Ammaniti: “Inadeguatezza negli adolescenti? I coetanei sono giudici implacabili”

Cronaca
Marianna  Bruschi

Marianna Bruschi

Massimo Ammaniti, psicoanalista e professore onorario di Psicopatologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma, nel suo ultimo libro affronta i paradossi degli adolescenti. Da anni ascolta ragazzi e ragazze, e le loro famiglie, osserva i cambiamenti e i problemi che restano da una generazione all’altra. In questa intervista parte dal titolo del nostro podcast “Generazione anZia”, che unisce la generazione Z e l’aumento e la profondità dell’ansia avvertita dai ragazzi

 

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Si parla di “Generazione ansia”, è una definizione in cui si ritrova?

Un termine che stiamo usando molto è quello di generazione “ansiosa” e sappiamo che le difficoltà di ansia, oppure di depressione o di disturbi alimentari negli ultimi anni sono aumentati notevolmente. Riguardano sia i maschi che le ragazze. 

 

Ma perché i giovani stanno così male?

Una possibile risposta è quella che mi ha dato una madre di un adolescente dicendo che hanno troppe possibilità. E’ una generazione che ha mille possibilità, molto più libera, fa molte più esperienze però deve affrontare “la scelta”. E a volte la scelta crea l’ansia, il dubbio, la paura di non farcela. Però c’è anche un altro interrogativo che è stato posto da vari libri soprattutto negli Stati Uniti negli ultimi tempi, se l’ingresso degli smartphone non possa aver provocato tutto questo, perché questo aumento delle difficoltà inizia dopo il 2010-2012. Può essere, ma non credo che sia l’unica spiegazione. Può sicuramente aver dato un contributo, ma i problemi credo siano un po’ più complessi.

 


Negli adolescenti scatta un senso di inadeguatezza: questo continuo bisogno di piacere agli altri è legato solo al mondo dei social?

Ogni adolescente deve fare i conti con il senso di inadeguatezza, il dubbio di potercela fare, di sapersi presentare agli occhi soprattutto dei coetanei, molto meno dei genitori e degli insegnanti. Devono mostrarsi in grado, essere competenti, sapersi far valere, sapere affrontare le situazioni e a volte il gruppo dei coetanei è un gruppo molto critico, molto intollerante, per cui l’adolescente che entra in un gruppo deve continuamente fare i conti con i propri coetanei, che spesso sono dei giudici implacabili.

 

Per i giovani oggi tutto è performance: la scuola, la famiglia, le relazioni. Come possono desiderare qualcosa di diverso, soprattutto rispetto alle aspettative degli altri?

Io credo che gli adolescenti, oltre al rapporto con gli altri, abbiano bisogno di dimostrare a sé stessi di essere in grado di farcela, di raggiungere certi risultati. Questo vale con i genitori che fanno pressione, vale con gli adolescenti che li guardano, li scrutano, cercano di valutare le loro prestazioni, le loro capacità. Io l’ho osservato varie volte nel gruppo classe: i coetanei sono sempre molto attenti e quando un ragazzo, una ragazza, si deve esporre, si deve far valere, spesso ha paura di questo giudizio. 

 

Le aspettative pesano sulla loro quotidianità, sulle scelte per il futuro?

Esiste una categoria di adolescenti - perché poi l'adolescenza non è uguale per tutti - che già si proietta nel futuro. Vorrebbero, finita la scuola superiore, ottenere l’accoglimento da parte di buone università e fin dagli anni del liceo si preparano per tutto questo. Per cui il tema della performance è importante ma è anche fonte di ansia, di paura di non farcela, di non raggiungere l’obiettivo desiderato. 

 

Nel suo ultimo libro “I paradossi degli adolescenti” pone l’attenzione sulla solitudine dei ragazzi. Cosa provano? E verso cosa li porta questo sentirsi soli?

Durante l'adolescenza uno dei primi passi è il distacco dal mondo dell'infanzia, dal rapporto con i genitori, dai riferimenti del passato che davano sicurezza. Per cui ogni adolescente, sia ragazzo che ragazza, deve affrontare il senso della perdita e legato alla perdita c’è anche il senso della solitudine. Questo è un tema che a volte può generare la paura di essere solo, di non trovare amici, di non trovare una relazione sentimentale e di fronte a questo spesso l’adolescente si ritira nella propria stanza, nel proprio bozzolo, per paura di confrontarsi con gli altri.  Aggiungerei un’altra cosa. Ci sono ricerche recenti che hanno messo in luce che a volte ci sono anche degli aspetti biologici che influiscono sul senso di solitudine: ossia noi sappiamo che esiste un neuro ormone che si chiama ossitocina che è l'ormone dell’amore, dell’amicizia e soprattutto nelle ragazze - che avvertono di più il senso di solitudine - c’è come una difficoltà proprio biologica a cogliere e captare l'ossitocina. A volte quindi nella solitudine non solo ci sono aspetti psicologici ma anche biologici.

 

Lei parla di “genitori elicotteri”, di adulti che in fondo sono ancora adolescenti. Cosa devono fare davanti al disagio dei loro figli?

Le difficoltà degli adolescenti sono una faccia del problema, l'altra faccia sono le difficoltà dei genitori che devono fare i conti con l'adolescenza dei figli, i momenti di crisi, la solitudine, l’ansia e così via. E spesso i genitori reagiscono a questo cercando di essere sempre presenti, li chiamiamo “genitori elicotteri” che stanno lì, verificano dove vanno i figli: è quella che viene chiamata “iper protettività” e questo può interferire con il bisogno che hanno i figli di essere autonomi, di mettersi alla prova, di correre anche dei rischi. I genitori devono accettare certi rischi nell’autonomia dei figli perché tenerli troppo legati a sé sarebbe un rischio ben peggiore.

 

Lei lavora da tanti anni con gli adolescenti. Cosa è cambiato e cosa no in questi ragazzi?

Certi temi non sono cambiati, ad esempio il cambiamento del corpo, il corpo che matura. Ragazzi e ragazze si devono confrontare sul fatto che l’immagine di sé e del proprio corpo si trasforma, devono far propri i cambiamenti del corpo e saperli integrare nell’immagine di sé. Non è facile. E’ il motivo per cui ci possono essere disturbi alimentari. Anche il tema della sessualità non è cambiato. Quantunque siano abituati ad andare nei siti pornografici, la sessualità, l’intimità fisica e affettiva sono fonte di ansia. 

 

Cosa osserva di diverso invece?

Quello che è cambiato molto è il fatto che prima la vita sociale degli adolescenti si verificava soprattutto in famiglia, o in un ambiente vicino ad essa. Oggi c’è il gruppo dei coetanei che ha cambiato profondamente la vita degli adolescenti, il gruppo è importante perché consente il distacco dai genitori e dall'infanzia, ma il è anche molto competitivo, può sottoporre l’adolescente al rischio di essere rifiutato, di essere messo ai margini. Tutto questo si è accentuato con i social network e questo è uno scenario molto diverso. Mentre prima l'adolescenza aveva un baricentro soprattutto collegato alla famiglia oggi si è spostato tutto sul gruppo dei coetanei che è uno spazio in cui l’adolescente deve mettersi alla prova e maturare la propria identità. 

 

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