Al Sant'Anna di Pisa i visori contro la violenza sulle donne

Cronaca
Monica Peruzzi

Monica Peruzzi

Il Progetto Engine mette la tecnologia della realtà immersiva al servizio della lotta contro la violenza di genere, in un approccio interdisciplinare della Scuola Superiore Sant'Anna, che crea consapevolezza e fa calare anche gli uomini nei panni di una vittima di molestie.

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Una strada, una ragazza da sola, un uomo la fissa e mentre si avvicina inizia a importunarla. 

"Ciao bella, cosa ci fai tutta sola? Vuoi compagnia?".

E' grande e grosso, molto più di lei. Pericolo, oppressione. Una sensazione vissuta da milioni di donne, un episodio di catcalling, spesso derubricato a complimento, che invece provocano paura, disagio, senso di impotenza.

Con i visori a realtà immersiva del "Progetto Engine", la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha voluto fare un passo in più, nella consapevolezza collettiva di questi fenomeni, e ha messo la tecnologia al servizio della battaglia contro la violenza.

Un modo nuovo, interdiscilinare, di affrontare il fenomeno, e fare cultura.

Mettersi nella posizione della vittima

"La collaborazione con l'istituto di intelligenza meccanica ci è sembrato  un modo innovativo e molto efficace per affrontare il tema e soprattutto per formare i ragazzi, con un approccio sicuramente più efficace, rispetto a una lezione frontale."

spiega la Professoressa Anna Loretoni, Preside della Classe Accademica di Scienze Sociali, componente permanente del Senato Accademico della Scuola e anima di questo progetto. 

"Mettersi, attraverso l’uso della tecnologia, nella posizione della vittima, sentire e capire che cosa la vittima di stalking e Catcalling sperimenta sulla propria pelle, soprattutto per un ragazzo, per un uomo, che non ha mai sperimentato questa cosa, aiuta ad assumere consapevolezza rispetto al tema della violenza e discriminazione. Attraverso la realtà immersiva ci si mette nei panni della vittima, e questo per noi è un plus che ci permette di lavorare in profondità nella presa di coscienza rispetto a questo fenomeno, soprattutto nella parte maschile degli studenti, ma anche del personale della Scuola". 

Un'esperienza virtuale sgradevole quanto quella reale

"Per noi è stata un’esperienza un po’ diversa,  anche proprio per l'importanza di queste tematiche, che ci è molto chiara - racconta Marcello Carrozzino, Ricercatore dell'Istituto di Intelligenza Meccanica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa - Abbiamo cercato di realizzare un applicativo che potesse servire per accrescere la consapevolezza su questi temi, e la realtà virtuale si presta bene perché permette di ricreare situazioni assolutamente realistiche e plausibili,  che vengono vissute come in prima persona e che quindi, proprio per questo, riescono a far provare un’esperienza che può essere, come in questo caso, anche sgradevole, per far comprendere quanto possa essere sgradevole quella reale".

Com'è nato il progetto

Un progetto nato in un Istituto in cui la reggenza è tutta al femminile, dalla Rettrice, Sabina Nuti , la Preo Rettrice, Arianna Menciassi, la coordinatrice del Progetto Stem, Chiara Pucciarello, e la Preside e anima del Progetto Engine, Anna Loretoni.

Una presenza che testimonia quanto l’esserci, soprattutto in percorsi tecnico-scientifici, possa fare la differenza.

"La presenza delle donne nella governance della Scuola Sant’Anna e anche nelle linee di ricerca strategiche della Scuola, ha significato una maggiore attenzione a questi temi - Non solo alla violenza di genere e alle discriminazioni, ma anche al linguaggio inclusivo" - sottolinea la Professoressa Loretoni. "Più donne nei contesti universitari, nella governance delle università, più donne che si occupano dei attività di ricerca, stanno a significare senza dubbio maggiore attenzione al tema della violenza della discriminazione e tutte le tematiche che riguardano le donne. Noi prestiamo grande attenzione  anche al linguaggio dei bandi che facciamo per i concorsi, in modo che sia inclusivo e non discriminatorio, ma anche all’immagine della Scuola, in particolar  modo rispetto alle materie Stem. E' attiva da qualche anno un’iniziativa legata al progetto "Memo", Merito e Mobilità sociale, che cerca di chiamare alla Scuola ragazze nel quarto anno delle superiori da contesti più difficili, si economicamente che culturalmente fragili. Porta queste ragazze alla Scuola e gli fa vivere un’esperienza in anticipo cioè le inserisce nel collegio della Scuola Sant’Anna e queste giovani donne vengono avviate attraverso seminari incontri visite laboratori Ale materie Stem quindi all’ingegneria, la matematica, e questo per far loro capire quante possibilità ci sono in questi percorsi, sai dal punto di vista di crescita personale che professionale". 

L'esperimento

Assumere consapevolezza e prendere parte al cambiamento culturale necessario a liberarci dalla violenza di genere, in tutte le sue forme, passa anche attraverso una biblioteca universitaria, dove una studentessa viene importunata da due ragazzi. Nella realtà immersiva sono proposti tre scenari: indifferenza, solo una ragazza che interviene, tutti intervengono a difesa della studentessa.

"Questo esperimento che proponiamo nella realtà immersiva è una scena che si svolge in biblioteca: una ragazza viene importunata. Abbiamo proposto tre scenari, tre diverse soluzioni, di cui la terza è quella ottimale, in cui tutti stigmatizzano quel comportamento. E' così che pensiamo si debba cambiare il modo di approcciarsi a situazioni come queste. E' così che possiamo fare cultura e convincere il contesto che agire è la cosa giusta da fare".

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