Unicredit, 4700 esuberi e Gheddafi primo azionista

Economia
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In vista della Banca Unica trattativa con i sindacati al via da settembre. Il fondo sovrano della Libia diventa il primo socio dell'istituto di piazza Cordusio con il 7% delle azioni

È di 7.200 il totale degli esuberi previsti dal piano UniCredit varato in vista della nascita della Banca Unica. Numero questo che però verrà portato, come indicato dal gruppo, a 4.700 grazie al riassorbimento di circa 2.500 dipendenti attraverso diversi strumenti, tra cui la “mobilità mansionistica e o territoriale”. Dal documento consegnato dalla banca alle sigle sindacali emerge che le uscite stimate sono infatti 7.200, di cui 5.100 dal cosiddetto Bancone, 700 dalle aree fuori perimetro (UniCredit Real Estate, il back office di Ucbp e il centro informatico Ugis) e 1.400 dalle strutture di governo (uffici di direzione).

La partita sugli esuberi tra UniCredit e sindacati si giocherà nell'individuazione di 4.100 lavoratori del gruppo di Piazza Cordusio. Lo riferiscono fonti sindacali con numeri alla mano, ricordando che la trattativa sarà formalmente aperta dal 10 settembre. In ambienti vicini alle sigle sindacali ricordano inoltre che che attualmente all'interno del gruppo UniCredit potrebbero avere i requisiti per la pensione circa 1.400 dipendenti. Al tempo stesso, precisano, su una base complessiva di 7.200 esuberi stimata dalla banca sarebbero già stati individuati complessivamente 3.100 dipendenti che si avvierebbero all'uscita: 2.500 dai precedenti piani (tra cui Capitalia) e 600 tra coloro che non sono entrati nel Fondo di solidarietà volontario di settore il primo luglio di quest'anno. Tirando le somme, quindi, il grosso della trattativa si incentrerà nell'individuazione dei 4.100 dipendenti restanti.

“L'attivazione del piano di ristrutturazione consentirà di compensare parzialmente le crescite inerziali di costo attese per il 2013 generando un risparmio atteso di circa 422 milioni di euro sul totale costi operativi”. Questa azione consentirebbe di mantenere bloccati, per il triennio 2011-2013, i costi del personale a 5,1 miliardi di euro, evitando la proiezione inerziale che stima circa 5,6 miliardi di costi operativi.

Intanto il colonnello Muhammar Gheddafi, padre e guida della Jamahiriya, sale in una delle due grandi banche italiane e una delle maggiori d'Europa. Con l'operazione dello scorso 28 luglio che ha portato la Libyan Investment Authority al 2,075% del capitale di Unicredit, lo Stato libico, di cui Gheddafi resta la guida indiscussa anche se dal 1979 non ricopre cariche formali se non quella di Guida della rivoluzione libica, diventa il primo socio dell'istituto di piazza Cordusio, a parecchie lunghezze dagli altri azionisti.

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