Milano e la Gen Z, un questionario svela le preoccupazioni dei giovani

Come vive la Gen Z a Milano? Quali sono le preoccupazioni e i sogni dei giovani che rappresentano il futuro della città? Nss magazine, attraverso un questionario online sui social della piattaforma, ha cercato di fornire una analisi delle trasformazioni sociali ed economiche che influenzano i giovani. Il paper “Milano, di cosa hai paura?” racconta timori, pressioni e sogni. A rispondere al questionario oltre 1000 persone, la maggior parte tra i 18 e i 25 anni. Il questionario ha puntato l’attenzione sulla percezione e i sentimenti dei giovani. E il risultato è ambivalente: l’85% degli intervistati racconta un aumento delle pressioni sociali e del senso di insicurezza, ma allo stesso tempo oltre il 70% identifica Milano con le opportunità da cogliere. “Il progetto “Milano, di cosa hai paura?”, ci spiega Francesco Abazia, caporedattore di Nss Magazine, nasce dal desiderio di capire cosa è cambiato a Milano dalla pandemia ad oggi. Abbiamo deciso di affidarci ai nostri social perché è il modo più immediato per parlare alla nostra community che è formata principalmente dalla Gen Z. Le domande sono state strutturate per esplorare diversi ambiti, dalle pressioni sociali e l’incertezza sul futuro, alle preoccupazioni legate alla sicurezza, al fine di ottenere una visione delle principali preoccupazioni dei cittadini. I dati raccolti sono stati analizzati quantitativamente, con una particolare attenzione alle differenze tra le diverse fasce demografiche, per evidenziare eventuali tendenze o dissonanze nelle esperienze nelle riflessioni attorno alla città. Il campione che ne emerge è rappresentativo dei diversi gruppi che compongono Milano e immaginano il suo futuro, e include un 40% di individui tra i 18 e i 24 anni, un altro 40,5% tra i 25 e i 35 anni. Ci ha risposto una grande maggioranza di donne e di residenti effettivi della città contro un 16,5% di persone che frequentano assiduamente la città o l’hanno lasciata da poco, contro un 3,9% che non abita in città ma racconta come venga percepita dall’esterno. Il responso è che Milano fa meno paura di altre città ma fa più paura di prima. Per il 51,1% degli intervistati la città è simile alle altre principali metropoli europee e mondiali mentre per il 30% Milano è più pericolosa delle altre città. L’11% non aveva opinioni a riguardo. Ma quando spostiamo l’attenzione sulla percezione del pericolo le cose cambiano: il 52,7% dice di avere più timore sul piano della sicurezza personale, il 24% soffre anche la pressione sociale. Il 15% circa non ha visto cambiamenti significativi.” MILANO E LA GEN Z, LANCINI: LE GRANDI CITTA’ RISENTONO DEL CLIMA INDIVIDUALISTA E PRESTATIVO Abbiamo chiesto di commentare alcuni dei dati emersi dal questionario, a Matteo Lancini, psicoterapeuta e presidente fondazione Minotauro, autore del libro “Sii te stesso a modo mio. Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta” Tra i numeri emersi dal questionario c’è un 76% degli intervistati che associa Milano alle opportunità, il 58,3% alla frenesia, il 42% allo stress. Viviamo in una società dove se non produci e se non performi, non conti nulla. Milano in questo è una società che risente, nonostante gli sforzi e la storia di città accogliente, del generale clima individualista, prestativo e performante. Un aspetto su cui ci dobbiamo soffermare, invece, è aldilà della solidarietà, come fare per rimettere al centro non solo sé stessi, i propri obiettivi e le proprie fragilità, ma un interesse reale per l’altro. Solo guardando ai reali bisogni e al funzionamento dell’altro la relazione è autentica e non di facciata. Ben l’84,4% degli intervistati percepisce un aumento delle pressioni sociali e del senso di insicurezza. Che succede? È una società sempre più individualista, in cui il tema dell’insicurezza sociale e ambientale è amplificato da una insicurezza interna, dove affidarsi all’altro e a una idea di futuro è sempre meno presente nelle generazioni dei giovani. Colpisce anche il dato relativo all’inospitalità abitativa, che, oltre ad essere un fatto concreto, a mio avviso è anche un aspetto che detiene l’idea di avere un luogo dove realizzare il sé e i propri progetti futuri. Come dice un mio giovane paziente: oggi la coppia non conta più, se mai bisogna crearla per dividere il mutuo. Il progetto non sembra più legato alla coppia, stabile e duratura, ma è inteso come mezzo per raggiungere un obiettivo.” Aumentano i casi di ritiro sociale degli adolescenti e dei giovani adulti. Questo può avere una relazione con la paura del mondo esterno? Può avere a che fare con la paura del mondo esterno vissuto come inospitale e poco attento ai bisogni dei ragazzi. Può avere anche a che fare con i bisogni evolutivi attuali e futuri con una scuola inospitale e non adattata ai bisogni evolutivi e futuri delle nuove generazioni di adolescenti. Aumentano quindi gli adolescenti che decidono di ritirarsi, sparire, suicidarsi socialmente, così come aumentano quelli che escono sempre più spesso con in tasca un coltello reagendo in maniera violenta nei riguardi dell’altro. Questo dipende dal carattere e dalle condizioni sociali, ma in ogni caso sono entrambe espressione di disperazione.

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Emanuela Ambrosino