Fine vita, prima di morire in Svizzera Martina Oppelli ha denunciato l'Asl per tortura

Cronaca
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La 50enne triestina, affetta da sclerosi multipla, ha presentato denuncia contro l’Asugi per tortura e rifiuto di atti d’ufficio prima di accedere al suicidio assistito in Svizzera. A rendere pubblica la denuncia è stato, questa mattina a Trieste, Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni

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Prima di aver avuto accesso al suicidio assistito in Svizzera, Martina Oppelli, 50enne triestina affetta da sclerosi multipla da oltre vent’anni e morta il 31 luglio, ha presentato una denuncia-querela contro l’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina, che per tre volte le aveva negato l’accesso al suicidio medicalmente assistito in Italia. Lo ha annunciato oggi, durante una conferenza stampa a Trieste, Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Coscioni. Oppelli ha contestato due reati principali all'azienda sanitaria: rifiuto di atti d'ufficio e tortura. L’atto è stato depositato tramite la sua procuratrice speciale, l’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni.

I reati contestati all’Asl

Oppelli ha accusato l'Asugi e i medici della commissione di aver rifiutato di svolgere atti dovuti per legge. Come spiegato dall’associazione Coscioni, l’azienda sanitaria in passato le aveva negato la rivalutazione delle sue condizioni di salute, sostenendo che un nuovo esame sarebbe stato un costo inutile per la pubblica amministrazione. Oppelli aveva così presentato un ricorso d'urgenza nel 2024 presso il tribunale di Trieste che aveva ordinato all'azienda sanitaria nuove verifiche. Inoltre, “non le è stato riconosciuto, per oltre due anni, il requisito della “dipendenza da trattamento di sostegno vitale” (uno dei quattro requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale “Cappato-Antoniani” per poter accedere legalmente in Italia al suicidio assistito), nonostante dipendesse totalmente non solo dai suoi caregiver per sopravvivere ma anche dalla macchina della tosse e nelle ultime settimane dal catetere vescicale, disapplicando in tal modo il giudicato costituzionale”. “Secondo Oppelli, inoltre - ha aggiunto l’associazione - l’azienda sanitaria non solo le ha negato un diritto, ma l’ha fatta soffrire inutilmente, causandole danni fisici e psicologici che, per legge, si configurano come una vera e propria forma di tortura. Così ha denunciato di essere stata vittima di un trattamento inumano e degradante da parte delle istituzioni che hanno ignorato le sue sofferenze, constringendola a vivere per anni in una condizione di dolore estremo, aggravata dal rifiuto reiterato e immotivato dell’ASUGI di riconoscerle l’accesso legale alla morte assistita”.

 

Cappato: “Con Martina servizio sanitario non ha fatto suo dovere”

“Seguendo le volontà di Martina, abbiamo agito pubblicamente assumendoci le responsabilità per l’aiuto a lei fornito”, ha dichiarato, oggi a Trieste, Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni e rappresentante legale di Soccorso civile, l'associazione che organizza le azioni di disobbedienza civile per l'aiuto alla morte volontaria e che ha sostenuto Martina Oppelli nel suo viaggio verso la Svizzera dove ha avuto accesso al suicidio assistito. “Questa volta però, con Claudio Stellari, Matteo D’Angelo e Felicetta Maltese, abbiamo deciso di non recarci dalle forze dell’ordine per autodenunciarci, perché la denuncia c’è già, ed è la denuncia di Martina contro uno Stato che l’ha costretta a subire una vera e propria tortura, contro un Servizio sanitario di Regione Friuli Venezia Giulia che non ha fatto il proprio dovere, in linea con le posizioni politiche del Presidente Fedriga in materia”. “Siamo comunque a disposizione di eventuali indagini per fornire tutte le informazioni sull’aiuto prestato a Martina. Proseguiremo con le azioni di disobbedienza civile e per chiedere la calendarizzazione della legge di iniziativa popolare per l’Eutanasia legale”, ha concluso.  L’associazione ha diffuso i nomi delle 31 persone che hanno contribuito alle spese del viaggio di Martina Oppelli in Svizzera, partecipando così consapevolmente all’azione di disobbedienza civile. Tra questi, Felicetta Maltese e Marco Perduca. Altre persone, tra cui Luigi Manconi, hanno invece confermato di volere risultare come soci di Soccorso civile anche dopo essere stati informati dell'aiuto che sarebbe stato fornito a Martina. In tutto le persone coinvolte sono 31.

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