Bologna, blitz contro gruppo neonazi: “Parlavano di uccidere Meloni"

Cronaca

Dodici persone sono finite in carcere nell'ambito dell’inchiesta condotta dalla Digos di Bologna sul gruppo suprematista e neonazista chiamato “Werwolf Division” e, in un secondo momento, “Divisione Nuova Alba”. Il gruppo, secondo gli investigatori, costituiva una sorta di “'cellula organizzata”, già in fase operativa e capace di realizzare anche atti eversivi

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C’erano “il comandante”, poi anche “l'editore” e “l'istruttore”. Questi i ruoli che si erano dati Daniele Trevisani, Andrea Ziosi e Salvatore Nicotra, i tre principali indagati, finiti in carcere insieme ad altre nove persone, nell'ambito dell’inchiesta condotta dalla Digos di Bologna sul gruppo suprematista e neonazista chiamato “Werwolf Division” e, in un secondo momento, “Divisione Nuova Alba”. Il gruppo, secondo gli investigatori, costituiva una sorta di “'cellula organizzata”, già in fase operativa e capace di realizzare anche atti eversivi. Altre 13 persone sono state perquisite. Tra le contestazioni mosse al gruppo c'è la "preparazione di gravi attentati", anche nei confronti del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e di un economista del World Economic Forum, Klaus Schwab.

Il progetto criminale

Secondo quanto emerso, in particolare, l'idea di colpire la premier è stata riscontrata da conversazioni agli atti, risalenti al 2023, nelle quali alcuni degli indagati hanno discusso tra loro più volte di Giorgia Meloni, definendola una "fascista che perseguita i fascisti". Nei dialoghi intercettati si faceva riferimento anche a sopralluoghi nelle aree limitrofe a Palazzo Chigi e a Montecitorio per studiare lo scenario nel quale mettere in atto un possibile attentato. Per il Gip Nadia Buttelli, il progetto eversivo con la presidente del Consiglio nel mirino è stato accompagnato dalla formazione di “guerriglieri” addestrati e formati in un ambiente violento come quello neonazista, con la concreta ricerca di armi su internet, istigando altri nazisti a prepararsi acquistando armi. Le accuse riguardano, infatti, attività di propaganda, proselitismo e predisposizione di azioni violente, come l'epurazione dei traditori del movimento. Anche attraverso l'analisi di gruppi su Telegram, gli inquirenti hanno potuto ricostruire come i membri del gruppo portassero avanti tra di loro idee, tra cui anche la negazione della Shoah, la supremazia della razza ariana e parlassero di un progetto di sovvertimento dell'attuale ordinamento per l'instaurazione di uno Stato etico ed autoritario. L'esempio a cui si ispiravano, è emerso ancora, erano terroristi come Pierluigi Concutelli o Giusva Fioravanti, il modello erano i Nar.

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