L’esame autoptico a Reggio Calabria potrebbe rivelarsi determinante per aiutare a stabilire la causa del decesso. Lunedì si terranno i funerali, la cugina chiede ai cronisti di non presentarsi. Il giovane, lo scorso 20 luglio, era stato coinvolto in un pestaggio da parte di alcuni buttafuori di una discoteca nel Varesotto. In ospedale era stato dimesso e il 5 agosto è morto per un'emorragia cerebrale mentre era in vacanza in Calabria. La famiglia ha denunciato security e sanitari
Si attendono i risultati dell’autopsia sul corpo di Omar Bassi, il ragazzo di 23 anni morto la mattina del 5 agosto, mentre era in vacanza in Calabria, per un'emorragia cerebrale che, secondo i suoi familiari, potrebbe essere stata determinata dalle conseguenze di un pestaggio subito dai buttafuori in una discoteca di Origgio, nel Varesotto il 20 luglio. L’esame autoptico a Reggio Calabria potrebbe rivelarsi determinante per aiutare a stabilire la causa del decesso. Intanto lunedì 12 sono stati fissati i funerali per l’ultimo saluto al giovane. Si svolgeranno alle ore 11, nella chiesa di Sant'Antonio in via Battisti alla Cascina del Sole, frazione di Bollate.
La cugina ai cronisti: “Non presentatevi ai funerali”
Intanto sui social Michelle Sala, cugina di Omar Bassi, ha esortato i giornalisti a non presentarsi il giorno dei funerali: “Quel giorno vogliamo stare in pace. Che nessuno si permetta di avvicinarsi”. La giovane era in discoteca insieme al cugino la sera in cui - afferma la famiglia - fu malmenato dai buttafuori del locale. È sua la testimonianza che ricostruisce il pestaggio, con cinque buttafuori che si sarebbero accaniti sul 23enne. "Spero che da questa storia i buttafuori capiscano che il loro lavoro non è usare violenza, se la loro intenzione è picchiare vadano a fare boxe, il loro lavoro è placare le liti, non massacrare la gente di botte”, ha proseguito.
La testimonianza
Michelle Sala, la cugina di Omar Bassi, in un lungo video su Facebok ricostruisce quanto accaduto la sera del 20 luglio alla discoteca Dolcebeach di Origgio, nel Varesotto, quando il cugino, poi deceduto il 5 agosto, intervenuto in una rissa per difendere il fratello minore Thomas, sarebbe stato picchiato da alcuni buttafuori "con calci e pugni in testa e ai fianchi". "Alcuni familiari hanno provato ad aiutarlo, ma i buttafuori non li facevano avvicinare e hanno detto al fratello 'non ti avvicinare sennò fai la stessa fine’", racconta Michelle, ricordando che poi, la stessa sera, "il papà di Omar ci ha portati al pronto soccorso del Sacco dove c'era tanta attesa e siamo andati via, due giorni dopo però Omar sentiva mal di testa e nausea, allora la mamma l'ha portato all'ospedale di Garbagnate, dove gli hanno fatto la Tac e non è emerso nulla, lo hanno mandato a casa e gli hanno detto di ripresentarsi se aveva mal di testa e nausea, ma Omar stava bene e il 2 sono partiti" per la Calabria. Poi il 5 mattina, mentre era sotto la doccia, il 23enne "si è accasciato a terra e non si è più ripreso, è stato intubato sul posto e portato all'ospedale del paesino dov'erano, che purtroppo non era attrezzato, quindi è stato portato in elisoccorso a Reggio Calabria dove gli hanno fatto una tac con contrasto da cui è risultato che il cervello era pieno di sangue. Poche ore dopo, il 5 agosto, il cuore di Omar ha smesso di battere". Il ragazzo, originario di Bollate, era un donatore di organi, che sono stati donati.
Le denunce
La famiglia di Omar Bassi vuole capire se esista una relazione tra il pestaggio del 20 luglio, la visita al pronto soccorso che non ha evidenziato nulla, con una prognosi di appena 3 giorni, e la morte, avvenuta il 5 agosto. I genitori hanno presentato due denunce: nei confronti del personale della sicurezza del locale e dell’ospedale di Garbagnate, chiedendo alla magistratura di indagare. Si punta a verificare se i medici si siano o meno resi conto della gravità delle sue condizioni. L'avvocato Giuseppe Capobianco, parlando all’Agi, ha spiegato di non avere ancora incontrato i genitori del giovane. "Non ho ancora letto la denuncia presentata dai familiari ai carabinieri" spiega il legale al quale si sono rivolti i genitori. Non è ancora chiaro se a occuparsi della vicenda sarà la Procura di Milano o quella di Busto Arsizio. Dipende da quale eventuale ipotesi di reato verrà individuata. Intanto il locale Dolcebeach ha annunciato sui social - dove tanti hanno chiesto 'Giustizia per Omar' e hanno lamentato il fatto che la discoteca continuasse a restare aperta nonostante la morte del giovane - la chiusura fino a nuova comunicazione, mentre gli amici del ragazzo hanno lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma Gofundme per sostenere la famiglia del 23enne nella sua richiesta di giustizia.