Lecce, presunti abusi in gestione fallimenti: arrestato giudice

Cronaca

Tentata concussione, corruzione e turbativa d’asta in relazione alle attività della sezione Commerciale del Tribunale di Lecce sono le accuse contestate a vario titolo a dieci persone in una inchiesta della Procura di Potenza che stamattina ha portato all’esecuzione di cinque misure cautelari ai domiciliari

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Il magistrato pugliese Pietro Errede, fino a poco tempo fa in servizio al Tribunale di Lecce (ora a Bologna), un avvocato e tre commercialisti sono stati arrestati e posti ai domiciliari dalla Guardia di finanza di Lecce su disposizione della magistratura di Potenza. Le accuse contestate a vario titolo nel provvedimento cautelare emesso dal gip sono di concussione, corruzione in atti giudiziari, turbata libertà degli incanti ed estorsione. L'inchiesta era partita un anno fa dopo un esposto anonimo e riguarda un giro di nomine e incarichi pilotati al Tribunale fallimentare di Lecce.

Le indagini

Le indagini sono partite nel 2021 sulla base di una serie di denunce e si sono sviluppate con ascolto di testimoni, intercettazioni telefoniche ambientali, studio di copiosa documentazione. Secondo quanto evidenziato dagli investigatori, di particolare interesse per l'attività è il tenore di vita del magistrato, tra vacanze, feste, gioielli. Secondo l'accusa, Errede faceva uso strumentale dell'attività giudiziaria per procacciare utilità a sè ma anche ai professionisti che ruotavano attorno alla sua figura e beneficiavano di incarichi diretti. "In particolare Massimo Bellantone e il compagno di Errede, l'avvocato Alberto Russi - si legge nell'ordinanza odierna - costringevano all'insaputa del giudice soggetti privati le cui aziende erano sottoposte ad amministrazione giudiziaria, a pagare loro il corrispettivo di venti mila euro per un Rolex, in realtà già pagato realmente, anche se un prezzo vantaggioso".

 

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