 Firefox ha fatto la sua comparsa, la prima guerra dei browser era appena terminata: Internet Explorer si era sbarazzato della concorrenza di Netscape (dalle cui ceneri nacque proprio la Mozilla Foundation) e controllava il mercato con Explorer 6, presente su oltre il 95 per cento dei pc di tutto il mondo. L'impresa in cui si gettò la Mozilla Foundation sembrava di quelle impossibili: conquistare una fetta di mercato con un prodotto open source. L'impresa è invece riuscita grazie a un browser eccellente e che soprattutto cercava di innovare laddove il rivale forte del monopolio si stava riposando sugli allori. Nel giro di un paio di anni, con la seconda versione di Firefox, passò dallo 0,7 per cento al 12 per cento, merito di un software all'avanguardia e al vantaggio del modello open source che favoriva lo sviluppo di programmi (plug-in) sviluppati dalla vasta comunità di sviluppatori che si integravano nel browser. La terza versione, del 2008, raggiunse addirittura il 20 per cento di mercato e costrinse Microsoft a rimboccarsi le maniche e riprendere a innovare Internet Explorer. Proprio in quell'anno prende vita la partnership siglata con Google, che, in attesa di far crescere il proprio browser allora appena nato, ha visto in Firefox la possibilità di ampliare la diffusione del proprio motore di ricerca inserendolo direttamente nell'interfaccia del browser più in salute del momento. E in effetti Firefox è stato per tre anni una delle principali fonti di traffico per il search engine. Ma l'abbraccio con i ricchi alleati si è rivelato troppo stretto, e ora sembra diventato soffocante.

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