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Morta Bice Gullotta, l'anziana che era fuggita da una Rsa di Faenza per rivedere il mare

Cronaca
©Getty

Dopo il tentativo di fuga e una lunga battaglia legale, la donna era appena riuscita a riottenere la sua libertà e a trasferirsi a Roma  

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È morta Salvatrice Gullotta detta "Bice", l'anziana che la primavera scorsa era fuggita dalla casa di riposo che la ospitava a Faenza. Voleva rivedere i luoghi della Riviera dove era stata in vacanza da bambina. La sua storia aveva commosso tanti. "Voglio vivere e morire dove mi pare", diceva ed è morta nei giorni scorsi per un infarto a Roma, dove nel frattempo si era trasferita in un appartamento. A raccontare la sua avventura era stato il Corriere di Romagna. "Conservo con affetto - dice oggi l'avvocato Giuliano Lelli Mami al quotidiano - il ricordo dell'ultima volta in cui l'ho vista quando dopo avermi abbracciato mi ha detto commossa: 'Sono felice: tu sei mio figlio. Ti voglio bene'".

La tentata fuga della scorsa primavera

Ad aprile 2023 viveva in una rsa a cui l'avevano affidata i parenti con cui aveva rotto i rapporti, ma Bice non sopportava più quella vita e aveva approfittato di una distrazione del personale per scappare una mattina dopo colazione, senza dimenticare di prendere con sé l'agendina con indirizzi e numeri salvavita. Un piano ben congegnato dall'anziana, che per anni aveva lavorato come direttrice di un ufficio postale. Aveva preso un treno in direzione Romagna ed era scesa in Riviera per andare a bussare all'Hotel Flora in cui era solita soggiornare nei suoi periodi di vacanza, ma non c’era posto. Dopo essersi rifocillata in un bar, l'81enne si era rivolta alla vicina parrocchia e aveva raccontato il suo malessere, per la permanenza nella casa di riposo, a partire dai pasti con "minestrine annacquate, mele cotte e prosciutto di cent'anni fa" per arrivare agli altri ospiti che di notte "gridano invocando la madre o gli angeli". Ma l'arrivo dei carabinieri aveva messo fine all'evasione della signora Bice.  

La conquista della libertà

"Un'eredità della signora Bice era quella di portare avanti il cosiddetto progetto del telefono argento", cioè un servizio di aiuto e compagnia agli anziani. Lo racconta all'Ansa l'avvocato Giuliano Lelli Mami. “Dopo l'allontanamento si è acceso un interesse mediatico - ricostruisce il legale - e avevamo lanciato un appello per vedere se c'era la disponibilità di affittare un appartamentino. Si è fatta avanti la Comunità di Sant'Egidio di Roma, che ha offerto alla signora prima un un periodo di prova e poi era stato sottoscritto un comodato. Quando aveva visto la casa era entusiasta, soprattutto se la paragonava al posto dov'era prima, dove non si trovava bene". Nel corso delle udienze davanti al tribunale civile di Ravenna, "siamo riusciti ad ottenere la sostituzione dell'amministratore di sostegno ed eravamo riusciti di recente a trasferire la sua residenza anagrafica a Roma", ha continuato. Il prossimo passo sarebbe stata la richiesta di una nuova perizia per la revoca del beneficio dell'amministratore di sostegno.    

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La replica della figlia

"Mia madre, ha vissuto la sua vita in solitudine per suo legittimo desiderio, al momento era seguita scrupolosamente dal suo nuovo amministratore di sostegno e dalla Comunità che l'aveva accolta a Roma. Non era in alcun modo prevista la richiesta di revoca dell'amministratore di sostegno". Lo afferma in una nota Ornella Panciera, figlia di Bice, in replica a quanto detto dal legale della donna. "Mia madre - continua - aveva assoluta necessità di essere seguita da qualcuno che si prendesse cura della sua persona e ne era consapevole".