Biella, 50 anni fa l’alluvione che fece 72 morti e danni incalcolabili

Cronaca

Domenico Motisi

(Foto archivio Fotogramma)

Nella notte tra il 2 e il 3 novembre del 1968, a causa delle forti piogge, i detriti e il fango devastarono la provincia di Biella: nella sola Valle Strona di Mosso furono 58 i morti. Si trattò di uno dei disastri più gravi nella regione, ma non l’unico

Nella notte tra sabato 2 e domenica 3 novembre del 1968, un’alluvione devastò la provincia di Biella provocando 72 vittime, centinaia di feriti e danni incalcolabili. In quella zona pioveva già da diversi giorni ma fu proprio in quelle ore che si raggiunse il culmine e dalle colline si staccarono frane che portarono a valle case, alberi, detriti e addirittura interi capannoni industriali (DISSESTO DOLOSO: LO SPECIALE).

Distrutta la Valle di Mosso

La zona che maggiormente subì gli effetti dell’alluvione fu senza dubbio la Valle di Mosso, proprio a ridosso del torrente Strona di Mosso. In piena notte caddero oltre 150mm d’acqua, il fiume si gonfiò a dismisura e straripò trascinando con sé intere abitazioni. Furono 58 i morti in questa valle, ma le piene non risparmiarono neppure le valli dell'Elvo, di Sessera e Sesia, inghiottite dalle frane. Oltre allo Strona, furono il Quarnasca e il Ponzone i torrenti che provocarono i maggiori danni trasportando le acque fangose provenienti dal bacino idrografico del Biellese orientale. Come raccontarono diversi testimoni, fortunatamente l’alluvione colpì la zona in una notte tra sabato e domenica: se fosse accaduto durante un giorno lavorativo con le fabbriche in funzione, le vittime sarebbero state migliaia (LA MAPPA DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN ITALIA).

Zona totalmente isolata

Mentre dalle montagne di Bielmonte-Monti Rubello e Rovella si staccavano frane che formavano vere e proprie dighe pronte a esondare, Biella era completamente isolata dai centri collinari: telefoni e telegrafi erano fuori uso e anche l’energia elettrica arrivava a intermittenza. A complicare i soccorsi e i salvataggi anche l’inagibilità di alcune strade: la strada Cossato-Vallemosso era impraticabile, così come quasi tutte quelle interne collinari. Così, i primi soccorsi partiti da Biella non riuscirono ad arrivare nel cuore nevralgico delle zone alluvionate e quando, nella mattinata del 3 novembre, i primi soccorritori raggiunsero la zona, si ritrovarono di fronte a un disastro. Alcuni riferirono che franarono a valle persino i cimiteri e si dovettero recuperare bare e corpi sparsi ovunque.

Un bilancio disastroso

Era il 7 novembre quando i primi mezzi dell'esercito raggiunsero la Valle di Mosso. Soltanto due giorni prima le piogge avevano cominciato a essere meno intense. L’alluvione causò 72 vittime in tutto il Piemonte, 58 nella sola Valle Strona di Mosso, otto a Piedimulera nel Verbano, due a Salussola e quattro nel resto del Biellese-Vercellese. Furono oltre 300 le famiglie che rimasero senza una casa nella valle più colpita. Inoltre, si contarono un centinaio di fabbriche danneggiate, 350 aziende artigiane e 400 commerciali compromesse.

Le altre alluvioni in Piemonte

Dopo quella del 1968 nel Biellese, altre alluvioni hanno sconvolto il Piemonte nei decenni successivi. In particolare, si ricorda quella del 5-6 novembre 1994 che provocò l’esondazione del fiume Tanaro. Furono 70 le vittime in quell'occasione ma si registrarono anche città allagate, ferrovie, strade e ponti spazzati via, case abbattute, aziende distrutte e un’infinità di frane. Sott'acqua finirono Alessandria, Asti, Canelli, Nizza Monferrato, Ceva, Cortemilia, il Canavese e molti altri paesi. Le piene dei fiumi e le frane devastarono la regione, paralizzando il traffico e dando un duro colpo all'economia: si calcolarono danni per l'equivalente di 11 miliardi di euro. I comuni "gravemente colpiti" furono 198, come aveva riconosciuto un decreto del presidente del Consiglio dei ministri. La fase dell'emergenza finì solo il 21 novembre. Il Piemonte avrebbe poi conosciuto altre alluvioni, la più grave nel 2000, quando finirono sott'acqua interi quartieri di Torino, ma non vi furono vittime. Poi quella del maggio 2008, con quattro morti a Villar Pellice, in una casa spazzata da una frana. Infine quella del 2016, una delle più violente iregistrate nella regione, che si verificò tra il 21 e il 25 novembre causando danni su gran parte del territorio, per numerose frane, smottamenti e allagamenti con frequenti esondazioni dei torrenti. In quell’occasione una persona morì a Perosa Argentina, nel Pinerolese, e venne ritrovata solamente dopo alcuni giorni dai Vigili del fuoco nel torrente Chisone.

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