Giornata Mondiale della Gentilezza (che non è sempre gentile)

Cronaca
Domenico Barrilà

Domenico Barrilà

Ecco cos’è veramente gentile, a livello personale, ma anche nella dimensione aziendale e in quella istituzionale, talvolta sedotte dalla foga dell’innovazione, dimenticando il pavimento sul quale essa andrà a posarsi. Per avvedersene basta guardare la punta delle nostre scarpe

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La gentilezza è “gentile” solo se accorcia le distanze tra simili e favorisce il loro positivo annidamento nella realtà. Qui la distanza non è un semplice concetto geometrico, ma qualcosa di più sottile che rivela la nostra intima disposizione verso i compagni di viaggio. Per questa ragione non possiamo confondere la gentilezza con una generica socievolezza, coi sorrisi di circostanza o con l’attitudine a distribuire pacche sulle spalle, semmai essa è figlia di una visione dell’esistenza guidata sulla capacità di “sentire l’altro”, di “ospitarlo” nelle pieghe della propria sensibilità. È la parte visibile della nostra natura profonda, lo scalpello con cui modelliamo ciò che ci sta intorno.

Cos'è veramente gentile?

Partendo da tale premessa, diventa facile capire cos’è veramente gentile, a livello personale, ma anche nella dimensione aziendale e in quella istituzionale, talvolta sedotte dalla foga dell’innovazione, dimenticando il pavimento sul quale essa andrà a posarsi. Per avvedersene basta guardare la punta delle nostre scarpe.

Una coppia di anziani

In ospedale, una coppia di anziani davanti al totem cerca, tra impacci, sconforto, tentativi ed errori, di prendere il numero per l’accettazione. Non basta schiacciare il pulsante, prima bisogna selezionare il tipo di prestazione richiesta, muovendosi tra qualche tecnicismo di troppo. Operazione di modesta difficoltà, eppure faticano, palesemente. Tirano a indovinare, mentre l’ansia cresce, i tentativi pure e il sentimento di inadeguatezza, prodromo di scontentezza e di disagio psicologico, fa carriera senza fatica. Provano un poco di vergogna, perché ostacolano il resto della fila, ma non saranno i soli a vivere quella prova. Non sono più bravo di loro, ma offro lo stesso il mio aiuto e alla fine ce la facciamo. Per la cosiddetta generazione Z e per quella che la precede è acqua fresca, ma per le persone della mia generazione e di quelle attigue, può essere una scalata di quarto grado. Se qualcosa non ti appartiene, perché ti è culturalmente estranea, non manca l’intelligenza ma le pinze giuste, la struttura mentale, e non basta esortare all’impegno, perché la logica che supporta la procedura è aliena.

Rivedo quei signori dopo un’ora circa, stavolta mentre cercano di pagare il ticket a una cassa automatica, un altro totem, la scena è ancora più penosa, direi ai limiti della sofferenza, e si prolunga per diversi minuti, fino a quando si girano verso le persone in coda e, con aria supplichevole, chiedono aiuto.

 

Barriere in comune 

Scene come questa sono la norma. Un signore romano racconta di avere fatto la fila in comune, ma quando è arrivato il suo turno gli è stato detto che poteva pagare solo con carta elettronica. Lui, che non l’ha mai avuta, è tornato a casa frustrato e senza documenti. Non c’era un piano alternativo.

 

Certe procedure di informatizzazione non sono affatto gentili, potrebbero esserlo in astratto o dal punto di vista di chi deve risparmiare sui costi del personale, ma non tengono conto dello scomodissimo ospite che si chiama realtà. Questa dice che l’età media in Europa supera i quarant’anni, 42 per l’esattezza, ciò significa che la maggior parte della popolazione è anziana e, considerato l’allungamento

 

della speranza di vita, non si tratta di un fenomeno che regredirà in poco tempo. Vi sarà un lungo inverno a bassissima intensità di gentilezza burocratica.

