Non chiedete mai “quando fai un figlio?”: lo sfogo di Carlotta Perego di Cucina Botanica

Cronaca
Federica De Lillis

Federica De Lillis

Dopo le molte curiosità espresse dai follower su una possibile gravidanza, la content creator e food influencer parla alla sua community per rimarcare quanto certe domande siano inappropriate e non vadano fatte 

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'Ciao Carlotta!!! Hai addosso l’energia della maternità… spero di vedere giusto !!!'; 'Casa nuova, matrimonio, ora quando un bimbo…?'. Sono alcuni dei numerosi messaggi e commenti che i fan hanno rivolto a Carlotta Perego, food influencer che sulla pagina ‘Cucina botanica’, da oltre novecentomila follower,  parla di dieta vegetale. La content creator ha risposto con un post: 

 

“Spero, se siete tra le persone che hanno mai fatto queste domande a qualcuno, di riuscire a mostrarvi un punto di vista diverso e nuovo.
In realtà è molto semplice: voi non potete sapere tutto della mia vita. Né della vita di nessuno. Anche se ogni giorno qui vi racconto molto del mio privato, non potete sapere, ad esempio, se io piango tutte le notti alla ricerca di un figlio che non arriva da anni. Non potete sapere se semplicemente non li desidero perché non mi ci vedo ad essere mamma (e se fosse così, non siate giudicanti, perché si parla della vita di qualcun altro e non della vostra! Ognuno è liberissimo di fare ciò che crede del tempo che ha a disposizione su questa terra). Non potete sapere se io e Simone discutiamo ogni giorno perché uno di noi vuole un figlio e l’altro no. Non potete sapere se c’è stata una gravidanza andata male. Non potete sapere se per qualche condizione di salute non potrò avere figli, né, in tal caso, come vivo questa notizia.” 

Influencer: non più persone ma personaggi di cui vogliamo conoscere ogni dettaglio 

Oltre a consigli e ricette vegane, Perego racconta molto del suo privato sui social con contenuti sul cane Fiocco, sul matrimonio col compagno Simone Secchi, sull’esperienza della prima casa comprata insieme. Ma questo, per i follower, non è abbastanza. 

Secondo la psicologa Martina Ferrari, sui social @instasogno, “I social, come dinamica psichica, ci danno un antidoto alla morte. Tutte queste storie di vite che non sono la nostra, di persone che fanno figli, comprano casa, persone con dei bei capelli, che piangono. Alla fine il tempo scorre veloce, reel dopo reel, storia dopo storia, e facciamo scorrere anche la nostra vita così. Nel momento in cui [i follower] vedono che tu esponi un compagno o una compagna, inizieranno a piovere commenti. È un meccanismo dopaminergico del nostro cervello, il motore della curiosità. È quello che ci fa vedere i film, le serie, ci fa leggere i libri. Qui però è tutto più mediato. Smettiamo di interpretare gli influencer come persone e li vediamo solo come storie. Vogliamo il capitolo successivo, non vogliamo la fine della storia. È come giocare con le bambole: gli influencer smettono di essere persone e diventano personaggi, storie che però rispetto a libri, serie e film sono più reali perché Instagram è tra il reale e il virtuale, quindi la storia è ancora più viva, tutto è ancora più carico, denso di curiosità e sentimenti.”

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Perché 'quando fai un figlio?' è una domanda da non fare 

Facendo queste domande si potrebbe ferire molto profondamente qualcuno. Non è il mio caso, ma potrebbe essere il caso della prossima persona a cui chiederete 'allora, quando arriva un bel bambino?'. Quindi, dato che in questa vita ci sono milioni di argomenti meravigliosi di cui parlare, scegliamone un altro che faccia stare tutti a proprio agio” conclude Carlotta Perego nel suo post.

Tra i primi a commentare c’è la modella e influencer Paola Turani dicendo come per anni le siano arrivati commenti su quando avrebbe avuto un figlio dal marito Riccardo Serpellini “senza nemmeno immaginare le difficoltà che avevamo nell’avere un bambino. Figurati dopo il matrimonio, puoi solo immaginare!”. 

Turani, nel 2020, aveva denunciato attraverso i social quanto fosse frustrante affrontare le impertinenze di molti fan che non riuscivano a capire quanto possano essere irrispettose certe domande nei confronti di coloro che non possono o non vogliono avere figli. 

Un colpo “antropologico” all’equazione donna-matrimonio, casa-figli 

Hai comprato una casa, hai una relazione stabile, hai più o meno 30 anni, quando è che fai un bambino? Tutti se lo aspettano. Se lo aspettano nella vita reale, e sui social se lo aspettano trenta volte di più. A tutto questo si unisce una grande capacità dei content cretors di narrare storie a cui gli utenti si appassionano, storie che non possono che essere una versione semplificata della realtà. “La vita degli influencer non è così come la vediamo ma questo gli utenti non lo sanno” continua Ferrari. 

Si unisce poi la crescente attenzione rivolta ai bambini sui social, tanto da dare vita al controverso fenomeno dello sharenting, la pratica dei genitori che documentano e condividono ogni momento della crescita dei loro figli. 

“C’è poi un altro ordine di complessità: che lei [Carlotta Perego] è una donna. In realtà noi, Millennials e Generazione Z, siamo le prime due generazioni di donne che possono fare della loro vita ciò che desiderano, dal punto di vista di studiare, scegliere se avere o no un compagno, scegliere se fare figli. Prima era scontato: ‘sei femmina, quindi devi procreare perché tu sei il mammifero che ha in sé ovaie e utero’. C’è una base biologica ed etologica, il substrato culturale dove si è andato a costruire e sviluppare il patriarcato è biologico. A livello evoluzionistico noi siamo animali, evoluti, che si raggruppano in società e costruiscono regole culturali. Però, tra natura e cultura intercorre sempre un linguaggio mutuo e reciproco".

Il fattore su cui si può intervenire, dice Ferrari, è il linguaggio. "Attraverso, per esempio, lo studio, con una riflessione più ampia sui fenomeni, senza puntare il dito. In ogni momento della nostra vita noi donne contribuiamo a questo cambiamento, se lo facciamo in modo consapevole, come per esempio ha fatto il post di Cucina botanica, lanciando una battuta gigante di tipo antropologico, quindi una grossisima sfida anche a chi la segue.”

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