Introduzione
Il 1° giugno 2001 Serena Mollicone, 18enne di Arce, nel Frusinate, sparisce nel nulla. Il suo corpo verrà ritrovato due giorni dopo, senza vita, in un bosco della zona. Mani, piedi e bocca legati. Avrebbe dovuto sostenere la maturità di lì a poco.
Anni di indagini non portano a nulla. Prima viene accusato dell'omicidio un carrozziere che aveva dichiarato di averla vista, il giorno dell'omicidio, litigare con un ragazzo. Ma poi viene dichiarato innocente. Nel 2008, un carabiniere di Arce si suicida: pochi giorni prima aveva rivelato agli inquirenti che il 1° giugno 2001 Mollicone era entrata in caserma, ma non ne era mai uscita. Lì - dicono gli inquirenti - è stata uccisa: ha litigato con il figlio del maresciallo dei tempi, Marco Mollicone, che voleva denunciare per spaccio di droga. Lui l'ha colpita, lei è svenuta. Poi è stata legata e i genitori di Mollicone lo hanno aiutato a sbarazzarsi del corpo. Il 12 luglio 2024 arriverà la sentenza d'appello
Quello che devi sapere
Omicidio Serena Mollicone: la storia del caso, dal delitto al processo
- Ventitré anni dopo, la vicenda giudiziaria sull’omicidio di Serena Mollicone potrebbe muoversi verso nuove risposte. È attesa per il 12 luglio 2024 la sentenza del processo di appello per la morte della ragazza, scomparsa il 1° giugno 2001 da ad Arce, nel Frusinate, e poi trovata senza vita due giorni dopo in un bosco in località Fonte Cupa. Aveva mani e piedi legati e una busta intorno alla testa, ferita all’altezza del sopracciglio. Doveva ancora compiere 19 anni. I giudici di secondo grado di Roma dovranno decidere sulle richieste della Procura contro l'ex maresciallo dei carabinieri di Arce Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco: per i magistrati Mollicone sarebbe stata uccisa nella caserma di Arce, dove aveva avuto un litigio con Marco Mottola, che voleva denunciare per spaccio di droga. Imputati anche Vincenzo Quatrale, all’epoca sottufficiale accusato di concorso in omicidio (per cui si chiede l'assoluzione) e l’appuntato Francesco Suprano per favoreggiamento
Per approfondire:
Omicidio Serena Mollicone, chiesti 24 anni per maresciallo Mottola, 22 per figlio e moglie
Il giorno della sparizione
- Serena Mollicone nasce ad Arce il 18 novembre 1982. A crescerla, da solo, il padre Guglielmo, insegnante di una scuola elementare: la madre se ne andò per una grave malattia quando lei aveva solo sei anni. L’estate della sua morte, Mollicone avrebbe dovuto sostenere l’esame di maturità al liceo socio-psico-pedagogico Vincenzo Gioberti nel Comune di Sora. Il 1° giugno 2001 esce di casa per andare all’ospedale di Isola del Liri. In agenda c’era una radiografia ai denti. Poi aveva un appuntamento con il ragazzo che frequentava. Quel giorno non torna a casa. In serata il padre lancia l’allarme e si iniziano a raccogliere informazioni in giro. La proprietaria di un bar assicura di averla vista nel suo locale con altri ragazzi. Il carrozziere Carmine Belli conferma questa versione: ha visto Mollicone davanti a quel bar. Litigava con un ragazzo dai capelli biondi
Il ritrovamento del corpo
- Due giorni dopo, intorno all’ora di pranzo, una squadra della Protezione Civile trova Mollicone. È morta: il suo corpo è dietro un cassone della spazzatura abbandonato, coperto con rami e foglie. Del nastro adesivo tiene chiusa la sua bocca. Scotch e fil di ferro le legano mani e piedi. Si ipotizza una morte per asfissia, che verrà poi confermata dall’autopsia. Nei pressi, i suoi libri di scuola
Il mistero del diario e del cellulare
- Prima che venisse trovata la salma, il maresciallo Franco Mottola aveva bussato a casa Mollicone. Lì aveva preso il diario della vittima. Emergerà negli anni a venire che nei verbali ufficiali del diario non c’è traccia. I carabinieri poi tornano nell’abitazione della giovane e cercano il suo cellulare - vicino al suo corpo non c’era – senza però trovarlo. Tre giorni dopo quella perquisizione, il cellulare sbuca nel primo cassetto del comodino in camera della ragazza. Attira l’attenzione un contatto in particolare, quello denominato in rubrica “Diavolo” (con il numero 666). Anni dopo gli inquirenti sosterranno che fosse soltanto un tentativo di depistaggio: chi ha ucciso Mollicone ha creato un contatto falso per far perdere le proprie tracce
