Morta in un dirupo a Ischia, gli inquirenti: "Il compagno ha scelto di non salvarla"

Cronaca
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Il primo sms alle 15.45, l'ultima telefonata alle 21.24 di sabato. A questi messaggi d'aiuto inascoltati diretti all'uomo è seguito il ritrovamento del cadavere, la mattina di domenica 14 luglio. Convalidato il fermo del convivente, Ilia Batrakov, 40enne russo, accusato di maltrattamenti contestati nella forma più afflittiva. Ancora da accertare le cause del decesso della donna

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"Sono caduta... perdonami... aiutami ad alzarmi... con questo mi salvi". La morte di Marta Maria Ohryzko, 32enne ucraina trovata senza vita domenica mattina a Ischia, nella zona del Vatoliere, dopo essere caduta -  fratturandosi una caviglia - in un dirupo il giorno precedente, è stata preceduta da una lunga agonia e da disperate richieste di aiuto al compagno rimaste inascoltate. La scarpata si trova vicino alla roulotte in cui abitava con il convivente, che ha avvisato le forze dell'ordine solo la mattina seguente la caduta della donna.

Il gip Fabio Provvisier ha intanto convalidato il provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Napoli e notificato dai carabinieri di Barano d'Ischia nei confronti del compagno, Ilia Batrakov, 40enne russo, accusato di maltrattamenti contestati nella forma più afflittiva, quella che prevede la morte, e una condanna tra 12 e 24 anni di carcere. Il giudice ha disposto per il 40enne la custodia cautelare in carcere.

I messaggi di aiuto inviati al compagno  

Non è ancora chiaro come la donna sia finita nel dirupo il pomeriggio di sabato. Tuttavia, dalle conversazioni tradotte dal cirillico sul suo telefono e su quello del compagno, è emerso che Ohryzko avrebbe chiesto ripetutamente aiuto e perdono al convivente per ore, senza ottenere risposta. Il primo messaggio, "sono caduta", è stato inviato alle 15.45 di sabato, seguito da altre suppliche fino alle 19.33: "Perdonami per tutto... aiutami per favore ad alzarmi... con questo mi salvi”. Successivamente, ci sono state due telefonate, la prima delle quali alle 21.17 è durata cinque minuti, mentre la seconda, alle 21.24, è rimasta senza risposta. A questi messaggi d'aiuto inascoltati è seguito il ritrovamento del cadavere, la mattina di domenica 14 luglio. Sembra dunque chiaro che il compagno sapesse dove si trovava, ma non ha mosso un dito per aiutarla. Anzi, ha sì, chiamato i carabinieri, ma avrebbe anche cancellato le chat su WhatsApp, che poi l'avrebbero inchiodato.

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L’indagine in corso

Ai carabinieri dell'isola, Emiliano (così il cittadino russo è conosciuto) ha riferito di non ricordare la conversazione con Marta Maria durante l'ultima telefonata. In un secondo interrogatorio, ha dichiarato di essere uscito a cercarla quella notte e di averla trovata ancora viva. “Camminando mi sono accorto di una luce tra la vegetazione e avvicinandomi ho visto che c’era Marta. Si trattava del suo telefono accesso in modalità torcia. Marta sono sicuro fosse ancora viva perché mi ha detto qualcosa. Non ricordo cosa”. Ha raccontato, invece, di ricordare di averle detto che “per la notte lei avrebbe dovuto dormire lì”, perché era “stanco dei suoi comportamenti e volevo farla finita o, meglio, volevo che la relazione avesse fine”.

Morte di stenti

Abbandonata a se stessa, la donna è morta di stenti dopo una lunga agonia. La mattina seguente, Batrakov sarebbe tornato nel punto dove aveva lasciato la compagna la notte precedente, trovandola ormai priva di vita. A quel punto, avrebbe avvisato i carabinieri. Le indagini confermano quindi che nella nottata tra sabato e domenica scorsi l'uomo si è recato nel luogo dove Marta Maria Ohryzko, ancora in vita, era caduta, fratturandosi una caviglia. Ma non l'ha aiutata, non ha chiamato i soccorsi e, anzi, se n'è andato lasciando che morisse da sola. Le cause del decesso verranno alla luce nel corso dell'esame autoptico già disposto dagli inquirenti e previsto per domani. La Procura e i carabinieri sono ancora al lavoro per fare piena luce sulla vicenda e non si esclude che la posizione dell'indagato possa aggravarsi nei prossimi giorni.

Le continue violenze

I comportamenti violenti di Emiliano (così il cittadino russo è conosciuto), nella ricostruzione degli inquirenti, sono da brividi. La storia di Marta Maria è segnata da abusi, aggressioni, maltrattamenti e minacce. Violenze, solo in parte denunciate, che andavano avanti da un paio di anni. Aveva persino tentato di denunciare il compagno, salvo poi ritirare le accuse per proteggerlo. Due episodi in particolare, entrambi avvenuti nel 2022, hanno portato Marta in ospedale.

 

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