Un bosco urbano per rilanciare il turismo: il modello Riccione

Un polmone verde nel luogo simbolo della “Dolce Vita” Romagnola. Un bosco urbano lineare trasforma Viale Ceccarini a Riccione. Le palme piantate dove finisce la spiaggia si sono aggiunte per un tratto di Viale ai pini, le piante delle origini. Fanno parte di un progetto, con le pavimentazioni di travertino, i nuovi arredi di design e giochi di luce. I lavori dureranno alcuni mesi e stanno ridisegnando il centro della Perla Verde, con la riqualificazione di Viale Ceccarini e del Lungomare del Sole. Qualità dell’accoglienza e sostenibilità sono le idee al centro del cambiamento, per rilanciare soprattutto il sistema turistico che comincia a soffrire. Quest’anno l’Emilia-Romagna e la Calabria sono le regioni più penalizzate dal calo di presenze e di consumi nelle località di mare italiane, una riduzione tra il 20 e il 30% secondo i dati Assobalneari-Federturismo Confindustria. Il Viale più famoso di Riccione, pedonale dal 1989, è di giorno la via dello shopping, delle boutique e dei ristoranti e di notte il cuore della vita notturna. Da oltre un secolo è intitolato alla benefattrice che contribuì alla crescita della città, Maria Boorman Ceccarini. Viale dei Sogni è stata una delle denominazioni precedenti, quasi un segno, se si pensa a quelli che poi furono gli anni riccionesi del boom. Il Viale è forse la parte più profonda dell’identità di Riccione, un’anima oggi ben rappresentata dall’associazione culturale Famija Arciunesa e dal suo Presidente Francesco Cesarini, raccontata nei libri “Da la Viola a Viale Ceccarini” e “Riccione, gli irripetibili Anni ‘60” di Giuseppe Lo Magro. E c’è chi, quegli anni irripetibili, non solo li ha vissuti ma continua a farli vivere. La porta della bottega storica di Arduino Righetti, 83 anni, conosciuto da tutti come Enzo, è una porta del tempo. Da 60 anni il suo negozio di strumenti musicali a pochi passi da Viale Ceccarini è un riferimento per gli artisti italiani, “Da qui sono passati quasi tutti”, dice, “Mina, Gianni Morandi, Bobby Solo, Ornella Vanoni, ma l’elenco è molto lungo. Cantanti e musicisti che si esibivano a Riccione e che poi, spesso, venivano in negozio. Tenga presente che una volta c'erano una ventina di locali da ballo, offrivano musica dal 1 giugno al 30 di settembre tutte le sere. Andavano forte le orchestre, ricordo quelle di Piergiorgio Farina, Lello Tartarino, Andrea Mingardi, Guido Pistocchi. E noi lavoravamo molto anche come servizio di assistenza agli impianti di queste strutture. Ivan Graziani è stato uno dei nostri grandi amici. Tullio De Piscopo, quando è da queste parti passa sempre a trovarci. Edoardo Bennato, si serve da noi da tempo. È venuto l’ultima volta una settimana fa, a prendere delle armoniche. Lui le consuma”. Righetti, lei ha visto crescere Riccione. Come sta cambiando, le piace la nuova Viale Ceccarini? Mi piace. Anche se il restyling non è ancora terminato e lo valuteremo pienamente alla fine. Com’era invece negli Anni ’60? All’epoca, Viale Ceccarini noi lo chiamavamo il parcheggio da 1000 lire. Era aperto alle auto e ci si fermava davanti al Canasta, il locale più famoso. Il parcheggio costava 100 Lire. Però, per far vedere la macchina nuova, si parcheggiava anche dove c'era il divieto. Puntualmente arrivava il vigile, faceva la multa da 1000 Lire. Ma si pagavano volentieri, l’importante era mettersi in mostra. Momenti e personaggi da ricordare? Erano i luoghi a fare la differenza. In Viale Ceccarini c'erano posti unici come il Metropol o il caffè Concerto. Ci incontravi i cantanti. Poi c’era il Canasta, dove ci si dava appuntamento per l'aperitivo. E c’era chi per promuovere questi locali, in competizione tra loro, faceva cose oggi inimmaginabili. Mi dica. C’era un Bolognese, un certo Beppe Brilli. All’epoca, seconda metà dei Sessanta, non esistevano i cosiddetti PR, i ragazzi che fanno pubbliche relazioni e distribuiscono per strada i volantini pubblicitari per conto dei locali. Ma lui già allora faceva qualcosa di simile. Per farsi notare saliva sugli alberi e si metteva a fare l'uccellino, ‘cip-cip-cip-cip’. La gente si divertiva, rideva, gli offriva da bere e lui invitava tutti nel locale che doveva promuovere. Tutto ruotava intorno a Viale Ceccarini? Sì, ricordo a Riccione Domenico