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Alberto Scagni stabile dopo il pestaggio. La madre: “In cella scena di una sommossa”

Cronaca
©Ansa

In un post pubblicato su Facebook e condiviso dalla senatrice Ilaria Cucchi, Antonella Zarri, madre di Alberto Scagni assassino della sorella Alice, racconta la sua visita al carcere di Sanremo, dove lo scorso 22 novembre suo figlio è stato brutalmente picchiato. Dopo essere stato operato nella giornata di ieri, l’uomo è in condizioni stabili, anche se la sua prognosi resta riservata

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“Tre ore” in una cella che sembra “quella di una sommossa in 15 metri quadrati”. A dirlo è Antonella Zarri, madre di Alberto Scagni, omicida della sorella Alice e pestato in cella lo scorso 22 novembre, in un post pubblicato su Facebook e condiviso dalla senatrice Ilaria Cucchi. Zarri è andata nel carcere di Sanremo, dove quasi due settimane fa il figlio è stato picchiato selvaggiamente da due compagni di cella. Alberto è stato operato una seconda volta proprio ieri all’ospedale Borea della cittadina ligure: le sue condizioni sono stabili e la prognosi è riservata.

Il racconto

È lungo e articolato il racconto della donna. “La cella è quella in cui è stato massacrato di botte Alberto, mio figlio, davanti alla cella 6, c'è la cella 9. Ci sono tre persone detenute, appena rivolgo lo sguardo, si avvicinano: 'Ci dispiace per quello che è successo, abbiamo chiamato noi, abbiamo cercato di fermarli'. Chiedo quanto tempo è durato, mi rispondono 'tre ore'”, racconta Zarri, che poi evidenzia anche il senso di omertà presente. “I ragazzi nelle celle vorrebbero parlare, ma vengono rapidamente istruiti a non esporsi. Allora parlano gli occhi, tradiscono disperazione, senso di impotenza, sono gli occhi del carcere. La cella è un macello. In un angolo, è rimasta una scarpa di Alberto. Le macchie di sangue sono ovunque. Tavoli e brande, scaravoltati. È la scena di una sommossa, in 15 metri quadrati”. La differenza tra le persone presenti è evidente: da un lato c’è l’umanità dei detenuti, dall’altro la quasi indifferenza delle cariche più alte. “Torno fuori dalla cella 9, chiedo: “Volevano ammazzarlo?”. Un ragazzo si mette la mano sul petto, sottovoce mi dice: “Non lo so, non lo so davvero”. La direttrice ci riceve in sala riunioni. Resta muta, insipida e melliflua, non una parola di rammarico. C'è chi lo chiede per me: "La signora voleva sapere cosa è successo.". "C'è un'indagine in corso", risponde. Sbotto, in modo educato, che la verità si può dire sempre. Sono le mie ultime parole, esco poco dopo senza nessuna risposta”.

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Il fatto

Alberto Scagni è stato condannato a 24 anni e 6 mesi per l’omicidio della sorella Alice, avvenuto nel maggio 2022. Non è la prima aggressione che subisce: lo scorso ottobre, quando era nel carcere di Marassi, a Genova, era stato aggredito dal compagno di cella ed era finito in pronto soccorso dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure in condizioni critiche con contusioni e ferite da taglio. Sembra che l’intenzione dei due aggressori fosse quella di ucciderlo e pare che fossero ubriachi, dopo aver utilizzato l'alcol ottenuto con la macerazione della frutta. “Mio figlio è una vittima dello Stato. Alberto era nelle mani dello Stato e non gli è stata garantita la sua incolumità fisica: ora è un cadavere attaccato a delle macchine. Se gliele staccano, muore”, ha dichiarato la mamma di Alberto.

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