Pomigliano verso il referendum. Sacconi attacca la Fiom

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I lavoratori della Fiat si preparano a votare martedì per dare il loro appoggio all'intesa che porterà la produzione della Panda nello stabilimento campano. Il ministro del Lavoro: "Se andrà male la responsabilità della Fiom sarà straordinaria"

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I lavoratori della Fiat di Pomigliano si preparano martedì a votare il referendum sull'intesa in base alla quale l'azienda investirà 700 milioni di euro per la produzione della Panda. Intesa che non porta però la firma della Fiom che a due giorni dalla consultazione dei lavoratori non cambia la sua posizione. "Il referendum è una forzatura, un ricatto, per noi non ha valore", è tornato a ribadire il numero uno dei metalmeccanici della Cgil Maurizio Landini.

L'esito del referendum è importante anche perché è in base all'ampiezza del consenso che l'azienda si è riservata di prendere la decisione finale sugli investimenti. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi non nasconde la sua preoccupazione per una decisione che a suo avviso non è affatto scontata: "Sono molto preoccupato circa le possibili decisioni di Fiat", ha sottolineato aggiungendo però che "il governo farà in modo che il gruppo Fiat aderisca a quella ipotesi di investimento". In ogni caso per Sacconi "se questa vicenda dovesse concludersi negativamente la responsabilità che si è assunta la Fiom è straordinaria".

Dure, nei confronti della Fiom, anche le parole del ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta: "Si gioca una partita che va al di là di Pomigliano", che chiama in causa un "sindacato ossessivamente conflittuale, come la Fiom e in parte la Cgil, che vede sempre e comunque il conflitto fra capitale e lavoro. Che la Fiat chieda garanzie per portare le automobili dalla Polonia all'Italia, chieda produttività, coerenza e che si mantengano gli impegni, penso sia legittimo. Che il sindacato contratti penso sia legittimo, ma che la Fiom minacci fulmini e saette, conflittualità diffusa è un atto di irresponsabilità”. Brunetta poi, prendendo spunto dalla vicenda, attacca un certo Sud: "Dov'è la società civile in questi territori? E' ora di finirla con questo Sud piagnone".

Landini della Fiom torna oggi a tuonare contro la Fiat e a quello che definisce il "ricatto": "Se passa l'idea che in Italia per fare gli investimenti si possono cancellare la Costituzione, le leggi e i contratti, si va verso un imbarbarimento della società”. E poi aggiunge a chi gli fa notare che la Fiom è rimasta sola: "Non è vero che la Cgil ci ha lasciati soli. Non è corretto dire che la Cgil vuole firmare. Anche la Cgil, come noi, è vincolata da uno Statuto che non può farle accettare restrizioni al diritto di sciopero o sulle malattie".

Intanto a Pomigliano i fautori del sì e quelli del no moltiplicano gli sforzi di persuasione sui lavoratori. Martedì mattina alle 8 si aprono le urne con 5.200 lavoratori chiamati ad esprimersi. Sostenitori e avversari dell'intesa continuano il volantinaggio, mandano sms, invitano i lavoratori a recarsi in fabbrica per il referendum. Intanto in città non si parla d'altro. Neanche la partita Italia-Nuova Zelanda distrae l'attenzione degli abitanti di Pomigliano d'Arco dalle sorti dello stabilimento Fiat. Oggi l'argomento principale nei bar era ancora una volta l'amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne e le formazioni dei sì e dei no a forse uno dei più dibattuti accordi mai sottoposto dalla Fiat ai sindacati per uno stabilimento italiano.

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