Fiat, operai di Pomigliano denunciano: “Buste paga da fame”

Economia
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Una quattordicesima compresa tra i 60 e i 100 euro, contro i 506 euro dello scorso anno, la tredicesima a rischio, corsi di formazione tassati. I lavoratori dello stabilimento Giambattista Vico lanciano un sos. E il pensiero va a settembre e alla newco

Buste paga alla mano, un gruppo di operai della Fiat di Pomigliano D'Arco ha incontrato i giornalisti davanti allo stabilimento Giambattista Vico per chiedere, attraverso la stampa, una "maggiore sensibilità sull'emergenza economica dei lavoratori" da parte dell'azienda e del Governo. "Marchionne - dice Andrea Allocca, che lavora al reparto logistico di Nola - rivendica la partecipazione 'attiva' degli operai. Dice che noi dobbiamo sentire 'nostra' l'azienda. Abbiamo dimostrato un grande senso di responsabilità, e ci piacerebbe che ci ritenesse parte 'attivà anche in occasione delle divisioni degli utili, per ridare dignità agli operai".

Il gruppo di lavoratori rende noti gli stipendi, e alla voce per la quattordicesima si fa il confronto con gli anni passati: "Ognuno di noi ha percepito dai 60 ai 100 euro di quattordicesima - spiega Giovanni - tranne quei pochi addetti che hanno lavorato di più, e che hanno percepito anche 200 euro. Nulla rispetto agli anni passati, quando a luglio la stessa voce era piena: 506 euro, e in busta paga figurava anche il premio di produzione, e lo stipendio non era quello della Cig straordinaria. Il governo non ha fatto nulla per garantire ai lavoratori un po' di ristoro, e l'azienda si è divisa gli utili da sola".

Gli operai del Vico fanno presente che per loro non è maturata neanche la tredicesima, che scatta se le tute blu hanno lavorato almeno la metà delle ore previste in un mese. "Siamo alla fame - ha affermato Antonio Carotenuto, sposato, 3 figli, l'ultimo dei quali ha solo due mesi - a luglio la mia busta paga è di 478 euro, il mese scorso era di 550, e non ho redditi alternativi a questo. E non ho potuto contare neanche sui corsi di formazione regionale per il sostegno al reddito, in quanto in quel periodo il mio primo figlio, di 10 anni, era ricoverato in ospedale, e mia moglie, incinta, doveva restare a casa con il secondo, di appena 3 anni. Non sono stato agevolato per dover accudire il mio bambino".

Umberto Cesareo, da 21 anni in lastrosaldatura, ha incassato 1.200 euro, "ma con gli assegni familiari", ha sottolineato: "Ho quattro figli e una moglie. E per non aver pagato una mensilità dell'affitto di casa, che ammonta a 450 euro, ora sono in causa con il padrone dell'appartamento, che mi ha intimato lo sfratto". Qualcuno pensa alle ultime vacanze, che risalgono a tre anni fa: "La busta paga era corposa - affermano - e potevamo portare anche i bambini al mare per qualche giorno. Adesso dobbiamo pensare a portare la spesa per dar loro da mangiare. E a settembre ricomincia la scuola, con tutte le spese conseguenti".

I cancelli si riaprono per far entrare un centinaio di addetti alla lastratura. Poi si richiudono e qualcuno pensa a settembre: "Non saremo più del Vico - afferma Gerardo Giannone, rsu Fim - diventeremo operai della nuova società'. Speriamo che almeno i corsi di formazione non saranno tassati come quelli dell'anno passato, che pesano sulla busta paga di questo mese: 400 euro che sono stati tolti dai già magri salari".

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