Entrambi affetti dalla sindrome di Alport, sono stati sottoposti allo stesso intervento a distanza ravvicinata, grazie agli organi ricevuti da due donatori deceduti in Piemonte
Doppio trapianto di reni per un figlio e una mamma a distanza di 24 ore nel reparto di Nefrologia dell'azienda ospedaliero-universitaria di Novara, diretta da Vincenzo Cantaluppi. Entrambi affetti dalla sindrome di Alport, una malattia genetica che compromette le strutture di filtrazione dei reni, i glomeruli, avevano ottenuto la diagnosi dalla Genetica dei trapianti dell'Università di Torino-Città della Salute e della Scienza, diretta dal professor Antonio Amoroso, che è anche il direttore del Centro regionale trapianti Piemonte. Il Centro regionale trapianti ha raccolto prima - da una rianimazione di un ospedale piemontese - la segnalazione di un potenziale donatore deceduto a seguito di un trauma sulla strada e, dopo i test di compatibilità effettuati dall'Immunogenetica delle Molinette, l'organo è risultato idoneo proprio per il giovane paziente.
Entrambi gli interventi a buon fine: i pazienti in buona salute
A distanza poi di neanche 24 ore, il Centro ha raccolto un'altra segnalazione di un altro donatore, deceduto a seguito di emorragia cerebrale in un altro ospedale del Piemonte. Effettuati i test, è risultato compatibile con la mamma. "Entrambi stanno bene e tutto ha ricominciato a funzionare prontamente" ha riferito Cantaluppi. L'intervento è stato un lavoro di equipe della struttura universitaria ospedaliera, che ha coinvolto anche la struttura di Urologia (diretta Alessandro Volpe) e quella di Chirurgia vascolare (diretta da Carla Porta).