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Saman Abbas, dall'autopsia sui resti ritrovati sale l'ipotesi strangolamento

Cronaca

L'esame autoptico sul corpo che si ritiene essere della 18enne pakistana è durato oltre sette ore al Labanof, l'istituto di medicina legale dell'Università di Milano, nell'ambito dell'incidente probatorio disposto dalla corte di assise di Reggio Emilia. L'avvocato di parte civile: "Impossibile stabilire causa morte, servono altri esami"

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Gli esami istologici che saranno svolti nei prossimi giorni, dopo l'autopsia sul corpo di Saman Abbas, saranno volti a confermare che la morte della ragazza è avvenuta per strangolamento e quindi per asfissia. È questa, a quanto si è appreso, l'ipotesi di lavoro degli anatomopatologi del laboratorio Labanof dell'Università di Milano. Sul corpo non sono state trovate tracce di sangue, quindi è esclusa la possibilità di una morte dovuta a ferite da armi da taglio. L'esame autoptico sui sui resti umani ritrovati il 18 novembre scorso a Novellara, nel Reggiano, in un casolare diroccato a 700 metri dall'abitazione della famiglia di Saman e che si ritengono appartenere alla 18enne pakistana, sparita nella primavera del 2021, è durato oltre sette ore.

Il legale della Parte civile: "Corpo di Saman era saponificato"

L'avvocato Barbara Iannuccelli, che rappresenta l'associazione Penelope, non è però ancora “possibile ad oggi stabilire che ciò che abbiamo visto durante l'autopsia sia riconducibile alla morte di Saman”. Secondo il legale, "il corpo di Saman era integro, ma saponificato. Per fortuna però i tessuti consentono degli accertamenti". "Dall'analisi esterna del corpo" - continua la legale - "sono emersi scollamenti e abrasioni che possono essere dettati dall'effetto tappo, essendo stata sotto terra per un anno e mezzo".

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"Non vi è certezza di un taglio alla gola"

Quanto ai tagli alla gola ipotizzati in un primo momento, “sarebbe fuorviante definirli tali" - dice Iannuccelli - "e tanto più ricondurli a causa di morte di Saman. Non vi è neppure certezza che quello visto possa essere un taglio. Potrebbe essere uno scollamento di tessuto post mortem. A riguardo sono necessari esami istologici che saranno svolti nei prossimi giorni per capire se fossero lesioni irrorate di sangue e quindi risalenti a quando Saman era ancora in vita. Ad oggi, ripeto, nessuno è in grado di dirlo". Quello che sembra per ora certo, è che i vestiti trovati sul corpo "sembrano essere proprio quelli riconducibili al video che” riprendevano Saman “davanti a casa nelle sue ultime ore prima della scomparsa", precisa Iannuccelli. "Aveva ancora addosso una cavigliera e un braccialetto di quelli portafortuna colorati, ma anche un paio di orecchini. E una folta chioma di capelli", ha descritto l'avvocato. 

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Cinque imputati al processo per la morte della 18enne pachistana

La Corte ha fissato, il 23 novembre scorso durante l'udienza di conferimento, in 60 giorni il termine ultimo per i risultati. Il 10 febbraio, invece, comincerà il processo a Reggio Emilia. Cinque gli imputati: lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq (tutti e tre in carcere), il padre Shabbar Abbas (arrestato un mese fa in Pakistan, dove si è in attesa dell'udienza che decida sull'estradizione) e la madre Nazia Shaheen (ancora latitante in patria). Devono tutti rispondere di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e soppressione di cadavere.

 

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