L'Italia avrà un mese per provare che le agevolazioni concesse al Vaticano e ad altri enti non sono aiuti di Stato. In ballo miliardi di euro. Il ministro Ronchi: "Una decisione che sorprende"
Ora l'Italia ha poco più di un mese per dimostrare che gli sconti Ici concessi alla Chiesa, non solo quella cattolica, e ad altri enti non commerciali non sono aiuti di Stato illegali.
Un sospetto che la Commissione Ue coltiva da tempo: tanto che martedì 12 ottobre - come previsto - ha deciso di aprire un'inchiesta sulla vicenda, giudicando "insufficienti" le prove inviate da Roma in passato.
Pronta la replica del governo. Il ministro per le politiche comunitarie, Andrea Ronchi, parla di "decisione che sorprende". Mentre la Farnesina in una nota sottolinea con forza come l'esecutivo italiano dimostrerà "in maniera chiara e definitiva" che non esistono violazioni della normativa europea.
La questione è annosa. Nasce da una serie di ricorsi inviati a Bruxelles nel 2006, in cui si denunciavano "contributi statali illegali" riconosciuti ad enti non commerciali. Contributi - spiega Bruxelles - concessi sotto forma di esenzione dall'Ici per i fabbricati adibiti ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, culturali, didattiche, ricreative, sportive e ad attività di religione e di culto.
L'obiettivo della "indagine approfondita" - che sarà condotta dai servizi del commissario Ue alla concorrenza, Joaquin Almunia - è dunque quello di verificare se gli immobili che hanno goduto di tali agevolazioni fiscali siano in realtà stati utilizzati "anche per scopi commerciali". Cosa che prefigurerebbe una violazione delle norme Ue sulla concorrenza e il mercato unico. Se così fosse - spiegano in Commissione Ue - il rischio per l'Italia è quello di dover recuperare tutti gli aiuti erogati (si parla di miliardi di euro). Tranne quelli eventualmente concessi prima della entrata in vigore del trattato della Ue.
Un sospetto che la Commissione Ue coltiva da tempo: tanto che martedì 12 ottobre - come previsto - ha deciso di aprire un'inchiesta sulla vicenda, giudicando "insufficienti" le prove inviate da Roma in passato.
Pronta la replica del governo. Il ministro per le politiche comunitarie, Andrea Ronchi, parla di "decisione che sorprende". Mentre la Farnesina in una nota sottolinea con forza come l'esecutivo italiano dimostrerà "in maniera chiara e definitiva" che non esistono violazioni della normativa europea.
La questione è annosa. Nasce da una serie di ricorsi inviati a Bruxelles nel 2006, in cui si denunciavano "contributi statali illegali" riconosciuti ad enti non commerciali. Contributi - spiega Bruxelles - concessi sotto forma di esenzione dall'Ici per i fabbricati adibiti ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, culturali, didattiche, ricreative, sportive e ad attività di religione e di culto.
L'obiettivo della "indagine approfondita" - che sarà condotta dai servizi del commissario Ue alla concorrenza, Joaquin Almunia - è dunque quello di verificare se gli immobili che hanno goduto di tali agevolazioni fiscali siano in realtà stati utilizzati "anche per scopi commerciali". Cosa che prefigurerebbe una violazione delle norme Ue sulla concorrenza e il mercato unico. Se così fosse - spiegano in Commissione Ue - il rischio per l'Italia è quello di dover recuperare tutti gli aiuti erogati (si parla di miliardi di euro). Tranne quelli eventualmente concessi prima della entrata in vigore del trattato della Ue.