Martina Oppelli ha scelto il suicidio assistito in Svizzera: è morta

Cronaca

La donna triestina era sostenuta dall'associazione Luca Coscioni. Fino alla fine ha chiesto una norma sull'eutanasia. Venerdì in programma una conferenza stampa con gli interventi di Marco Cappato, Claudio Stellari, Matteo D'Angelo e Felicetta Maltese

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Martina Oppelli, 50enne triestina, affetta da sclerosi multipla da oltre 20 anni, è morta questa mattina in Svizzera, dove ha avuto accesso al suicidio medicalmente assistito. Lo rende noto l'associazione Luca Coscioni. Il 4 giugno Oppelli aveva ricevuto il terzo diniego da parte della Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina in merito alla verifica delle condizioni per accedere al suicidio medicalmente assistito. La donna è stata accompagnata in Svizzera da Claudio Stellari e Matteo D'Angelo, iscritti a Soccorso Civile, associazione per le disobbedienze civili sul fine vita di cui è rappresentante legale Marco Cappato.   Per domani alle 13.30 è in programma una conferenza stampa all'Antico Caffè San Marco di Trieste, durante la quale sono previsti gli interventi di Marco Cappato, Claudio Stellari, Matteo D'Angelo e Felicetta Maltese, già imputata in altro procedimento, che ha fornito aiuto.

Una foto di Martina Oppelli, la donna di 49 anni, triestina, affetta da venti anni da sclerosi multipla, 01 luglio 2025.   ANSA/US Associazione Luca Coscioni 
++ANSA - FOTO DA UTILIZZARE SOLTANTO OGGI PER ILLUSTRARE LA NOTIZIA DEL TITOLO. LA FOTO NON PUO' ESSERE VENDUTA, NE' ARCHIVIATA, NE' UTILIZZATA PER ALTRE NOTIZIE+++
Martina Oppelli - ©Ansa

In Svizzera per essere aiutata a morire: 31 persone coinvolte

Secondo l'azienda sanitaria - riferisce l'associazione Luca Cosioni - Oppelli "non era sottoposta ad alcun trattamento di sostegno vitale, nonostante la completa dipendenza dall'assistenza continuativa dei caregiver e da presidi medici (farmaci, catetere e macchina della tosse)". Per questo motivo il 19 giugno, assistita dal team legale coordinato da Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale della Luca Coscioni, la donna ha presentato un'opposizione al diniego, accompagnata da una diffida e messa in mora nei confronti dell'azienda sanitaria. A seguito della diffida, è stata avviata una nuova procedura di valutazione da parte della commissione medica, ma - spiega l'associazione - "Martina Oppelli ha deciso di andare in Svizzera per accedere all'aiuto alla morte volontaria perché era impossibile per lei attendere altro tempo per una risposta: le sofferenze non erano in alcun modo tollerabili". Altre 31 persone hanno fornito aiuto logistico ed economico a Oppelli i cui nomi, conclude la Luca Coscioni, verranno resi noti.

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"Nel vuoto mio appello per una legge in Italia"

Prima di morire, Oppelli ha affidato all'associazione Luca Cosciani il suo appello. "Gentili parlamentari e concittadini tutti - dice la donna in un videomessaggio - non so se vi ricordate di me, sono Martina Oppelli. Più di un anno fa feci un appello a tutti voi affinché venisse promulgata e approvata una legge, una legge sensata che regoli il fine vita, che porti a un fine vita dignitoso tutte le persone, malate, anziane, ma non importa, prima o poi tutti noi dobbiamo misurarci con la fine della nostra vita terrena. Sì, questo appello è finito nel vuoto". Poi ha aggiunto: "Ogni dolore è assoluto e va rispettato", "fate una legge sensata", ha aggiunto. "Ormai due anni fa mi appellai alla sentenza Cappato per poter accedere al cosiddetto suicidio assistito presso l'azienda sanitaria della mia Regione. Per ben tre volte mi è stato negato, benché io ne avessi il diritto, ma chissà, forse non abbastanza. Io non ho tempo per aspettare un quarto diniego, ma anche se fosse un assenso io ero allo stremo delle mie forze. Sono in Svizzera, sì, forse una fuga direte voi, no, è un ultimo viaggio".

"Perché siamo costretti ad andare all'estero?"

Ma perché, si chiede, "perché dobbiamo andare all'estero, perché dobbiamo pagare, anche affrontare dei viaggi assurdi? Io ho fatto un viaggio lunghissimo", "è stato veramente uno sforzo titanico, ma l'ho fatto per avere una fine dignitosa alla mia sofferenza. Io non voglio che questo iter si ripeta per altre persone, non potete rimandarci sempre a settembre, perché ci sono urgenze più grandi". "Sappiate che sono pienamente consapevole che esistono tragedie enormi, genocidi, terremoti, alluvioni - afferma Oppelli - e che magari la misera vita di una singola persona e la sua sofferenza appaiono troppo piccole in confronto a una guerra, ma il macrocosmo è fatto da infiniti microcosmi e ogni microcosmo ha un proprio dolore e ogni dolore è assoluto nel momento in cui viene vissuto e va rispettato". E sottolinea: "Anche noi abbiamo fatto di tutto per vivere, credetemi".    

"Fate una legge che abbia un senso"

"Fate una legge che abbia un senso, una legge che tenga conto di ogni dolore possibile, che ci siano dei limiti, delle verifiche, ma non potete fare attendere due, tre anni prima di prendere una decisione. In questi ultimi due anni il mio corpo si è disgregato, io non ho più forza, perfino i comandi vocali non mi capiscono più. Ho anche il catetere vescicale". Ma "io non sono una macchina, sono un essere umano". "Adesso desidero morire dignitosamente".    "Fate una legge sensata", insiste. "Mettiamo da parte le diatribe politiche, perché non esiste destra o sinistra o centro, siamo tutti esseri umani".

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