Omicidio Tramontano, l'altra fidanzata di Impagnatiello: insospettita da guanti in lattice

Cronaca
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La ragazza, 23enne di origine inglese, è stata ascoltata dai carabinieri il 29 maggio. Grazie al suo racconto, gli investigatori sono riusciti a capire che la vittima non si era allontanata volontariamente. Tra le dichiarazioni, la giovane ha raccontato che Impagnatiello le avesse detto che la 29enne "era bipolare"

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"Con Giulia siamo rimaste a parlare fino alle 18,45 così entrambe ci siamo confidate e abbiamo capito che aveva mentito". È questo uno dei dettagli del racconto dell’altra fidanzata di Alessandro Impagnatiello, una 23enne di origine inglese, collega del barman arrestato dopo aver confessato di aver ucciso Giulia Tramontano, la 29enne incinta scomparsa tra il 27 e il 28 maggio e il cui corpo è stato ritrovato il 1° giugno. La giovane, ascoltata dai carabinieri, ha spiegato che durante l'ultimo incontro avuto con Impagnatiello lui aveva risposto in maniera "evasiva" alla domanda su dove fosse Giulia, che l’uomo aveva definito "bipolare". La 23enne ha poi parlato anche di un finto test del Dna e di aver visto dei guanti in lattice spuntare dallo zaino dell'uomo durante l'ultimo incontro tra i due, dopo la sparizione di Giulia.  Stando a quanto ricostruito, Impagnatiello e Tramontano avevano una relazione da circa 2 anni e mezzo, ma nell'ultimo anno o poco più l'uomo avrebbe portato avanti anche un’altra storia parallela con l'ex collega di origine inglese conosciuta sul lavoro nel bar di un albergo di lusso a Milano (LA RABBIA SUI SOCIAL).

Il racconto dell'altra fidanzata

La ragazza è stata sentita tra il 29 e il 30 maggio. Anche lei lavorava all'Armani Bamboo Bar di Milano, come Alessandro, e aveva da qualche tempo una relazione con l’uomo. Entrambe le donne, però, non erano al corrente della doppia vita del barman. La cameriera dell'Armani Bamboo Bar, insospettita dalle bugie del fidanzato, ha deciso di contattare Giulia, dove aver visto durante un viaggio delle foto che lo ritraevano con una ragazza incinta. La giovane aveva incontrato Tramontano, che a sua volta aveva chiesto a Impagnatiello, senza successo, di raggiungerle per un confronto chiarificatore a tre. "Ma lui non lo fece - ha raccontato la fidanzata inglese - anzi, se n'è andato dal lavoro”. Di fatto, la ragazza è stata l'ultima a parlare con Giulia e la prima ad allarmarsi cercando di contattare i parenti. Dai riscontri degli investigatori, infatti, il bartender avrebbe ucciso Giulia subito dopo il rientro nella casa di Senago dove convivevano. E davanti alle domande della cameriera, spaventata dal fatto che dopo il loro incontro "Giulia stava scrivendo messaggi in maniera diversa da quanto aveva fatto in precedenza", Impagnatiello aveva risposto in modo "strano" e "arrampicandosi sugli specchi".

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Il falso messaggio: “Ti ho mentito, lasciami in pace”

L'altra donna che aveva una relazione con il 30enne ha raccontato di aver ricevuto nella serata di sabato 27 maggio un messaggio dal telefono di Giulia con su scritto "ti ho mentito, lasciami in pace", dopo che le due si erano incontrate e si erano confrontate anche sui "maltrattamenti psicologici" dell'uomo. Quel messaggio, in realtà, sarebbe stato Impagnatiello a mandarlo, perché Giulia era già morta. L'altra giovane si era anche "preoccupata", perché Tramontano non aveva risposto subito a un suo WhatsApp dove le diceva che se ci fossero stati problemi al ritorno a casa la 29enne sarebbe potuta stare a dormire a casa sua.

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I guanti in lattice nello zaino

Tra le dichiarazioni che hanno confermato i sospetti degli investigatori, c'è il  racconto sull'ultimo incontro avuto dalla giovane inglese con Impagniatiello il 29 maggio: "In quelle circostanze ho notato fuoriuscire dallo zaino di Alessandro che aveva in spalla, dei guanti in lattice di colore azzurro. Poi ho chiesto su WhatsApp ad alessandro un numero per contattare la sorella di giulia ma lui me lo ha negato. Quindi ho contattato Chiara la quale mi ha detto sostanzialmente giulia non è una ragazza bipolare e non ha mai sofferto di malattie mentali".

Il finto test del Dna

"Conosco Alessandro Impagnatiello da circa un anno, ovvero dal mese di giugno 2022 quando ho iniziato a lavorare come cameriera presso l'Armani hotel di Milano - ha raccontato la giovane di origini inglesi ai carabinieri - mentre lui era ed è un responsabile del bar. Inizialmente mi ha corteggiato, poi dal mese di luglio abbiamo iniziato una frequentazione, ovviamente sia sul posto di lavoro che fuori. Ci incontravamo in vari orari della giornata e frequentava anche il mio appartamento. È capitato che trascorresse anche la notte a casa mia come io a casa sua a Senago". Verso il mese di gennaio la ragazza resta incinta di Alessandro "ma dato che non mi sentivo pronta per avere un figlio, di comune accordo con lui abbiamo deciso di abortire, cosa che ho fatto a febbraio. In seguito comunque abbiamo continuato la frequentazione ma nel mese di aprile ho scoperto che frequentava anche un'altra ragazza di nome Giulia". "Me ne sono accorta in quanto ho visto foto sul suo telefono - continua il verbale - che lo ritraevano con Giulia in vacanza a Ibiza, invece a me aveva detto che ci sarebbe andato da solo. Dalle foto mi è apparso subito chiaro che Giulia era incinta. Lui mi ha strappato di mano il telefono e mi ha detto che non era lui il padre e che aveva anche un test del Dna che lo confermava e me lo mostrava su carta stampata". "Mi ha detto anche di aver fatto quel viaggio a Ibiza con Giulia per aiutarla in quanto a suo dire era mentalmente instabile - ha detto ancora agli inquirenti la cameriera - e per di più gli aveva anche detto di volersi uccidere. A comprova di questo mi ha detto anche di aver saputo dalla sorella di Giulia che anche a lei aveva detto di volersi uccidere. Inoltre Alessadro mi ha anche confidato di avere un figlio di 8 anni da una precedente relazione, e che questi vive con la madre. Lì per lì ho creduto a quanto mi stesse dicendo, perché da donna potevo immaginare lo stato d'animo stressato che comporta una gravidanza".

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