Omicidio Serena Mollicone, la storia del caso: dal delitto al processo

Cronaca
Ansa/Ipa

Introduzione

Il 1° giugno 2001 Serena Mollicone, 18enne di Arce, nel Frusinate, sparisce nel nulla. Il suo corpo verrà ritrovato due giorni dopo, senza vita, in un bosco della zona. Mani, piedi e bocca legati. Avrebbe dovuto sostenere la maturità di lì a poco. 
Anni di indagini non portano a nulla. Prima viene accusato dell'omicidio un carrozziere che aveva dichiarato di averla vista, il giorno dell'omicidio, litigare con un ragazzo. Ma poi viene dichiarato innocente. Nel 2008, un carabiniere di Arce si suicida: pochi giorni prima aveva rivelato agli inquirenti che il 1° giugno 2001 Mollicone era entrata in caserma, ma non ne era mai uscita. Lì - dicono gli inquirenti - è stata uccisa: avrebbe litigato con il figlio del maresciallo dei tempi, Marco Mottola, che voleva denunciare per spaccio di droga. Lui l'ha colpita, lei è svenuta. Poi è stata legata e i genitori lo hanno aiutato a sbarazzarsi del corpo. L'11 marzo 2025 la Cassazione ha disposto l'annullamento della sentenza di assoluzione disponendo un nuovo processo d'appello bis, iniziato a ottobre.

Quello che devi sapere

Omicidio Serena Mollicone: la storia del caso, dal delitto al processo

Sono passati 24 anni dall'omicidio di Serena Mollicone, scomparsa il 1° giugno 2001 da ad Arce, nel Frusinate, e poi trovata senza vita due giorni dopo in un bosco in località Fonte Cupa. Aveva mani e piedi legati e una busta intorno alla testa, ferita all’altezza del sopracciglio. Doveva ancora compiere 19 anni. La vicenda giudiziaria è stata lunga e ancora non conclusa. Sono stati imputati il comandante dei carabinieri della stazione di Arce, Franco Mottola, suo figlio Marco e sua moglie Anna Maria. Secondo l'accusa, Mollicone sarebbe stata uccisa nella caserma di Arce. I Mottola sono stati assolti nei processi di primo e secondo grado ma la Cassazione ha stabilito che l’Appello debba essere essere rifatto. La prima udienza si è tenuta il 22 ottobre 2025.

 

 

Per approfondire: Caso Serena Mollicone, la Cassazione dispone Appello bis

Omicidio Serena Mollicone: la storia del caso, dal delitto al processo

Il giorno della sparizione

Serena Mollicone nasce ad Arce il 18 novembre 1982. A crescerla, da solo, il padre Guglielmo, insegnante di una scuola elementare: la madre se ne andò per una grave malattia quando lei aveva solo sei anni. L’estate della sua morte, Mollicone avrebbe dovuto sostenere l’esame di maturità al liceo socio-psico-pedagogico Vincenzo Gioberti nel Comune di Sora. Il 1° giugno 2001 esce di casa per andare all’ospedale di Isola del Liri. In agenda c’era una radiografia ai denti. Poi aveva un appuntamento con il ragazzo che frequentava. Quel giorno non torna a casa. In serata il padre lancia l’allarme e si iniziano a raccogliere informazioni in giro. La proprietaria di un bar assicura di averla vista nel suo locale con altri ragazzi. Il carrozziere Carmine Belli conferma questa versione: ha visto Mollicone davanti a quel bar. Litigava con un ragazzo dai capelli biondi

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Il ritrovamento del corpo

Due giorni dopo, intorno all’ora di pranzo, una squadra della Protezione Civile trova Mollicone. È morta: il suo corpo è dietro un cassone della spazzatura abbandonato, coperto con rami e foglie. Del nastro adesivo tiene chiusa la sua bocca. Scotch e fil di ferro le legano mani e piedi. Si ipotizza una morte per asfissia, che verrà poi confermata dall’autopsia. Nei pressi, i suoi libri di scuola

Il mistero del diario e del cellulare

Prima che venisse trovata la salma, il maresciallo Franco Mottola aveva bussato a casa Mollicone. Lì aveva preso il diario della vittima. Emergerà negli anni a venire che nei verbali ufficiali del diario non c’è traccia. I carabinieri poi tornano nell’abitazione della giovane e cercano il suo cellulare - vicino al suo corpo non c’era – senza però trovarlo. Tre giorni dopo quella perquisizione, il cellulare sbuca nel primo cassetto del comodino in camera della ragazza. Attira l’attenzione un contatto in particolare, quello denominato in rubrica “Diavolo” (con il numero 666). Anni dopo gli inquirenti sosterranno che fosse soltanto un tentativo di depistaggio: chi ha ucciso Mollicone ha creato un contatto falso per far perdere le proprie tracce

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Attirare l’attenzione sul padre