Modugno, all’hotel Savioli ha fatto tante serate. C’erano però anche artisti minori. E chi aveva bisogno di farsi vedere, faceva la passeggiata in Viale Ceccarini, perché voleva far sapere che era qui o che avrebbe cantato da queste parti. Quando c’erano delle feste, invece, i grandi nomi facevano in carrozza, a cavallo, la strada dal Grand Hotel al Savioli. Era per tutti una sfilata. Ormai, purtroppo, resta solo il ricordo di hotel come questi che, in molti casi, hanno fatto la nostra storia. Gli hotel della dolce vita riccionese. Dici Riccione e dici discoteche. Sì, anche se oggi ci sono meno discoteche, la vera capitale del divertimento notturno, a mio parere, è sempre stata Riccione, non Rimini. Un pizzico di campanilismo? Rimini è una città con tutte le dinamiche delle città. Noi siamo molto più piccoli. A Rimini trovavi il centro, la zona mare, la periferia, la campagna. A Riccione era tutto concentrato su Viale Ceccarini, qui non ci sono le industrie. Chi faceva qualcosa era bagnino o albergatore o ristoratore. A Rimini adesso hanno fatto il porto nuovo ma allora non c'era, c'erano solo i pescherecci dei marinai che andavano a pescare il pesce. Mentre da noi c’erano i motoscafi di chi voleva farsi notare. Riccione da sempre vive di turismo e ospita bellezza e divertimento. C'era tutto, c’erano la musica dal vivo e le donne. E c’era il mito dei playboy e delle turiste straniere. I playboy si conoscevano. Le turiste erano tantissime. A giugno arrivavano le tedesche, a luglio c'erano le francesi, in agosto le italiane, a settembre tornavano le tedesche. Ma, per noi ragazzi, era maggio il mese più atteso, quello delle svedesi. Arrivavano i pullman dell'agenzia del Club 33. Tutte quelle giovani bionde allora ci sembravano un miraggio. Erano molto avanti, più disinibite, rispetto alle ragazze italiane dell’epoca. Un locale e un episodio particolare che ricorda? Al Bar Canasta. Un giorno, un cameriere che stava servendo ai tavoli viene chiamato da un signore che si era stufato di aspettare ‘Io sono qui da 20 minuti ancora non mi avete servito’ e lui, il cameriere, con grande calma: ‘Guardi signore lei è arrivato subito dopo quel tavolo lì, appena viene il suo turno la serviamo.’ Il cliente piccato gli replica ‘Lei non sa chi sono io.’ E il cameriere a quel punto salta sul tavolino ‘Signore e signori, scusate un attimo, perché questo signore ci deve dire chi è’. E lì è scoppiata la risata. Com’è cambiato il turismo dal suo punto di vista? C’è più maleducazione e vandalismo. Prima non era così, c’era molto rispetto per le persone e per i luoghi. Non si spaccavano i vasi di fiori o non si tagliavano i teli delle brandine, per capirci. Ma sono i tempi che cambiano. Si parla di spiagge meno affollate e prezzi più cari quest’anno. I prezzi non li conosco, però che ci sia meno gente si vede. Basta guardare il parcheggio dell’albergo davanti al mio negozio. Adesso ci sono quattro auto. Si riempie il sabato sera e poi dal lunedì mattina non ci sono più macchine. Io lo vedo da lì. E oggi com’è Viale Ceccarini dal punto di vista dei commercianti? Prima era più riccionese. Conoscevi il titolare del negozio e lui ti seguiva, ti consigliava, ti faceva provare le cose. Adesso sono molti i negozi di grandi firme. A volte restano qualche anno poi chiudono. Ma sono cambiati anche i clienti. Spesso entrano nei negozi, provano i vestiti e poi li acquistano su Internet per risparmiare. Lei ha scritto un libro qualche anno fa in cui racconta la “sua” Riccione. Si intitola ‘Ed io tra di voi’, casa editrice Maestri. È un libro che raccoglie tante fotografie, soprattutto dei gruppi musicali degli anni 60-70, delle band che si sono esibite qui dal Dopoguerra fino all’avvento delle discoteche. ‘Ed io tra di voi’, io che non ho mai suonato, sono cresciuto tra di voi, artisti, che avete sempre fatto musica. È la mia storia, che sfiora quella dei grandi personaggi passati da Riccione. Guardando al futuro, cosa vorrebbe per Riccione? Vorrei che la mentalità della gente cambiasse. Vorrei che i turisti più giovani non venissero qui con la mentalità dello sballo ma con il desiderio di fare una vacanza serena, tranquilla, pacifica e andare al mare. Vorrei si rispettasse un poco di più la città e chi ci vive.

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Flavio Isernia