Ex Ilva di Taranto, cassa integrazione richiesta per quasi 4mila lavoratori

Cronaca
©IPA/Fotogramma

È stata richiesta la cassa integrazione per 3.926 dipendenti, 3.538 dei quali  provengono solo dallo stabilimento dell’Ex Ilva di Taranto. La replica di Fiom-Cgil: “Non può essere che i lavoratori ancora una volta paghino le conseguenze”

ascolta articolo

Dopo il blocco dell’altoforno 1 dell’ex Ilva per un grave incendio e la conseguente diminuzione della produzione a causa del sequestro della Procura, arriva la richiesta di cassa integrazione da parte di Acciaierie d’Italia, in amministrazione straordinaria. La domanda è stata comunicata ai sindacati e riguarda in tutto 3926 addetti, 3538 dei quali provengono solo dallo stabilimento di Taranto. La mossa arriva a seguito del grave incendio che aveva colpito il 7 maggio scorso l’altoforno 1 dello stabilimento tarantino, a causa dello scoppio di una tubiera: l’incidente aveva indotto la Procura a sequestrare l’impianto, provocando un dimezzamento della produzione. 

La replica del coordinatore nazionale siderurgia per Fiom-Cgil

La risposta della Cgil è stata secca. Il coordinatore nazionale siderurgia per Fiom-Cgil, Luigi Scarpa, ha detto: “La Fiom-Cgil non accetterà percorsi di cassa integrazione senza alcuna chiarezza sulle prospettive future dell'ex Ilva. Non può essere che i lavoratori ancora una volta paghino le conseguenze dell'incapacità di far partire la decarbonizzazione degli impianti. In questo modo si mettono in discussione tutte le tutele salariali, occupazionali e di messa in sicurezza dei lavoratori e degli impianti, che abbiamo conquistato nei precedenti accordi”. Prosegue poi il coordinatore: “Da mesi diciamo che le risorse non sono state garantite in modo sufficiente ad assicurare il piano di ripartenza e ora non può essere che la soluzione sia collocare i lavoratori in cassa integrazione chissà per quanto tempo. Per quel che ci riguarda va contrastato questo percorso unilaterale. Ne discuteremo con i lavoratori e le altre organizzazioni sindacali”.

Il commento del segretario generale della Fiom

Il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, a chi gli chiede se il sequestro dell'altoforno possa compromettere il negoziato per la vendita del siderurgico tarantino, replica: "Non sono al tavolo sul quale commissari e governo stanno negoziando la cessione dello stabilimento attraverso il bando, quello che so è che in questo momento siamo sull'orlo del baratro”.

Leggi anche

Ex Ilva, Urso: “Se si ferma altoforno 1, Taranto finirà come Bagnoli”

Cronaca: i più letti