Le scuole italiane sono diventate pericolose per i docenti?

Il ministero dell’Istruzione prepara da oltre un anno il giro di vite per chi aggredisce i docenti nelle scuole. La preoccupazione è che, al pari del personale sanitario, i professori siano sempre più vulnerabili dentro alle aule. “Un insegnante e un dirigente scolastico non si toccano, un educatore che lavora per i nostri figli non si tocca”, ha ribadito il ministro Giuseppe Valditara a fine aprile annunciando un nuovo inasprimento di pene. La prima stretta, in realtà, era arrivata nel marzo del 2024 quando la legge Sasso aumentò gli anni di carcere previsti per i reati di aggressione e oltraggio ai danni di insegnanti, dirigenti e personale Ata, istituendo parallelamente un Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico. Ora, Valditara ha presentato un nuovo disegno di legge, di cui non è stato ancora pubblicato il testo, per introdurre l’arresto obbligatorio in flagranza e semiflagranza per chi causa lesioni personali a docenti e personale scolastico. Non solo: nel nuovo Ddl sarà introdotto anche un altro aumento di pene, da 2 a 5 anni, per il reato di lesioni . “Questa decisione completa il quadro normativo avviato un anno fa – spiega l’avvocato Dino Caudullo, presidente della Società italiana di diritto e legislazione scolastica – ma, a parere nostro, l’inasprimento delle pene non è la soluzione. Non è uno strumento adatto per risolvere il problema dell’autorevolezza, in calo, dei docenti”. I numeri delle aggressioni L’avvocato Dino Caudullo si occupa di diritto scolastico da quasi 25 anni e assicura che, da quando ha iniziato a lavorare, i casi di aggressione al personale scolastico sono in continuo aumento: “Venti o trenta anni fa – commenta – erano episodi assolutamente sporadici, non frequenti come adesso”. Eppure, i dati a disposizione del Governo non sono sufficienti a tracciare una tendenza di lungo corso: prima dell’anno scolastico 2022/23, su ammissione dello stesso ministro Valditara, lesioni e violenze non erano neppure conteggiate. “Non c’era questa sensibilità”, ha commentato in un question time alla Camera, presentando la crescita delle aggressioni ai docenti. Nel 2022/23 gli episodi di violenza sono stati 36, nel 2023/24 68 e nei primi tre mesi di quest’anno già 19. Lo scorso anno, nella maggior parte dei casi gli autori delle aggressioni erano familiari degli studenti e, secondo quanto dichiarato da Valditara, “l’aumento delle aggressioni perpetrate dai genitori è pari al 111% in un anno”. Ma le violenze denunciate non sono sufficienti a tracciare i contorni di un fenomeno spesso sommerso. Una misura di quanta violenza si respiri davvero nelle aule italiane la offre un sondaggio richiesto dal Ministero alla società Swg. E l’aumento delle aggressioni, nelle risposte raccolte, è netto. Secondo l’84% degli intervistati gli episodi sono in crescita ovunque, ma le più preoccupanti sarebbero le aggressioni fisiche da parte dei genitori, in aumento secondo l’84% del campione. Seguono le aggressioni online , i danneggiamenti alle strutture scolastiche , le aggressioni fisiche da parte degli studenti e il consumo di droghe . Gli autori, perciò, anche secondo i sondaggi, sono più i genitori degli studenti. “Molto probabilmente il Governo vuole limitare la misura dell’arresto ai genitori – spiega l’avvocato Caudullo – anche se non è chiaro, in assenza del testo del Ddl. Ma l’intenzione del Ministero è di reprimere anche i comportamenti violenti degli alunni, altrimenti si tratterebbe di una riforma incompleta, perché i casi di azioni violente da parte degli studenti non sono isolati”. Questione di dignità Il deterrente proposto da Valditara, secondo il legale esperto di diritto scolastico, non sarà sufficiente a ridurre la violenza in aula. “Nella mia esperienza – confessa – la soluzione non sta mai nell’inasprimento delle pene. Serve rendere ai docenti la dignità che hanno perso agli occhi delle famiglie e degli studenti”. Una autorevolezza che, secondo l’avvocato, passa prima di tutto da un miglioramento delle condizioni economiche e salariali. “Sicuramente questo giro di vite è una operazione a costo zero – commenta Caudullo – ma ad oggi, purtroppo, gli interventi sugli aspetti economici del personale scolastico hanno prodotto risultati minimi. I nostri insegnanti hanno una retribuzione tra le pù basse a livello europeo e, anche per questo, l’autorità e il prestigio sociale dei nostri docenti sono scesi in picchiata”. Un calo di credibilità che riguarderebbe tanto i maestri delle elementari quanto i professori dei licei. Di fronte a voti ritenuti troppo bassi o a note disciplinari, secondo l’esperienza di Caudullo, si sono “impennati” negli ultimi anni i ricorsi e le segnalazioni dei familiari ai dirigenti scolastici. E, nell’occhio del ciclone, finirebbero sempre i docenti. “Molte famiglie si sono rivolte a me per questi motivi – racconta – E la prima cosa che fanno, talvolta anche i presidi, è mettere all’angolo il docente e puntargli l’indice contro, avviando spesso contenziosi legali. Questo è il risultato del calo di prestigio sociale del ruolo dell’insegnante e, per un problema così complesso, la soluzione non può essere un inasprimento delle pene”.

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