Carceri, cellulari e droga "arrivano dal cielo"

Da una cella del carcere di Borgo San Nicola a Lecce, tra il novembre e il dicembre del 2023, sarebbero partite 3093 telefonate. Sempre lo stesso il telefonista, un detenuto 24enne di origini foggiane, che per 3093 volte in un mese avrebbe composto sempre lo stesso numero: quello della fidanzata. È lo spaccato “romantico” di un’indagine della Procura del capoluogo salentino nella quale sono rimasti coinvolti 23 ospiti della struttura carceraria. Rispondono di “accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione di soggetti detenuti”; migliaia le telefonate “abusive” contestate, per le quali sarebbero stati utilizzati almeno quattro cellulari, con utenze intestate a cittadini stranieri, fatti entrare, illegalmente, nel carcere. Un’indagine, quella della procura salentina, che potrebbe essere ambientata un po' in tutte le strutture carcerarie pugliesi, che da anni convivono, senza riuscire a sconfiggerlo, con il fenomeno dell’ingresso illegale dei telefonini. Complessivamente, nel 2024, ne sono stati sequestrati 500 in tutta la regione, 200 soltanto nel carcere di Foggia. Da qualche anno a questa parte, arrivano con i droni azionati dall’esterno, che recapitano anche pacchi di droga. Un modus operandi ben collaudato, contro il quale, negli ultimi tempi, la polizia penitenziaria sta provando a far ricorso ai Jammer, fucili disturbatori di frequenze che riescono ad intercettare e atterrare il drone. Ma per ogni apparecchio bloccato, ce ne sono diversi altri che riescono a completare la loro missione. I sindacati puntano l’indice contro le carenze del personale, ricordando come spesso i muri di cinta finiscano per non essere adeguatamente presidiati. “Che le carceri italiane siano diventate delle piazze di spaccio per droga e telefonini è un dato ormai acquisito”, dice il segretario nazionale del Sappe Federico Pilagatti, ricordando come il fenomeno andrebbe affrontato soprattutto rafforzando i controlli. “E invece – prosegue Pilagatti - l’Amministrazione penitenziaria ha inteso percorrere una via diversa, aprendo le sezioni detentive con la vigilanza dinamica”. Ci sarebbero ad ogni modo i margini per contrastare il fenomeno, “abbiamo proposto – conclude il segretario del Sappe – di dotare i penitenziari di reti da mettere alle finestre e su tutte le aree all’aperto destinate ai detenuti”. Il Sappe, nei giorni scorsi, ha chiesto anche l’intervento dei prefetti, “perché promuovano un controllo più adeguato all’esterno delle carceri, dove i piloti dei droni, molto spesso, sono liberi di operare”. Sarà difficile, tuttavia, venire a capo di queste situazioni, se prima non si risolverà il principale dei problemi dei nostri penitenziari, che tiene costantemente impegnati gli agenti: il sovraffollamento. La Puglia è una delle regioni messe peggio; da Bari a Lecce, da Taranto a Foggia, passando per Trani, la popolazione carceraria supera abbondantemente la capienza delle strutture, rendendo complicata la convivenza tra i detenuti. È di ieri la notizia dell’ennesimo suicidio, questa volta nel carcere di Foggia. Un uomo di 45 anni, arrivato domenica, si è tolto la vita impiccandosi in bagno. Divideva con altri sette detenuti una stanza che al massimo avrebbe potuto ospitarne quattro.

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