Attirare l’attenzione sul padre
- Il 9 giugno 2001 ad Arce si celebrano i funerali della ragazza. Il padre viene prelevato durante la cerimonia. Gli viene chiesto di andare in caserma. Ufficialmente avrebbe dovuto solamente firmare l’atto di ritrovamento del cellulare della figlia, ma quella mossa accese i sospetti sul suo possibile coinvolgimento in quanto successo. Il maresciallo Mottola disse di aver ricevuto l’ordine di portare Guglielmo Mollicone in caserma direttamente dal procuratore di Cassino, Gianfranco Izzo. Lui poi smentì
L’arresto del carrozziere
- Oggi sappiamo che in quel periodo, mentre le indagini giravano a vuoto, c’era chi cercava capri espiatori. Uno di questi fu il carrozziere Carmine Belli: nel 2003 viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Serena Mollicone. Era lo stesso uomo che due anni prima aveva dichiarato di aver visto la ragazza litigare con un ragazzo biondo. Quel ragazzo era Marco Mottola, figlio del maresciallo di Arce. Belli fu dichiarato innocente in tutti e tre i gradi di giudizio, nel 2006. Passò 18 mesi in carcere
La svolta: il suicidio del carabiniere Santino Tuzi
- La procura di Cassino proseguì le indagini. Emerge che Serena Mollicone aveva l’intenzione di denunciare Marco Mottola: spacciava hashish e forse utilizzava come copertura la caserma. Nel 2008 un carabiniere di Arce, Santino Tuzi, si suicida in auto sparandosi con la pistola d’ordinanza. Soltanto pochi giorni prima aveva rivelato agli inquirenti che il 1° giugno 2001 Mollicone era entrata in caserma. Lui però non l’aveva mai vista uscire. Poi ritrattò. Il suo suicidio venne inizialmente attribuito al fatto che avesse un’amante. Si inizia a guardare meglio tra le mura della caserma
I Mottola a processo
- Nel 2011 vengono accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere Franco Mottola, la moglie e il figlio. Il giorno dell’omicidio, Mollicone aveva avuto un litigio davanti al bar con Mottola. Serena avrebbe dimenticato i suoi libri nell'auto del ragazzo. Quindi, si sarebbe recata in caserma, nell'appartamento dei Mottola, per recuperarli. E lì si era riaccesa la discussione, con esito fatale. Quattro anni dopo la Procura di Cassino chiede l’archiviazione: nessuna prova è stata trovata nei loro confronti. Il Gip però si oppone e viene riesumato il cadavere di Serena Mollicone. Viene stabilito che la ferita sulla testa della ragazza è compatibile con un segno trovato sulla porta della caserma. Nel 2020 vengono rinviati a giudizio tutti e tre per la morte della ragazza. Imputati anche il carabiniere Quatrale – che era con Tuzi il 1° giugno 2001 e che lo avrebbe anche istigato al suicidio, altro capo d'accusa nei confronti – e il brigadiere Suprano, per favoreggiamento
L'assoluzione in primo grado
- La tesi è che Mollicone fu colpita dentro la caserma da Marco Mottola. Poi perse i sensi e per lei si aprirono ore di agonia. Poi fu soffocata con il nastro adesivo. Invece che prestarle soccorso, i genitori del ragazzo lo aiutarono a sbarazzarsi del corpo. Prima dell’inizio del processo, Guglielmo Mollicone muore. Era il 31 maggio 2020. La prima udienza si tiene il 19 marzo 2021. Ne seguono altre 46, al termine delle quali – siamo ormai nel 2022 – i pm chiedono 30, 24 e 21 anni di reclusione per Franco, Marco e Anna Maria Mottola, 15 e 4 anni per i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. Tutti assolti. In foto: i Mottola
Il processo d’appello
- Si va in appello. L’accusa chiede una condanna a 24 anni di carcere per l'ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, 22 anni per la moglie Anna Maria e per il figlio Marco. Chiesta anche la condanna a 4 anni per favoreggiamento per Suprano. Si punta invece a confermare l'assoluzione per il militare Quatrale
Per approfondire:
Omicidio Mollicone, chiesta la condanna per la famiglia Mottola
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- Omicidio Serena Mollicone: la storia del caso, dal delitto al processo
- Il giorno della sparizione
- Il ritrovamento del corpo
- Il mistero del diario e del cellulare
- Attirare l’attenzione sul padre
- L’arresto del carrozziere
- La svolta: il suicidio del carabiniere Santino Tuzi
- I Mottola a processo
- L'assoluzione in primo grado
- Il processo d’appello
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