Parto in anonimato e culle per la vita, come funzionano

Cronaca

Roberta Giuili

Dopo il caso del bambino affidato dalla mamma all'ospedale Mangiagalli di Milano, si torna a parlare dei diritti di una donna che non può permettersi di accudire il proprio figlio 

 

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"È molto raro che un bambino venga lasciato nudo o in cattive condizioni, viene sempre lasciato profumato e con un vestitino e questo è un gesto dell'amore grande di una mamma che si trova costretta ad abbandonarlo". A parlare è Mariavittoria Rava, presidente della fondazione Francesca Rava- NPH Italia Ets: con il progetto Ninna Oh si occupa di alcune culle per la vita che in Italia sono diventati luoghi fondamentali per le mamme che non si trovano in condizione di poter tenere il proprio bimbo o bimba. 

Pochi dati 

Il caso del bimbo affidato dalla mamma alla culla per la vita dell’ospedale Mangiagalli di Milano ha riaperto la questione sui bambini che non vengono riconosciuti o che vengono riconosciuti e poi lasciati dai propri genitori. 

In Italia non c’è un dato certo su quanti bambini siano lasciati dai propri genitori: l’ultima indagine svolta dalla Società italiana di neonatologia insieme al progetto Ninna Oh ha stimato che circa lo 0.07% dei bambini alla nascita non venga riconosciuto. 

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Mamme in difficoltà

Il 40% delle mamme che è costretta a prendere questa decisione sarebbe senza fissa dimora. Tra i motivi dell’abbandono, o meglio del decidere di affidare il proprio bambino a qualcun altro che possa prendersene cura, ci sarebbero soprattutto motivi economici e disagi psicosociali.  

Queste mamme dal 2000 possono decidere di partorire al sicuro in ospedale, tramite un cosiddetto parto in anonimato che permette loro di restare anonime durante la dichiarazione di nascita. Questo fa scattare subito la segnalazione al tribunale e velocizza quindi l’iter di adozione da parte di una famiglia ritenuta idonea.  

 

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