 

Non stiamo parlando di marginalità, ma della parte maggioritaria della società, intere generazioni nate e cresciute in un contesto “lento” e ora risucchiate nella trama di Interstellar, sospese tra due mondi estranei, il primo saldamente tridimensionale, dal quale sono stati plasmati, il secondo pieno di trappole virtuali che tuttavia pesano enormemente sulla loro vita reale, ferendola con una certa frequenza e creando un disagio esistenziale che può diventare fonte di rabbia e di risentimento. La collettività non è un’onda, è fatta di corpuscoli.

La tecnologizzazione spinta

Introdurre tecnologizzazioni spinte, quando parti cospicue dei cittadini non possono accedervi, non è un’idea gentile, lo sarebbe in Africa, continente giovanissimo dove l’età media si attesta intorno ai 16 anni. Chiedere di sintonizzare un televisore nuovo o parlare di pagamenti elettronici a chi fatica a capire cos’è un Pin, e che se ne dovrebbe ricordare una decina, significa non volergli bene, non essere gentili ma ostili, ma questo è solo uno dei tanti effetti dei perenni abusi di soggettività con cui tutti i giorni ammorbiamo la vita altrui.

 

L’esatto contrario di quella gentilezza della quale parliamo, dedicandovi pure un’apposita giornata, perché a quegli attempati signori di cui sopra possiamo pure spiegare “con gentilezza” che il mondo adesso va così, ma è come se incontrassimo una carovana di assetati nel deserto e dicessimo ai suoi componenti, con tutta la gentilezza del mondo, che la nostra tanica d’acqua preferiamo tenercela per il radiatore. Non si sa mai.

 

Essere gentili non è mai uno spreco, ma esserlo all’interno di un sistema che non le è, perché non tiene conto della reale composizione del gruppo sociale e dei bisogni presenti nelle sue pieghe o addirittura nella maggioranza dei soggetti che lo compongono, diventa una sorta di meravigliosa copertina di un brutto libro.

La strada del doppio binario

Una strada “gentile” esiste, è quella dei doppi binari, capace di partire dai destinatari, un mondo in cui se ti va di pagare con le banconote o le monetine, non vieni guardato storto e se ti devi prenotare una visita specialistica attraverso la tua cartella sanitaria non ti viene il sospetto di avere dei problemi mentali. Certi cambiamenti non possono essere indotti con forzature cervellotiche, a meno che non decidiamo che esiste un primato della tecnica sulla persona.

 

In questi giorni devo intervenire in diversi posti sparsi per il Paese.

 

Comincio da Arezzo, mi sono appena arrivati i biglietti on line. Frecciarossa Milano-Firenze, poi regionale veloce fino alla meta. Il biglietto Firenze-Arezzo e quello del ritorno contengono la dicitura “Non valido per viaggiare. Per potere viaggiare fai il Check-in attraverso questo link”. Due biglietti, quelli regionali, dal costo unitario di 9 euro e 30 centesimi, che mi costringeranno a una caccia al tesoro perché posso provare a fare il Check-in solo il giorno della partenza. Cioè da mezzanotte a quando mi muoverò da casa, ossia alle otto del mattino.

 

Troppo tardi e troppo presto per disturbare qualcuno competente.

 

Domenico Barrilà, analista adleriano e scrittore, è considerato uno dei massimi psicoterapeuti italiani.
È autore di una trentina di volumi, tutti ristampati, molti tradotti all’estero. Tra gli ultimi ricordiamo “I legami che ci aiutano a vivere”, “Quello che non vedo di mio figlio”, “I superconnessi”, “Tutti Bulli”, “Noi restiamo insieme. La forza dell’interdipendenza per rinascere”, tutti editi da Feltrinelli, nonché il romanzo di formazione “La casa di Henriette” (Ed. Sonda).
Nella sua produzione non mancano i lavori per bambini piccoli, come la collana “Crescere senza effetti collaterali” (Ed. Carthusia).

È autore del blog di servizio, per educatori, https://vocedelverbostare.net/

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