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Inchiesta Liguria, la Procura sull’interrogatorio di Toti: “Pm non obbligato a sentirlo”

Cronaca
©Ansa

Dopo le indiscrezioni sulle possibili date dell'interrogatorio chiesto dal governatore ligure, agli arresti domiciliari dal 7 maggio per corruzione, a chiarire la situazione arriva la precisazione del procuratore capo di Genova: "In questa fase non è più un interrogatorio di garanzia" e dunque il pubblico ministero "non è obbligato a farlo", il presidente "così come qualsiasi indagato può presentare una memoria" o fare "spontanee dichiarazioni al Riesame"

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Dopo giorni in cui si sono rincorse voci e indiscrezioni su possibili date dell'interrogatorio chiesto dal governatore ligure Giovanni Toti, agli arresti domiciliari dal 7 maggio per corruzione, a chiarire la situazione arriva la precisazione del procuratore capo di Genova. Il presidente della Regione, "così come qualsiasi indagato, può presentare una memoria" o fare "spontanee dichiarazioni al Riesame", ha detto. Nelle prossime ore, con una consulenza tecnica irripetibile, verrà effettuata la copia del contenuto dei telefoni e dei dispositivi elettronici sequestrati a Toti e agli altri indagati: anche per questo passaggio tecnico i tempi per l'interrogatorio del governatore si potrebbero allungare. Fino a lunedì alle 23.59 gli indagati, Toti compreso, avranno tempo per presentare ricorso al Riesame sulle misure cautelari: al momento risulta aver presentato appello solo Mauro Vianello, a cui è stata applicata la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l'attività imprenditoriale e professionale. Intanto, i pm di Genova hanno fatto sapere che riascolteranno, forse già da lunedì, il file della registrazione dell'interrogatorio di Roberto Spinelli, figlio di Aldo, e in particolare le parole trascritte come "finanziamenti illeciti". Il figlio dell'imprenditore, con una comunicazione dei legali, ha sostenuto di aver detto invece "finanziamenti leciti". Per gli inquirenti al momento fa fede la trascrizione effettuata e, comunque, hanno spiegato questo aspetto non cambia il quadro per l'imputazione di corruzione anche a carico del governatore.

La procura e l’interrogatorio a Toti

Riguardo all'interrogatorio di Toti, dalla procura hanno spiegato che "in questa fase non è più un interrogatorio di garanzia" e dunque il pubblico ministero "non è obbligato a farlo". Sempre in via generica, ha detto ancora il procuratore, "l'indagato che decide di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip, può fare dichiarazioni spontanee. Anche al Riesame e se c'è urgenza può presentare memorie". L'unico momento in cui la procura è obbligata a interrogare l'indagato "è nella fase della chiusura indagini". In tutte le altre fasi, "è una decisione del pm sul se e sul quando".

Bucci preme per farsi ascoltare

Intanto chi preme per farsi ascoltare dagli investigatori è anche il sindaco di Genova Marco Bucci, più volte intercettato, in particolare nella vicenda del rinnovo della concessione a 30 anni per il Terminal Rinfuse data agli Spinelli. Il primo cittadino ha mandato una mail al procuratore capo spiegando di mettersi "a disposizione dei magistrati". Nei giorni scorsi Bucci aveva detto ai cronisti: "Non mi pento di nulla... Forse di qualcosina sì, ma me lo tengo per me. Anzi lo dirò ai pm". Non è ancora stato deciso quando verrà sentito. 

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Le presunte pressioni

Invece, è rimasto quasi 5 ore davanti al pubblico ministero Luca Monteverde e al generale della Gdf Andrea Fiducia un altro testimone chiave: Giorgio Carozzi, ex giornalista de Il Secolo XIX membro del comitato portuale in rappresentanza del Comune di Genova. "Non mi sorprendo dello scandalo, sono 50 anni che scrivo di porto", ha detto prima di entrare dai pm. Carozzi si era mostrato in un primo momento contrario alla concessione per 30 anni del Terminal Rinfuse. Con lui avevano espresso perplessità anche l'avvocato Andrea La Mattina, che nel board rappresenta la Regione, e l'ex presidente dell'autorità portuale di Savona Rino Canavese. Secondo l'accusa ci sarebbero state pressioni affinché votassero a favore. La Mattina e Carozzi poi cambiarono il loro voto mentre Canavese fu l'unico a opporsi. Carozzi, davanti al pm, pare abbia chiarito con dettagli la vicenda e avrebbe confermato di aver subito pressioni per cambiare idea e votare a favore della proroga della concessione trentennale al gruppo Spinelli del Terminal Rinfuse. "Ho votato in scienza e coscienza in base a cinque considerazioni che ho fatto, nessuno mi ha fatto pressioni, se c'è qualcun altro che le ha fatte a qualcuno non era un problema mio", ha detto all'Ansa Carozzi. "Non posso dire nulla di quello che ho detto ai pm - ha spiegato - dico che dagli atti emergono ricostruzioni approssimative".

Nuovi dettagli

E dai verbali emergono ancora nuovi dettagli. Da un lato le dichiarazioni di Roberto Spinelli, imprenditore figlio di Aldo che ha rivelato come avesse più volte pensato a un "amministratore di sostegno" per l'anziano genitore. "Toti chiamava mio padre, faceva delle sceneggiate perché voleva finanziamenti", ha anche detto. È questo il passaggio che i pm riascolteranno: nel verbale, infatti, è stato trascritto "finanziamenti illeciti", mentre secondo gli avvocati Spinelli ha detto "leciti". I legali dell'imprenditore, gli avvocati Sandro Vaccaro e Andrea Vernazza, hanno depositato ieri una precisazione al gip dopo aver letto il documento. Dall'altro lato ci sono le frasi di Ilaria Cavo, deputata e giornalista, sentita come persona informata dei fatti. "Avvisai il presidente che i fratelli Testa non mi piacevano", sarebbe stata la sua dichiarazione al pubblico ministero Federico Manotti. I fratelli Testa, Angelo Arturo e Italo Maurizio, sono indagati per voto di scambio aggravato dall'aver agevolato la mafia. Oggi, in una nota, Cavo ha chiarito: "I virgolettati che mi vengono attribuiti da giorni su agenzie e quotidiani, riferiti a una testimonianza che per sua natura è secretata, non sono stati da me riferiti agli organi di stampa. Si tratta di riassunti o di estrapolazioni e ricostruzioni di stralci decontestualizzati di un verbale che portano a una ricostruzione parziale e incompleta, peraltro con alcune affermazioni a me attribuite che non corrispondono al vero".

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