Caso Ferragni, Balocco a Codacons: “Ecco perché il prezzo del pandoro era più alto”

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Polvere rosa e stencil per le decorazioni. Questi elementi peculiari del prodotto griffato dall'influencer giustificherebbero, stando ai legali dell'azienda dolciaria, un rincaro del 154% del prezzo del pandoro. Il Codacons non ci sta e promette rimborsi ai consumatori

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Il prezzo alto del pandoro Balocco “Pink Christmas” di Chiara Ferragni era giustificato. A dirlo è la stessa azienda dolciaria in una lettera inviata al Codacons che, nel frattempo, ha raccolto le mail dei consumatori per far ottenere loro un risarcimento. Tra denunce e class action, la Balocco ha deciso di rendere pubbliche le sue ragioni, diffondendo quanto scritto all’associazione dei consumatori dai legali dell’azienda. Il pandoro al centro delle indagini aveva infatti degli “elementi peculiari”, come la polvere rosa e lo stencil per le decorazioni, che legittimano il prezzo di 9,37 euro anziché 3,68 del pandoro classico.

Sul pandoro un rincaro del 154%

La lettera, dicono dal Codacons, "ha dell'incredibile". L’associazione prosegue dunque nella sua intenzione di agire "formalmente verso l'azienda nelle opportune sedi civili e penali per far risarcire tutti gli utenti lesi dagli illeciti emersi". L’azienda dolciaria ha giustificato il sovrapprezzo parlando di una "bustina di polvere rosa ed uno stencil in cartoncino alimentare da utilizzare per la decorazione del pandoro". Ma secondo i consumatori questo non è sufficiente per "un rincaro di prezzo al pubblico del +154%". Inoltre Balocco nella lettera ha sostenuto che "né sulla confezione, né sul cartiglio, né tantomeno sul materiale espositivo erano presenti indicazioni relative alla destinazione di una percentuale del ricavato (o di un importo fisso) a favore della ricerca terapeutica", ma questo per i consumatori è smentito dal provvedimento sanzionatorio dell'Antitrust che parla proprio della dicitura sul cartiglio. Inoltre, aggiunge il Codacons, Balocco ha sostenuto "che la campagna natalizia 2022 avviata in collaborazione con Chiara Ferragni "è stata deludente e ha prodotto una perdita in termini di marginalità, motivo per cui nulla è dovuto ai consumatori". 

Chiara Ferragni durante la conferenza stampa per presentare la sua  partecipazione a Sanremo e su una importante iniziativa personale, Milano, 12 gennaio 2023. ANSA / MATTEO BAZZI

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Codacons promette risarcimenti ai consumatori

La risposta del Codacons non si è fatta attendere. "Non possiamo che prendere atto della decisione della Balocco di non voler separare le proprie responsabilità da quelle di Chiara Ferragni, e di farsi carico di tutti i comportamenti scorretti emersi nella vicenda del pandoro-gate. A questo punto - promette l’associazione - agiremo formalmente verso l'azienda nelle opportune sedi civili e penali per far risarcire tutti gli utenti lesi dagli illeciti emersi”.

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Cuneo e Milano: a chi spetta indagare?

C’è poi il nodo della competenza territoriale tra le procure di Cuneo e Milano. Entrambe le città hanno aperto un’indagine ipotizzando l'accusa di truffa aggravata nei confronti di Chiara Ferragni e dell'imprenditrice Alessandra Balocco, ma potrebbe essere il procuratore generale della Cassazione a sciogliere la questione. Da quanto si è appreso, o il procuratore aggiunto milanese Eugenio Fusco o il procuratore di Cuneo Onelio Dodero, per investire il pg in modo che si esprima sulla questione, dovrebbero sollevare un conflitto di competenza. Cosa che comunque non bloccherebbe le indagini. Infatti, mentre va avanti l'attività ispettiva dell'Antitrust anche sull'affaire delle uova di cioccolato di Pasqua, a Milano sono attese le prime convocazione dei testi, tra cui i manager delle società della influencer e dell'azienda cuneese. Tra i parametri per decidere a chi spetta indagare ci sono il luogo dove si è realizzato l'ingiusto profitto e il danno che, in questo caso, è polverizzato in tutta Italia, e come paletto residuale anche quale Procura ha iscritto per prima gli indagati. 

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