Regalo di Natale con l’asta al rialzo? Attenti ai trucchi

Economia
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iPad a partire da 15 euro, iPhone da 10: mica male come negozio per i regali natalizi. Siti come Prezzi Pazzi o Bid-Fun permettono di acquistare beni con il sistema delle aste al rialzo. Senza rischi. O quasi

di Federico Guerrini

Aspettare col fiato sospeso la fine del conto alla rovescia. Far tardi la notte per piazzare una puntata quando il numero di giocatori è ridotto al minimo. Sensazioni e comportamenti ben noti ai frequentatori delle numerose aste online spuntate come funghi in questi ultimi tempi. Prezzi Pazzi, Bid Fun, Bid Rivals, eJabe, Price Utopia, Yooba.

Sono solo alcuni dei siti dove si può inseguire la fortuna. Con questo tipo di aste, definite “live” per distinguerle da quelle al ribasso o da quelle tradizionali in stile eBay ci si può portare a casa, in teoria, a prezzi stracciati oggetti costosi e fascinosi come una console per videogiochi o un iPad. Non è raro vedere una Wii aggiudicata a 11 euro o un televisore da 500 euro vinto per 80. Viste la crisi e la scarsità di liquidi che affligge molte famiglia, sembra un’opportunità da non perdere. Ma attenzione: non è tutto oro quello che luccica.

Il meccanismo delle aste “live” sembra fatto apposta per catturare l’utente e indurlo a spendere molto di più di quello che appare. Funziona così: si devono acquistare un certo numero di crediti, che equivalgono a delle fiches di un casinò; ogni credito permette di effettuare una puntata. I crediti non sono regalati: di solito costano 50 centesimi (ma il prezzo varia, su Bid Fun si arriva anche a 0,75 cent). Poi bisogna puntare.

Accanto ad ogni oggetto c’è un conto alla rovescia: quando il tempo è scaduto l’asta viene chiusa e chi ha effettuato la giocata più alta vince. Se fosse tutto qui, sarebbe molto semplice; ci sono però altri due fattori di cui tenere conto. Il primo è il fatto che ogniqualvolta un giocatore rilancia, il prezzo finale dell’oggetto sale leggermente: in certi casi, come su Price Utopia o eJabe, di un ammontare fisso (rispettivamente 0,1 e 0,20 centesimi); in altri portali, come Bid Rivals o Yooba, l’aumento di prezzo varia a seconda del tipo di tipo di oggetto.

Ma l’elemento che davvero caratterizza questo tipo di aste è quello temporale. A ogni puntata, infatti, il cronometro viene fatto tornare indietro di un certo numero di secondi, dando modo così ad altri giocatori di controbattere. Anche qui il cosiddetto “tempo di prolungamento dell’offerta” può variare a seconda del premio in palio o essere prefissato: in media si aggiungono 20 secondi al conto alla rovescia. E non è finita: i giocatori possono creare dei “robot” che rilancino in automatico, usando i crediti a disposizione, ogni volta che la propria puntata è stata superata da un altro partecipante.

È chiaro che in un sistema di questo tipo, tutto dipende dalla correttezza di chi gestisce il “banco”. Se gli amministratori dei siti creassero di finti utenti o dei loro robot per rilanciare e far salire i prezzi, l’utente comune non avrebbe modo di accorgersene. Alcuni siti prendono degli impegni formali di garantire trasparenza e serietà, ma non c’è modo di controllare.

È vero però che il successo di queste piattaforme si basa sul passaparola e per quanto si spulci, è difficile trovare recensioni negative in Rete di utenti che dicono di non aver ricevuto quanto vinto online. E in teoria ai gestori non converrebbe nemmeno barare, visto che sommando il valore di tutti i crediti acquistati per puntare su un oggetto, si ripagano abbondantemente la differenza di prezzo rispetto listino.

Ma tutto questo è legale? Il sito BidRivals, per coprirsi le spalle, ha chiesto un parere legale allo studio Eversheds Bianchini. Peccato che il documento non sia del tutto favorevole alla società; anzi. Con delle considerazioni che si potrebbero applicare alla maggior parte dei siti di aste live, sostiene infatti che non si possa escludere che in futuro le autorità italiane intraprendano delle azioni legali in quanto in contrasto con normative vigenti (e in particolare con il Regio Decreto n. 733 del 1931).

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