Archeologia, scoperta un'ancora di 200 anni fa al largo del Canale di Sicilia
CronacaMission Skerki è una spedizione che ha portato un gruppo di ricercatori nel Banco Skerki, una zona ancora poco conosciuta del Mediterraneo al largo del Canale di Sicilia. Nell’area si potrebbero trovare specie marine mai studiate e nuovi reperti archeologici
Quella della grotta che custodiva un tesoro antichissimo era ormai diventata una leggenda. Gianfranco Montanti, pescatore ed esploratore subacqueo, aveva visitato quel punto del Banco Skerki, area al largo del Canale di Sicilia, quasi 15 anni fa.
“Gianfranco vive il Banco da più di 30 anni, è stato la nostra guida. Ha tante coordinate segnate sul Gps ma quello dell'ancora era un ricordo del passato, di una cosa che aveva visto solo lui.” racconta Marco Spinelli, documentarista che, insieme al fratello Andrea, biologo marino, ha coordinato Mission Skerki, una spedizione supportata dalla Fondazione Oceanográfic di Valencia, alla scoperta di aree ancora inesplorate del Mediterraneo.
L’idea della spedizione era nata un anno fa, parlando con Gianfranco Montanari di questo luogo a 60 milglia dalle coste italiane e africane.
“Ci chiedevamo se l’ancora esistesse veramente. Dopo tante ore di perlustrazione, l’abbiamo trovata. È stato incredibile perché il Banco è gigantesco, ti perdi davvero.”
Quando si sono immersi, i sub si sono ritrovati in un fondale preistorico, completamente diverso rispetto al resto del Mediterraneo. A venti metri di profondità c’è il buio, solo qualche raggio filtra attraverso le pareti rocciose.
“Accendere le nostre luci e trovare quest’ancora che non era mai stata vista da nessuno se non dalla nostra guida in 200 anni, ci ha lasciato senza parole. Guardavo l’ancora, poi guardavo mio fratello e pensavo ‘ma cosa sta succedendo’.” racconta Marco Spinelli.
Secondo gli archeologi consultati dai fratelli Spinelli, il reperto potrebbe risalire al XIX se non al XVIII secolo. All’interno della grotta, in piedi, vicino all’oggetto alto tre metri e pesante una tonnellata, Marco Spinelli si è sentito parte di una storia più grande, che per un caso è arrivata fino a noi.
“L’ancora ci parla di un naufragio, ci parla di persone magari morte in mare, chissà cosa sarà successo e chissà chi erano, si può ricostruire un pezzo di storia mancante.”
La montagna in mezzo al mare e la“rotta della morte”
Il team di documentaristi e ricercatori è partito da Palermo il 2 settembre, passando per l’isola di Marettimo, per poi trascorrere tre giorni sul Banco Skerki.
Il Banco è in realtà una catena montuosa. Le sue imponenti rocce emergono da una profondità di circa 400 metri fino alla superficie del mare, nel punto zero conosciuto come 'Scoglio Keith', e copre un'area di oltre 500 km quadrati.
“Siamo stati in Sicilia per 12 giorni, abbiamo dovuto aspettare perché le finestre di tempo buono per stare in mare aperto sono poche.” dice Marco Spinelli.
Mission Skerki , continua il documentarista, è stata una spedizione pericolosissima a causa della correnti molto forti che caratterizzano il sito. Il mare può cambiare da un momento all’altro e la zona è conosciuta anche con ‘rotta della morte’.
“Ci troviamo in mezzo alla rotta storica di Roma - Cartagine, per questo motivo il Banco ha affondato migliaia di navi. È in una posizione super strategica, in mezzo al Mediterraneo, da lì passavano cartaginesi, romani, portoghesi, spagnoli, passava chiunque, e un tempo non esistevano i sistemi per rilevare quella montagna che risale.” racconta Spinelli.
Alcune volte però neanche i moderni mezzi tecnologici sono stati sufficienti ad affrontare i pericoli di Skerki. Negli anni Novanta, ricorda il documentarista, “Una nave container, la Marco Polo, è affondata e ci sono ancora resti sott’acqua ma quasi del tutto disintegrati.”
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Un Mediterraneo ancora inesplorato
La missione di settembre 2023 è stata organizzata per comprendere la fattibilità logistica e le potenzialità del sito, in gran parte inesplorato. “I fondali del Banco Skerki, gli animali, gli organismi non sono mai stati documentati se non attraverso qualche ricerca effettuata negli ultimi decenni ma principalmente si è trattato di spedizioni archeologiche" fa notare Spinelli. "La ricerca scientifica, facendo esplorazione subacquea, con immersioni, con le bombole, analizzando campioni, analizzando gli animali, gli organismi non era mai stata fatta.”
Tra le scoperte più emozionanti per i ricercatori c’è stata la rilevazione di alghe brune e rosse “protette”, le laminarie e i sargassi, la cui presenza oggi è accertata solo in pochi siti mediterranei. “La laminaria è unica nel Mediterraneo ma non è mai stata studiata, potrebbe essere anche una nuova specie. Grazie a nuove missioni è possibile che vengano scoperte specie mai viste.”
L’ancora e la sua teca di cristallo
La seconda spedizione è prevista per il 2024, con l’obiettivo di intensificare lo studio specialistico della biodiversità e della storia archeologica di Skerki.
Nel frattempo, l’antica ancora dalla storia ignota rimarrà nella sua grotta. “È impossibile toglierla da lì - dice Spinelli - peserà almeno 800 kili, una tonnellata, è alta tre metri ed è incastrata a 20 metri di profondità.”
L’ipotesi aperta è che sia stata parte di una nave che, dopo aver urtato gli scogli, avrebbe cercato di fermarsi ma l’ancora si sarebbe incastrata nella grotta.
“I galeoni affondati lì col passare dei secoli si sono disintegrati. Si trovano solo detriti, invece quest’ancora è stata conservata in una teca di cristallo per tutto il tempo. È come se fosse in un museo ma rimane lì. Il fatto che sia così lontana e inaccessibile la rende unica. L’abbiamo vista in 4 dopo duecento anni. È difficile trovare qualcosa che non sia stato visto dall’uomo e questa è stata l’immersione più bella della mia vita - conclude Spinelli -. È come aver vissuto in un film di Indiana Jones.”