Proveniente dal quartiere Zen di Palermo e con piccoli precedenti penali, il giovane ha confessato di aver ucciso a colpi di pistola Salvatore Turdo di 23 anni, Andrea Miceli e Massimo Pirozzo di 26 ciascuno, durante una rissa scoppiata lo scorso sabato notte. Dopo aver ammesso i fatti in un primo momento, il ragazzo però si è poi rifiutato di rispondere agli inquirenti, rendendo così le sue dichiarazioni sostanzialmente inutilizzabili
Ci sarebbe una svolta nel caso che ha scosso Monreale. Salvatore Calvaruso, il 19enne palermitano fermato nella notte dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo per i reati di strage, porto abusivo e detenzione illegale di arma da fuoco, ha infatti confessato di aver sparato. Il ragazzo era sospettato di aver ucciso a colpi di pistola Salvatore Turdo di 23 anni, Andrea Miceli e Massimo Pirozzo di 26 ciascuno, durante una rissa scoppiata lo scorso sabato notte. Dopo aver ammesso i fatti in un primo momento, il sospettato però si è poi rifiutato di rispondere agli inquirenti, rendendo così le sue dichiarazioni sostanzialmente inutilizzabili. Sottoposto a provvedimento di fermo da parte della Procura di Palermo, Calvaruso si trova ora nel carcere Pagliarelli di Palermo.
Le dichiarazioni del 19enne
"Le dichiarazioni autoaccusatorie rese dall'indagato appaiono pienamente riscontrate dal contenuto dei filmati di videosorveglianza, acquisiti dagli esercizi commerciali posti nella zona attigua a quella in cui si sono verificati i fatti". È quanto ha segnalato il pm nel provvedimento di fermo di Calvaruso. In sede di interrogatorio il giovane ha detto che nel corso della lite "che ha dato origine alla sparatoria" ha “perso i propri occhiali, nella zona in cui sono avvenuti i fatti". E proprio lì i carabinieri hanno trovato gli occhiali "perfettamente corrispondenti a quelli indossati e utilizzati da Calvaruso come risulta da una fotografia estrapolata dai social". Per il pm "un elemento oggettivo individualizzante che consente di potere ragionevolmente stabilire la presenza dell'indagato sul luogo".
Chi è il presunto killer
Calvaruso proviene dal quartiere Zen uno degli ultimi, grandi quartieri popolari realizzati a Palermo a partire dal secondo dopoguerra, fase in cui la città stava affrontando un'emergenza abitativa per il drammatico numero di case andate distrutte in tutta la provincia durante i bombardamenti del capoluogo, tra il 1940 e il 1943. Il giovane ha piccoli precedenti penali e subito dopo la strage, è emerso, si è disfatto del suo cellulare, probabilmente fatto sparire "in quanto contenente elementi che avrebbero potuto compromettere la sua posizione, in caso fosse finito in possesso dell'autorità giudiziaria", come rilevato dagli inquirenti. Nella sparatoria, come detto, sono rimasti feriti anche un 16enne e un 33enne che, secondo quanto accertato, non avrebbero preso parte alla rissa, ma sarebbero passati sul luogo della sparatoria per caso. I carabinieri del Comando di Palermo, adesso, sono alla ricerca anche di possibili complici di Calvaruso, che sarebbero almeno quattro.
Il reato di strage
La Procura di Palermo contesta a Calvaruso il reato di strage. "Sparando molteplici colpi (sulla base dei rilievi della polizia giudiziaria sono stati rinvenuti più di 20 bossoli), ad altezza d'uomo- si legge nel provvedimento di fermo emesso dalla Procura - (alcuni proiettili hanno colpito delle fiorire alte circa un metro, un altro ha infranto il parabrezza anteriore di un'auto parcheggiata sulla strada) in un tratto di strada molto affollato". Secondo quanto riferito dai testimoni, nella strada della strage erano presenti tra le 50 e le 100 persone. Circostanza che “ha indubbiamente messo a repentaglio l’incolumità pubblica” scrive la Procura nel fermo. "E' stato infatti solo un caso che le persone attinte dai proiettili siano state solo cinque, di cui tre mortalmente, e non si siano invece prodotte invece più vittime", conclude il provvedimento.
La testimonianza di un conoscente
Un conoscente di Calvaruso avrebbe aiutato i carabinieri nell'identificazione del giovane. Come scrive il pm nel provvedimento di fermo "Di assoluta rilevanza sono le dichiarazioni di un particolare testimone”. Il ragazzo ha detto agli investigatori di avere prestato sabato notte il suo scooter a Calvaruso. “All’una e mezza si è presentato a casa mia dicendo che dovevo denunciare il furto della moto in quanto aveva combinato un macello, sparando e uccidendo due persone". Il terzo giovane è morto, infatti, solo ieri mattina in ospedale.
La rissa scoppiata per futili motivi
La rissa di Monreale, come poi emerso, sarebbe scoppiata per un banale rimprovero dovuto all'alta velocità di uno scooter in pieno centro. Pare, infatti, che il giovane fermato insieme con altri giovani andasse veloce tra i tavoli del bar in via D'Acquisto a due passi dal Duomo, con centinaia di persone presenti. Ad un certo punto due cugini, Salvatore Turdo e Andrea Miceli, avrebbero apostrofato il ragazzo alla guida di uno degli scooter. "Ma come guidate? Andate piano, qui è pieno di gente", avrebbero detto. A questo punto è nata una lite a colpi di caschi. Solo qualche istante dopo sono state estratte una o forse due pistole.
