Crisanti via dall’Università di Padova dopo intercettazioni di Zaia: “Parole gravissime"
CronacaIl senatore del Pd ricopriva il ruolo di docente ordinario di Microbiologia. Il passo indietro – come ha spiegato lui stesso– è legato all'indagine sui tamponi rapidi della Procura di Padova e alla diffusione di alcune intercettazioni telefoniche in cui Zaia diceva su di lui: “Lo farò schiantare”. Salvini su Twitter: basta con l'uso distorto delle intercettazioni
"A partire da oggi lascio l'Università di Padova". Lo dichiara il senatore Andrea Crisanti che all'Ateneo padovano ricopriva il ruolo di docente ordinario di Microbiologia. La decisione, ha proseguito Crisanti, come riporta Ansa, è legata all'indagine sui tamponi rapidi della Procura di Padova, e alla diffusione di alcune intercettazioni telefoniche che lo riguardano. Crisanti ha aggiunto di volere "essere libero di prendere ogni decisione che mi riguarda, visto anche - ha concluso - che vi sono molte intercettazioni che riguardano anche altri docenti dell'Università".
L'inchiesta e le tensioni tra Crisanti e Zaia
Al centro della scena ci sono soprattutto le tensioni tra il governatore del Veneto Luca Zaia e lo stesso Crisanti. Che tra il governatore e l’attuale senatore del Partito Democratico non corresse buon sangue è noto da tempo. Tanto che la Regione accusò lo scienziato di diffamazione per le critiche al sistema di prevenzione nel territorio regionale. Tutto parte dallo studio che screditava i test rapidi acquistati dal Veneto e da altre cinque regioni. E dai colloqui telefonici dello stesso Zaia. Come ricostruisce anche Open, tutto inizia da un’inchiesta a Padova nata da un esposto di Crisanti. Secondo il microbiologo i test antigenici sono efficaci al 70% e non al 90 come attesta il produttore Abbott Panbio. I pm scoprono che Roberto Rigoli, direttore della microbiologia di Treviso, non ha svolto il compito di certificare l’idoneità dei test. A luglio la procura chiede il rinvio a giudizio per lui e per Patrizia Simonato, direttrice generale di Azienda Zero, centrale regionale degli acquisti. Il gip non ha ancora deciso. Agli atti ci sono anche le telefonate di Zaia. In quella del 14 maggio 2021 il governatore dice: "È un anno che prendiamo la mira a questo… adesso fa il salvatore della patria". E ancora: "Stiamo per portarlo allo schianto".
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Crisanti: "Dichiarazioni di una gravità senza precedenti"
E alle parole intercettate di Zaia, ora Crisanti risponde così: "Dichiarazioni di una gravità senza precedenti. Lo inseguo fino alla fine del mondo per inchiodarlo su qualsiasi responsabilità che ha nei miei confronti. Questo regime di intimidazione in questa Regione deve finire", ha detto alla rivista 'Mow'. Nell'intervista pubblicata online dal magazine, Crisanti definisce come "ininfluente" la propria attuale candidatura politica nel Pd: "Qui è un problema di etica, non è un problema politico. Accolgo con sgomento queste dichiarazioni. Perché poi non sono solo queste le dichiarazioni", dice. "Chiaramente io ho fatto accesso agli atti e ci sono ben altre dichiarazioni, in cui si dimostra che lui è l'orchestratore di una campagna di diffamazione e discredito nei confronti, tra le altre cose, di una persona che lavora per la Regione e che, tra le altre cose, ha preso delle posizioni proprio per salvaguardare la Regione stessa", sostiene Crisanti.
Crisanti: "Intento intimidatorio nei miei confronti"
E sui rapporti con Zaia, Crisanti, intervistato dal Corriere del Veneto, sottolinea che l'interruzione risulta dal luglio 2020, "sempre per la storia dei tamponi. Le dichiarazioni del governatore sono comunque molto gravi, testimoniano ancora una volta l’intento intimidatorio nei miei confronti. Io sono una persona onesta e incorruttibile, non sono mai sceso a compromessi e quando, nell’ambito del contrasto alla pandemia da Covid-19, c’era da rilevare ciò che non andava, l’ho sempre fatto". E annuncia: "Sto valutando con il mio avvocato se in queste dichiarazioni si possa ravvisare un’ipotesi di reato".
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Salvini: basta con l'uso distorto delle intercettazioni
Sul caso sollevato dalle intercettazioni sull'inchiesta di Padova, arrivano anche le parole del vicepremier e ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili Matteo Salvini, che su Twitter attacca: "Inaccettabile il continuo uso distorto delle intercettazioni per fini politici. Il 2023 sarà anche l'anno della sacrosanta Riforma della Giustizia, basta con sprechi, abusi e commistione fra magistratura, giornalismo e politica".