Il 9 giugno 2001 ad Arce si celebrano i funerali della ragazza. Il padre viene prelevato durante la cerimonia. Gli viene chiesto di andare in caserma. Ufficialmente avrebbe dovuto solamente firmare l’atto di ritrovamento del cellulare della figlia, ma quella mossa accese i sospetti sul suo possibile coinvolgimento in quanto successo. Il maresciallo Mottola disse di aver ricevuto l’ordine di portare Guglielmo Mollicone in caserma direttamente dal procuratore di Cassino, Gianfranco Izzo. Lui poi smentì

L’arresto del carrozziere

Oggi sappiamo che in quel periodo, mentre le indagini giravano a vuoto, c’era chi cercava capri espiatori. Uno di questi fu il carrozziere Carmine Belli: nel 2003 viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Serena Mollicone. Era lo stesso uomo che due anni prima aveva dichiarato di aver visto la ragazza litigare con un ragazzo biondo. Quel ragazzo era Marco Mottola, figlio del maresciallo di Arce. Belli fu dichiarato innocente in tutti e tre i gradi di giudizio, nel 2006. Passò 18 mesi in carcere

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La svolta: il suicidio del carabiniere Santino Tuzi

La procura di Cassino proseguì le indagini. Emerge che Serena Mollicone aveva l’intenzione di denunciare Marco Mottola: spacciava hashish e forse utilizzava come copertura la caserma. Nel 2008 un carabiniere di Arce, Santino Tuzi, si suicida in auto sparandosi con la pistola d’ordinanza. Soltanto pochi giorni prima aveva rivelato agli inquirenti che il 1° giugno 2001 Mollicone era entrata in caserma. Lui però non l’aveva mai vista uscire. Poi ritrattò. Il suo suicidio venne inizialmente attribuito al fatto che avesse un’amante. Si inizia a guardare meglio tra le mura della caserma

La svolta: il suicidio del carabiniere Santino Tuzi

I Mottola a processo

Nel 2011 vengono accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere Franco Mottola, la moglie e il figlio. Il giorno dell’omicidio, Mollicone aveva avuto un litigio davanti al bar con Mottola. Serena avrebbe dimenticato i suoi libri nell'auto del ragazzo. Quindi, si sarebbe recata in caserma, nell'appartamento dei Mottola, per recuperarli. E lì si era riaccesa la discussione, con esito fatale. Quattro anni dopo la Procura di Cassino chiede l’archiviazione: nessuna prova è stata trovata nei loro confronti. Il Gip però si oppone e viene riesumato il cadavere di Serena Mollicone. Viene stabilito che la ferita sulla testa della ragazza è compatibile con un segno trovato sulla porta della caserma. Nel 2020 vengono rinviati a giudizio tutti e tre per la morte della ragazza. Imputati anche il carabiniere Quatrale – che era con Tuzi il 1° giugno 2001 e che lo avrebbe anche istigato al suicidio, altro capo d'accusa nei confronti – e il brigadiere Suprano, per favoreggiamento

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L'assoluzione in primo grado

La tesi è che Mollicone fu colpita dentro la caserma da Marco Mottola. Poi perse i sensi e per lei si aprirono ore di agonia. Poi fu soffocata con il nastro adesivo. Invece che prestarle soccorso, i genitori del ragazzo lo aiutarono a sbarazzarsi del corpo. Prima dell’inizio del processo, Guglielmo Mollicone muore. Era il 31 maggio 2020. La prima udienza si tiene il 19 marzo 2021. Ne seguono altre 46, al termine delle quali – siamo ormai nel 2022 – i pm chiedono 30, 24 e 21 anni di reclusione per Franco, Marco e Anna Maria Mottola, 15 e 4 anni per i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. Tutti assolti. In foto: i Mottola

L'assoluzione in primo grado

Il processo d’appello

Si va in appello. L’accusa chiede una condanna a 24 anni di carcere per l'ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, 22 anni per la moglie Anna Maria e per il figlio Marco. Chiesta anche la condanna a 4 anni per favoreggiamento per Suprano. Si puntava invece a confermare l'assoluzione per il militare Quatrale. Il 12 luglio 2024 la corte d'Assise d'Appello di Roma ha confermato l'assoluzione di tutti e cinque gli imputati.

 

Per approfondire: Serena Mollicone, confermata in appello l’assoluzione per tutti e 5 gli imputati

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La Cassazione dispone processo di appello bis

Per i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano (recentemente reintegrato nell’Arma), le sentenze di assoluzione sono diventate definitive nel novembre del 2024. L’11 marzo 2025 i giudici della Corte di Cassazione hanno accolto l'istanza della Procura generale della Corte d'Appello di Roma contro l'assoluzione dei Mottola, gli unici tre imputati rimasti nel procedimento. Con l’annullamento della sentenza di assoluzione è stato quindi disposto un nuovo processo d'appello presso un'altra sezione della Corte d'Appello di Roma. Il 22 ottobre 2025 si è svolta la prima udienza del processo bis.

 

Per approfondire: Omicidio Serena Mollicone, si è aperto il processo d'appello bis per i Mottola

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