A scuola serve un docente che insegni a "stare bene"?

“L’alunno è distratto e disturba”. È una nota sul registro, come tante, che forse nasconde un malessere diffuso in molte aule italiane. La premessa è intuitiva: a scuola gli studenti possono essere tanto tristi, arrabbiati e impauriti quanto altrove. E, quand’è così, imparare è complicato. Perciò, “vogliamo creare ambienti scolastici accoglienti e sicuri. Aiutare gli studenti a migliorare la loro capacità di affrontare i momenti critici e prevenire la violenza a scuola”. Insomma, preoccuparsi di quanto stanno bene più che di quanto hanno appreso, spiega la vicepresidente della Provincia autonoma di Trento Francesca Gerosa. Che ha appena annunciato l’esordio, nelle scuole trentine, del docente Faber. Nomen omen si direbbe, perché Faber è, sì, l’acronimo di Facilitatore del Benessere Emotivo e Relazionale, ma sarà anche l’insegnante che dev’essere l’artefice della soddisfazione personale degli studenti a scuola. Che “non sono scatole da riempire”. “Scherzo sempre con i miei figli – commenta la vicepresidente – ma i social sono la loro nuova Treccani. Le cose sono molto più complicate ora: anche per questo serve fare qualcosa di più nelle nostre scuole per il benessere”. È una sperimentazione, premettono dalla Provincia, ma come funziona? Cosa farà in classe Il Faber sarà un docente già in cattedra nelle scuole trentine. E sarà uno, almeno, per ogni istituto dalle elementari fino alle superiori. Prima di iniziare a lavorare nelle aule come facilitatore del benessere, dovrà sostenere un percorso di “accompagnamento esperto” lungo 27 ore. Ma, assicura la vicepresidente Gerosa, “questa è solo la prima parte del training. Poi continuerà a essere accompagnato anche quando sarà operativo in classe”. Dove avrà il compito di studiare il clima in aula, progettare attività di dialogo con docenti e famiglie e offrire supporto individuale agli studenti. Nei fatti: “Potrà promuovere attività di team building o nuovi lavori da svolgere in rete con gli insegnanti, perché il Faber è rivolto anche al benessere della classe docente”. In realtà si tratta di un “percorso pilota”, che prenderà avvio a febbraio 2025, e gli ambiti d’azione non sono ancora ben definiti. Così come gli orari, eventualmente straordinari, degli insegnanti coinvolti: “Una parte del lavoro ovviamente si svolgerà durante le ore di lezione, ma la progettazione di varie attività potrebbe andare anche oltre alle ore specifiche del docente – ammette la vicepresidente – Perciò andremo in trattativa con i sindacati per un’indennità aggiuntiva ai Faber”. Era già tutto previsto per legge? Il primo distinguo è quello con il ruolo svolto dagli psicologi a scuola. “Il docente Faber non sostituisce lo psicologo – ripete a più riprese Gerosa – che è fondamentale per il benessere degli alunni. Semmai, in modalità diverse, può intercettare alcuni problemi relazionali dei ragazzi, perché è una figura conosciuta da studenti e colleghi dentro all’istituto”. Ma nella sperimentazione trentina non c’è nulla di nuovo. Si potrebbe quasi dire che, nei fatti, il progetto segua le raccomandazioni europee e adempia alle leggi italiane. Le prime sostengono a chiare lettere da anni che “per conseguire risultati positivi a scuola, i bambini e gli adolescenti necessitano di un insieme equilibrato di competenze cognitive, sociali ed emotive”. Le seconde a novembre hanno introdotto nelle scuole “lo sviluppo di competenze non cognitive e trasversali”. Tradotto: empatia, gestione dello stress, consapevolezza di sé e comunicazione efficace sono competenze da insegnare a scuola tanto quanto la traduzione dall’inglese o lo svolgimento di un’equazione di secondo grado. La conseguenza, al di là delle sperimentazioni, è che tutti i docenti saranno – e già sono – obbligati a curare la salute mentale degli studenti. Una sfida per tutti i docenti Anche a questo, in parte, sono rivolti i 60 crediti formativi necessari alle nuove classi docenti per entrare in aula. “Sperimentazioni come quella di Trento sono da sostenere, ma tutti gli insegnanti hanno la responsabilità del benessere emotivo degli studenti”, commenta Cristina Grieco, dirigente e già presidente Indire . “Nell’ultimo liceo che ho diretto – commenta – c’era bisogno dello psicologo ma anche dell’infermiere per le continue crisi d’ansia dei ragazzi. C’è qualcosa che non va”. E, secondo la dirigente, sarebbe l’eccessiva competitività della scuola italiana: “Basta ascoltare gli studenti internazionali che trovano le nostri classi troppo ansiogene”. Anche per questo, si augurano dall’amministrazione trentina, quella del Faber sarà una sperimentazione rivolta a tutta la classe docente: “Tutti gli insegnanti saranno coinvolti dal Facilitatore del benessere, così come gli studenti e le famiglie, deve essere una rete. Col tempo capiremo cosa correggere, ma intanto partiamo”, conclude la vicepresidente di Provincia.

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