Tremonti: "Il futuro della Ue è nelle mani della Germania"

Economia

Al consiglio Ecofin il ministro dell'Economia rivendica la "piattaforma" su cui arrivare al pareggio nel 2013. Ma dal collega svedese Anders Borg arriva una frecciata: "Roma ha ancora strada da fare per riconquistare credibilità"

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E' a Berlino che si sta per decidere gran parte del futuro dell'Europa, e molto dello scenario dei prossimi anni dipenderà dalle scelte che verranno fatte nei prossimi giorni. A dirlo, al termine di un consiglio Ecofin che ha fatto il punto sulla crescita globale in difficoltà e con lo spettro del default greco sullo sfondo, è il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Che rivendica la "piattaforma" su cui arrivare al pareggio nel 2013 mentre dal suo collega svedese Anders Borg arriva una frecciata che stride con le dichiarazioni ufficiali: Roma - dice il ministro scandinavo - ha ancora strada da fare per "riconquistare la credibilità".

In un colloquio-lampo con i giornalisti prima di rientrare in Italia, senza commentare Moody's che poche ore prima aveva deciso una proroga di un mese per decidere se tagliare il rating italiano, Tremonti ha preso alla larga i temi discussi oggi. "Questi Ecofin informali - premette il ministro - servono per discutere, non per decidere. In questo momento molto dipende dalla Germania, dalle decisioni e posizioni che verranno prese in quel Paese nei prossimi giorni". Berlino divide, opponendosi agli Eurobond (che però fanno un passo avanti con la governance economica che esce rafforzata dall'Ecofin polacco) e facendo resistenza all'uso della Bce come salvadanaio per aiutare i Paesi in difficoltà.

Ma in Germania, soprattutto, c'è il fatidico voto, il 29 settembre, del Parlamento tedesco sul rafforzamento del fondo di salvataggio europeo, l'Efsf. Un passo fondamentale per togliere alla Bce lo scomodo ruolo di soccorso agli Stati attraverso gli acquisti dei bond governativi, diretti da oltre un mese anche a Spagna e Italia. Un tema che il ministro non sfiora: "l'Italia - spiega Tremonti - ha una piattaforma per il pareggio di bilancio, e su quella piattaforma bisogna disegnare una visione del Paese non limitata a un anno ma per il prossimo decennio, possibilmente in tre dimensioni, viva e moderna".

Entra invece direttamente nel merito delle misure italiane lo svedese Borg. Alla richiesta dei giornalisti di spiegare il tenore delle discussioni fra i ministri sulla manovra italiana, il ministro 34enne non si sottrae: la Penisola - dice - ha un problema di debito "che è piuttosto rilevante" e prima ancora di prendere nuove misure "ha parecchio lavoro da fare nel mettere in pratica quelle già annunciate", cosa che "ridarebbe credibilità all'Italia". Parole che farebbero presupporre un occhio vigile dell'Ecofin su Roma, così come su tutte le altre capitali chiamate a raddrizzare drasticamente i conti pubblici. Come Atene, che - dice Borg - "deve portare a termine la missione a qualunque costo". Una versione, quella rappresentata dallo svedese sui colloqui intercorsi al vertice di Wroclaw, che non collima del tutto con quella ufficiale offerta ieri dal presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker: "Tutti noi pensiamo che le autorita' italiane abbiano fatto il possibile e preso misure di cui siamo soddisfatti", aveva detto il lussemburghese a nome dei Diciassette.

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